Usa 2024 28 – Da Butler in Pennsylvania a Juneau in Wisconsin, il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump stringe i tempi e moltiplica gli eventi della sua campagna, a quattro settimane dall’Election Day, il 5 novembre: sulla sua agenda, c’è quasi un evento al giorno. A Juneau, Trump, che gioca la carta della paura, ha detto: “Siamo in grossi guai. Siamo una nazione in declino”; colpa di un’amministrazione “corrotta” e inetta.
Anche la candidata democratica Kamala Harris accelera: questa settimana, rilascerà una serie d’interviste, fra cui una al celebre programma ’60 Minutes’ della Cbs, mentre la Fox, che appoggia Trump, le conta i giorni senza conferenze stampa da quando ha ottenuto la nomination – oggi sono 78 -. Per Trump, sempre citando il comizio di Juneau, “Con Harris l’incubo è all’inizio”, mentre “Noi siamo il partito del buon senso”.
A fare campagna per la vice-presidente, negli Stati in bilico, da giovedì 10 – non da martedì 8, come in precedenza indicato –, ci sarà l’ex presidente Barack Obama, che aprirà da Pittsburgh, Pennsylvania, un tour di comizi e incontri verso Usa 2024.
Nella mappa del sito 270towin.com, Harris è sempre accreditata di 226 Grandi Elettori (191 sicuri, 35 probabili o molto probabili) e Trump di 219 (125 sicuri, 94 molto probabili). I 93 Grandi Elettori in bilico, da cui dipende l’esito delle elezioni, sono quelli di Pennsylvania 19, Michigan 15, Wisconsin 10, North Carolina 16, Georgia 16, Arizona 11 e Nevada 6.
Usa 2024: Harris si guarda da Biden, Trump dai ‘serpenti’
Secondo la Cnn, Harris intende prendere sempre più le distanze da Joe Biden, per convincere indecisi e indipendenti che lei non è un clone del presidente uscente.
L’obiettivo è difficile da centrare perché Biden continua a intromettersi nella campagna elettorale: ad esempio, la decisione del presidente di andare nella North Carolina devastata dall’uragano Helene ha innervosito lo staff di Harris, perché la vice-presidente ha dovuto posticipare la sua visita esponendosi alle critiche di Trump.
In questo contesto, la prossima missione di Biden in Germania e in Angola è vista con sollievo, perché lo staff di Harris conta di avere per una settimana le mani libere.
Se Harris è alle prese con i problemi postile dal suo doppio ruolo di vice- presidente e candidata, Trump si preoccupa già di “tenere i serpenti fuori dalla sua Amministrazione” per evitare il ripetersi delle lotte intestine alla Casa Bianca che avevano caratterizzato il suo mandato 2017-‘21. E’ questa il compito affidato al figlio maggiore Donald Trump Jr, descritto dal Wall Street Journal come “il principe della corona del movimento Maga”.
“Il mio ruolo sarà quello di assicurarmi che i cattivi non entrino nell’Amministrazione per sovvertire mio padre e le sue politiche. Ora sappiamo chi sono quelle persone, nel 2016 non ne avevamo idea”, ha detto Donald Jr al Wall Street Journal, citando il pressing che ha esercitato sul padre perché scegliesse come vice JD Vance.
Anche se nel partito repubblicano ci sono critiche e scetticismi sulla scelta di Vance verso Usa 2024, Trump Jr lo considera vitale per il padre. “Penso che Trump padre sia conscio che Don figlio conosce gli elettori meglio di altri ed è molto persistente”, sostiene Tucker Carlson, un sostenitore di Trump. Carlson condivide l’opinione di Donald jr sulla scelta di Vance.
Usa 2024: su Medio Oriente e Ucraina, vecchie e nuove ostilità
Il ministro della Sicurezza israeliano Itamar Ben Gvir, un esponente di estrema destra, attacca Harris su X dopo l’annuncio che gli Usa daranno 157 milioni di dollari in aiuti ai civili libanesi colpiti dall’offensiva israeliana. “Kamala, l’atto umanitario consiste nell’assicurarsi che tutti i cittadini del Nord di Israele tornino a casa sani e salvi, contro tutti i nemici”, scrive Ben Gvir. Harris, in un post, aveva spiegato che gli Usa stanzieranno fondi per coprire “bisogni essenziali come cibo, riparo, acqua, protezione e servizi igienici, degli sfollati a causa del recente conflitto”.
Sul fronte ucraino, il New York Times recupera un incontro del 7 luglio 2017 ad Amburgo fra l’allora presidente Trump e il presidente russo Vladimir Putin, dove Putin disse a Trump che dare armi all’Ucraina sarebbe stato “un errore”, perché “ne chiederanno altre”. Era la prima volta che Trump e Putin s’incontravano di persona e l’americano chiese al russo un parere sulla possibilità che gli Stati Uniti fornissero ulteriori armi all’Ucraina.
Secondo il New York Times, nel faccia a faccia Putin denigrò l’Ucraina, definita “Paese corrotto”, e disse che la Russia aveva tutto il diritto di esercitare la propria influenza su Kiev. Rex Tillerson, l’allora segretario di Stato Usa, dopo l’incontro affermò: “Dobbiamo lavorare per fare cambiare idea al presidente sull’Ucraina”.
Sempre secondo il New York Times, l’incontro di Amburgo è uno dei motivi del rancore di Trump verso l’Ucraina. L’ex presidente, infatti, era già convinto che Kiev preferisse i democratici e Putin, nei loro primi contatti, contribuì a cementargli dentro l’idea che l’Ucraina non fosse una democrazia che voleva legami con l’occidente, ma piuttosto un vicino indisciplinato della Russia di lingua russa gestito da oligarchi e funzionari corrotti che avevano cercato di fare eleggere Hillary Clinton.