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Usa 2024: – 75, convention democratica, Barack Obama presta il suo slogan a Kamala Harris, ‘Yes she can’

Scritto il 21/08/2024 per la sezione Usa 2024 del mio sito e ripreso da The Watcher Post ... e, in versione diversa, per il blog de Il Fatto quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/21/obama-biden-usa-2024-strappo-solo-la-vittoria-di-kamala-harris-puo-riunirli/7664514/

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Usa 2024 75 –  “Yes she can”: Barack Obama le presta e le adatta il suo slogan di Usa 2008, ‘Yes we can’, vincente e coinvolgente. Joe Biden le lascia la sua candidatura. I due sodali del doppio mandato democratico 2009-2017, Obama presidente, Biden vice, dopo aver reso possibile la candidatura di Kamala Harris alla Casa Bianca, la sostengono alla convention democratica di Chicago, perché sia il 47° presidente degli Stati Uniti, la prima donna e la prima esponente di una doppia minoranza, afro-americana e indiana.

Sul palco della kermesse, nella seconda serata, Obama parla di Biden come di un “fratello”. Però, fra i due, qualcosa s’è incrinato: a ricomporlo, potrà forse essere la vittoria di Harris il 5 novembre, che non è acquisita, perché, come ammoniva la sera prima Hillary Clinton, “Il futuro è qui … Ma nei giorni che restano fino al voto dovremo lavorare duramente: non importano i sondaggi, non possiamo mollare”: Parole ancora pregne della sua amara esperienza di super favorita poi sconfitta nel 2016 proprio da Donald Trump, l’avversario d’una generazione di democratici.

Il discorso di Obama, preceduto da quello della moglie Michelle, altra icona democratica, il ‘sogno nel cassetto’ di molti elettori, chiude la seconda serata della convention democratica a Chicago: l’intervento è un vibrante sostegno alla candidatura Harris; e una messa in guardia contro il ritorno al potere di Trump.

L’ex presidente racconta Kamala e ne tratteggia l’agenda: la campagna della candidata spera che l’oratoria di Obama, un po’ complessa, ma convincente, spinta al voto per Harris e per il suo vice Tim Walz nuovi elettori, uno degli obiettivi della convention. Harris e Walz non sono lì ad ascoltare: non è uno sgarbo, era previsto, hanno un comizio in Wisconsin, uno degli Stati in bilico. Walz è atteso a Chicago come protagonista questa sera.

La seconda serata della convention democratica vuole testimoniare l’energia e l’afflato crescente della coalizione democratica intorno alla nuova candidata, elettori tradizionali, donne, giovani, minoranze.

Ma il discorso di Obama è anche un tentativo di rammendare il rapporto con Biden, che non c’è perché, dopo la sua performance la prima sera, è già in vacanza con la famiglia, la moglie Jill, che – ha detto – “si re-innamora di lui ogni giorno”, e la figlia Ashley, che, sul palco della convention, aveva gli occhi lucidi parlando del padre e guardandolo “passare la torcia” ad Harris.

Obama dice: la storia ricorderà il presidente Biden per avere “difeso la democrazia in un momento di grande pericolo”. La riconoscenza di Obama a Biden è la stessa già manifestata dal popolo della convention con un’ovazione di cinque minuti al presidente uscente al canto di “Thank You, Joe”, prima che iniziasse a parlare. E ha una triplice valenza: grazie per quello che hai fatto nei tuoi cinquant’anni di carriera politica e da ultimo nel tuo mandato da presidente; grazie per avere battuto Donald Trump nel 2020 ; e grazie per esserti fatto ora da parte e averci dato una speranza di battere ancora Trump nel 2024.

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Former President Barack Obama and Michelle Obama at the DNC. (Bernadette Tuazon/CNN)

Infatti, ringraziato Joe, Barack e Michelle, in discorsi evidentemente coordinati, parlano entrambi della speranza, che è Kamala, e cercano di trasmettere la loro energia verso Usa 2024 – quella che Biden candidato non aveva più – a milioni di americani, spaventati come loro del ritorno di Trump alla Casa Bianca.

Che, intanto, ‘inciucia’ con il candidato terzo incomodo Robert F. Kennedy jr, che potrebbe lasciare la corsa e dargli il suo endorsement, in cambio d’un qualche posto in una eventuale nuova Amministrazione Trump, e con Elon Musk, per cui prepara un pericolosissimo ministero ai dazi e alla deregulation – roba che dovrebbe spaventare i consumatori e i lavoratori di tutta l’America -.

Biden se ne va dalla convention, dopo essersi atto da parte dalla corsa alla Casa Bianca. Gli Obama hanno lavorato in sordina, dietro le quinte, perché lui decidesse di ritirarsi prima di Usa 2024: una vena d’amarezza, nell’amicizia fra i due leader; non una vera e propria rottura.

Un’altra ‘grande vecchia’ dell’establishment democratico, Nancy Pelosi, è stata molto più vocale ed esplicita nel ‘tirare la giacca’ al presidente e nel dare voce alle spinte a lasciare verso Usa 2024. E con lei, che, come speaker della Camera, era stata la sua ‘spalla’, più di Harris, nella prima metà del suo mandato, non c’è più stato dialogo nell’ultimo mese. Biden lo ammette e non le riconosce un ruolo nel suo ritiro: “No, non le ho parlato. Nessuno ha preso la mia decisione, tranne me. Nessuno sapeva che stava arrivando”: così il presidente a Chicago risponde ai giornalisti che gli chiedono se avesse parlato con Pelosi dopo il ritiro. Una risposta che non allontana il sospetto di un rancore.

A riunire tutti in un abbraccio potrà essere solo una vittoria il 5 novembre: ritrovarsi tutti sul palco dell’inaugurazione di Harris il 20 gennaio 2025, i Clinton, gli Obama, i Biden, Pelosi, consapevoli d’avere, nel giro di 16 anni, portato il primo nero e poi la prima donna alla Casa Bianca e di avere forse definitivamente respinto la minaccia di Trump e del ‘trumpismo’ che non gli sopravviverà, sarebbe un momento di redenzione per tutti. Ma, perché il sogno diventi realtà, ci sono davanti – Hillary ne è testimone – 75 giorni di duro lavoro prima di Usa 2024.

Il passato e il presente; e, poi, il futuro. La convention di Chicago ha speso le prime due sere a raccontare quello che è stato, e quello che ha fatto, il Partito democratico per gli Stati Uniti; e dedicherà le ultime due a presentare i volti del partito (e dell’America, se così decideranno gli elettori il 5 novembre) per il prossimo quadriennio, con Walz e domani sera, in chiusura, Harris sul palco.

Usa 2024: convention democratica giorno 2, il racconto di Benedetta Guerrera

Benedetta Guerrera è un’inviata dell’ANSA alla convention democratica. Ecco come ci racconta la seconda giornata.

La speranza è tornata negli Stati Uniti con Kamala Harris e Tim Walz. Parola di chi con il concetto di ‘hope’ è diventato il primo presidente nero degli Stati Uniti e di chi è diventata la più carismatica first lady americana, ancora oggi fonte d’ispirazione per milioni di persone: Barack e Michelle Obama. La coppia d’oro dei democratici è tornata nella sua città, Chicago, ed ha infiammato la convention contrapponendo l’America di Harris – ottimista, diversificata, plurale, aperta, compassionevole – contro quella oscura, divisa e intrisa d’odio di Donald Trump.

“Yes she can”, ha detto Barack dedicando ad Harris il suo iconico slogan, subito adottato dalla folla. “Siamo pronti per la presidente Kamala Harris. È una persona che ha passato la vita a lottare per le persone che hanno bisogno di una voce”, ha sottolineato Obama tra gli applausi. “Non abbiamo bisogno di altri quattro anni di caos”, ha poi detto attaccando Trump. “Abbiamo visto quel film e il sequel di solito è peggiore”, ha incalzato.

Vent’anni fa a Boston il 42enne senatore Obama salì per la prima volta sul palco di una convention democratica. Un oratore insolito per un evento così importante, “un ragazzino magro con un nome buffo” si era  definito all’epoca, ma quella notte stregò i democratici, andando ben oltre il compito di presentare il candidato John Kerry.

Oggi, parlando di Harris si è detto “pieno di speranza per i ragazzini dal nome buffo”, come lui e Kamala. E di ‘hope’ ha parlato l’ex first lady Michelle nel suo discorso acclamato dai delegati della convention quanto se non di più di quello del marito. “Qualcosa di magico sta accadendo non solo in questo stadio, ma fuori da qui. La speranza sta tornando”, ha detto, definendo Harris “la mia ragazza”. “E’ più che pronta a diventare presidente. E’ una delle persone più qualificate ed esperte che hanno corso per la presidenza ed è quella che ha più dignità”, ha sottolineato.

Anche Michelle non ha risparmiato attacchi al tycoon. “Chi glielo dice che il lavoro che vuole adesso è un lavoro da neri”, rievocando le frasi razziste dell’ex presidente. E a proposito delle sue insinuazioni secondo cui Kamala Harris e altri democratici, tra cui il marito, “non sono veri americani”, ha chiarito: “Nessuno ha il monopolio su cosa significhi essere americano, nessuno”.

Prima degli Obama sul palco di Chicago era salito il second gentleman Doug Emhoff. “Kamala è una guerriera gioiosa. Sta facendo per il suo Paese quello che ha sempre fatto per le persone che ama. La sua passione andrà a beneficio di tutti noi quando sarà la nostra presidente”, ha detto colui che potrebbe diventare il primo first gentleman nella storia americana.

Nel frattempo Kamala e Walz erano a Milwaukee, per un comizio nel forum in cui un mese fa i repubblicani hanno tenuto la loro convention. “Ieri, senza neanche un momento di esitazione, Donald Trump ha riposto no a chi gli chiedeva se avesse dei rimpianti per l’abolizione della Roe v. Wade. Nessun rimpianto. Ci assicureremo che ne paghi le conseguenze a novembre”, ha avvertito la candidata democratica che poi, in collegamento con la convention democratica, ha ringraziato per la nomination per Usa 2024 con la ‘call roll’ celebrativa a suon di musica dei delegati.

Per la campagna sono giornate di grandi successi se si considera non solo il buon andamento della kermesse (con oltre 20 milioni di telespettatori che l’hanno seguita il primo giorno) ma anche la raccolta di quasi mezzo miliardo di dollari da quando il presidente Joe Biden ha abbandonato la corsa per Usa 2024.

gp
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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