L’Iran dispone di uranio arricchito in quantità sufficiente a produrre una bomba atomica, ma non se ne starebbe ancora dotando. La mossa di Teheran, in violazione dell’accordo sul nucleare del 2015, denunciato dagli Stati Uniti nel 2018, quando l’Iran lo stava pienamente rispettando, mira, secondo fonti d’intelligence citate dal New York Times, a esercitare pressioni su americani ed europei: obiettivo, la ripresa del dialogo e l’allentamento delle sanzioni che strangolano l’economia iraniana, mentre il Paese deve pure affrontare l’emergenza coronavirus. E’, invece, probabile che le notizie riacutizzino le tensioni tra Washington e Teheran, sull’orlo del conflitto all’inizio dell’anno, dopo l’uccisione a Baghdad del generale Soleimani. In un rapporto, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica di Vienna, l’Aiea, riferisce, inoltre, che l’Iran, per la prima volta dalla firma dell’accordo, ha impedito agli ispettori dell’Onu di visitare tre siti ‘critici’ dove c’erano tracce di una pregressa attività nucleare.
Le attuali riserve di uranio arricchito dell’Iran superano di cinque volte il limite fissato nel 2015: l’Aiea le stima, al 19 febbraio 2020, a 1.510 chili, contro un limite di 300 chili. Rafael Grossi, nuovo capo dell’Agenzia Onu, ha dato l’allarme e ha chiesto “chiarimenti”, sollecitando al contempo Teheran ad essere più cooperativa. L’Aiea non ha identificato il sito in questione, ma fonti diplomatiche ricordano che l’Agenzia chiese in passato all’Iran informazioni su un sito nel distretto di Turquzabad a Teheran, dove Israele presume ci sia stata in passato un’attività atomica segreta. Teheran sostiene di non avere “l’obbligo” di garantire l’accesso ai funzionari dell’Aiea per ispezioni “aggiuntive” ai suoi siti nucleari, chieste .- aggiunge – in base a “informazioni inventate da servizi di intelligence”, nella circostanza israeliani.