Medio Oriente, 2025 tra guerra e pace – Mai con Hamas e con le altre sigle terroristiche responsabili, il 7 ottobre 2023, del massacro di circa 1200 civili israeliani – famiglie intere trucidate nelle loro case; giovani uccisi a un ‘rave party’ – e del sequestro di oltre 250 ostaggi, un centinaio dei quali – vivi o morti che siano – non sono ancora stati restituiti ai loro cari.
Ma mai neppure con un governo che, per rappresaglia, uccide in 15 mesi circa 45 mila palestinesi, nella stragrande maggioranza bambini, donne e anziani; bombarda e rade al suolo case, scuole e ospedali; costringe centinaia di migliaia di persone a vivere da rifugiati nella propria terra; blocca o raziona gli aiuti umanitari, riducendo alla fame un’intera popolazione e lasciandola senza energia e senza medicinali; porta la guerra in Paesi terzi; approfitta di un cambio di regime per distruggere installazioni militari di un altro Stato e occuparne porzioni di territorio; e colpisce preventivamente a migliaia di chilometri di distanza, in Iran e nello Yemen. Fra le vittime, centinaia d’operatori umanitari e sanitari e centinaia di giornalisti.
Sempre, invece, con Papa Francesco e con i suoi appelli, da 15 mesi inascoltati e purtroppo probabilmente destinati a restarlo nel 2025, alla pace fra i popoli e al rispetto fra le persone, consapevoli che la guerra “è una sconfitta, sempre”, ovunque si combatta dal Medio Oriente (Israele e Palestina, Libano e Siria) all’Ucraina, dal Sud Sudan al Myanmar.
Guerra: l’appello di Papa Francesco

Domenica scorsa, Papa Francesco ha lanciato un preciso appello alla comunità internazionale perché chieda “con fermezza” il rispetto dei diritti umani ovunque. Un messaggio che riecheggia parole attribuite al Pontefice dall’agenzia iraniana Irna e non smentite, che fanno riferimento diretto al premier israeliano Benjamin Netanyahu: “La comunità internazionale agisca con fermezza affinché nei conflitti sia rispettato il diritto umanitario. Basta colpire i civili, basta colpire le scuole, gli ospedali, i luoghi di lavoro”.
I David innocenti uccisi o sequestrati il 7 ottobre 2023 da terroristi palestinesi erano persone la cui vita era preziosa come i Mohammed innocenti uccisi o vilipesi da militari israeliani nei 15 mesi successivi. E’ una consapevolezza che la preoccupazione di apparire anti-semiti non può offuscare, perché essere critici dell’operato del governo Netanyahu non è essere contro gli ebrei, così come condannare i raid di Hamas non è essere contro i palestinesi.
Nel nuovo ordine, o disordine – si vedrà – internazionale creato dall‘insediamento alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, in programma il 20 gennaio, è possibile che vediamo una tregua nella Striscia di Gaza e una riduzione – magari temporanea – dell’aggressività israeliana. Il conflitto e i sommovimenti nella Regione hanno fortemente indebolito Hamas e Hezbollah e anche l’Iran; e la nuova Siria va ancora valutata nei comportamenti interni e nei posizionamenti internazionali, ammesso che non si riveli uno ‘Stato fallito’, come lo è la Libia dal 2011.
Ma una pace vera, che sia giusta, non potrà limitarsi a una riorganizzazione della Striscia di Gaza, affidandola a un simulacro d’autorità palestinese, magari subordinata all’autorità militare israeliana, com’è di fatto in CisGiordania. Dopo quanto è successo, qualsiasi soluzione temporanea che non risolva le questioni del diritto dei palestinesi a uno Stato e del diritto degli israeliani alla sicurezza nei propri confini, rinunciando alle porzioni di territorio abusivamente occupate, è soltanto foriera di nuovo terrorismo, di nuovi conflitti e di nuove tragedie.

Perché ogni bomba che uccide magari un terrorista, ma causa pure la morte di innocenti, fa nascere, tutt’intorno, decine di combattenti determinati a vendicare la madre o il padre, la moglie o il marito, la figlia o il figlio.
Se a fare eco alle parole del Papa sono quelle del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, che minaccia “l’inferno” nella Striscia di Gaza se Hamas non restituirà subito tutti gli ostaggi, l’anno non solo deluderà le speranze di una pace duratura, ma seminerà odio che germoglierà violenza, da cui nessuno di noi potrà sentirsi al sicuro.