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Guerre: recrudescenze in Ucraina e a Gaza, i bambini vittime; echi Onu e Nato

Scritto il 10/07/2024, in versioni diverse per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/news/guerre-recrudescenze-in-ucraina-e-a-gaza-i-bambini-sono-le-vittime-cosa-fanno-onu-e-nato/, La Voce e il Tempo uscito il 12/07/2024 in data 14/07/2024, il Corriere di Saluzzo del 12/04/2024 e il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/guerre-bambini-vittime-in-ucraina-e-a-gaza-nato-a-consulto/

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Guerre, punto – Dopo settimane di appuntamenti elettorali e minuetti diplomatici, tra Puglia, Svizzera e Bruxelles, carneficine di civili sui fronti di guerra restituiscono priorità all’importanza della pace, proprio quando a Washington si riunisce il Vertice della Nato, che riconferma il sostegno all’Ucraina e ne afferma l’irreversibilità del processo di adesione all’Alleanza.

Fissato in occasione del 75° anniversario del Trattato dell’Atlantico del Nord, il Vertice della Nato è preceduto dal più intenso bombardamento russo su Kiev e altre città ucraine dall’inverno scorso, con una gragnola di decine di missili che colpiscono, in pieno giorno, edifici residenziali e, nella capitale, un ospedale pediatrico con bambini affetti da tunori: quasi 40 le vittime, circa 200 i feriti – dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che chiede (e ottiene) una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu -.

L’ospedale pediatrico di Kiev è una struttura essenziale per i bambini più malati di tutta l’Ucraina: ogni anno, vi s’effettuano circa 7.000 interventi chirurgici, specie per trattare tumori e leucemie.

E’ l’ennesima tragedia di una guerra che dura ormai da quasi due anni e mezzo e che, magari per assuefazione, era finita ai margini dell’attenzione mediatica. Quasi contemporaneamente, nella Striscia di Gaza, l’ennesima operazione militare israeliana contro strutture sanitarie e/o scolastiche fa decine di vittime palestinesi.

In entrambi i casi, i responsabili degli attacchi danno versioni alternative. La Russia afferma d’avere preso di mira solo obiettivi militari e infrastrutture industriali e avanza l’ipotesi che sull’ospedale pediatrico sia caduto un razzo della contraerea o un missile deviato. Israele sostiene che le sue operazioni erano indirizzate contro basi di miliziani di Hamas installate in ospedali o scuole.

L’alto commissario dell’Onu per i diritti umani in Ucraina, Danielle Bell, considera “molto probabile” sull’ospedale pediatrico “un colpo diretto” di un missile russo; e denuncia un crimine di guerra russo. L’Onu stima a quasi 600 i bambini uccisi dall’invasione russa.

Nella Striscia di Gaza, il Ministero della Sanità, gestito da Hamas, annuncia che le vittime di nove mesi di conflitto hanno superato le 38 mila, con oltre 87 mila feriti, in gran parte civili, specie donne e bambini. L’offensiva israeliana risponde agli attacchi terroristici condotti da Hamas e altre sigle palestinesi in territorio israeliano il 7 ottobre – circa 1200 le vittime, centinaia gli ostaggi, oltre cento dei quali non ancora restituiti alle famiglie -.

La recrudescenza delle operazioni militari israeliane mette a repentaglio i fragili negoziati per un cessate-il-fuoco in cambio della liberazione degli ostaggi, in cui pareva di nuovo esserci un lumicino di speranza dopo una fase di stallo – le trattative proseguono tra Doha e il Cairo, sempre con un ruolo attivo degli Stati Uniti -.

240711 - guerre - punto - Iran - presidente
Il neo-eletto presidente iraniano Masud Pezeshkian (Fonte: Euronews)

Resta alto il rischio di un allargamento del conflitto a Nord, al confine tra Israele e Libano, dove operano le milizie di Hezbollah appoggiate dall’Iran e militarmente molto più dotate di Hamas. Lì c’è, però, un fatto nuovo, che Israele vuole forse valutare prima di lanciare un’offensiva: l’Iran ha appena eletto un presidente moderato e riformista, Masud Pezeshkian, cardio-chirurgo, già ministro della Sanità, che nel ballottaggio ha nettamente battuto, a sorpresa, il conservatore Said Jalili. Pezeshkian potrebbe cercare di riaprire il dialogo con l’Occidente su nucleare e sanzioni e allentare le norme sul velo delle donne che hanno innescato proteste con un’eco mondiale.

Guerre: Ucraina, stallo al fronte, movimenti politico-diplomatici

Nel conflitto in Ucraina, bombardamenti a parte, il fronte è praticamente fermo, mentre ci sono movimenti politico-diplomatici piuttosto inconsueti. In Medio Oriente, le cronache registrano un sussulto delle operazioni nella Striscia, mentre l’attività diplomatica resta sotto traccia; la scena politica interna israeliana è, invece, agitata dalle attese prime ‘chiamate alle armi’ degli ultra-ortodossi.

La scheggia occidentale impazzita che, al momento, crea turbolenze politico-diplomatiche è il premier ungherese Viktor Orban: appena l’Ungheria assume, l’1 luglio, la presidenza di turnlo del Consiglio dell’Ue, inizia un giro di visite a Kiev, a Mosca (dove nessun capo di Stato o di governo dell’Ue è più stato, dopo l’invasione dell’Ucraina il 24 febbaio 2022) e a Pechino, muovendosi senza alcun mandato dai partner Ue e Nato.

A Washington, i colleghi della Nato lo accolgono tra la freddezza e il gelo. A Bruxelles, c’è chi mette ‘sotto processo’ l’Ungheria: nel Consiglio e in Parlamento, si parla di privare Budapest della presidenza di turno – decisione senza precedenti e che, comunque, richiede un’unanimità dei 27 estremamente improbabile -.

La ‘missione di pace in solitaria’, come viene definito il periplo di Orban, viene interpretata come un atto di slealtà da parte di molti partner. La Commissione europea, visibilmente irritata, puntualizza che Orban non ha avuto con essa “nessun contatto prima” e non ha fornito “nessuna spiegazione dopo”. A chi chiede se il premier ungherese avesse un mandato negoziale e/o poteri di mediazione, un portavoce dell’esecutivo risponde: “Orban non ha mandato per parlare a nome dell’Ue… Per la mediazione, nessuna delle parti, né l’Ucraina né la Russia, gliel’ha chiesta…”.

Più che in Consiglio, il premier ungherese rischia di pagare dazio in Parlamento, dove è appena riuscito a coagulare intorno a Fidesz, il suo partito, un nuovo gruppo dell’estrema destra, quello dei Patrioti, che ingloba fra gli altri i partiti di Marine Le Pen e Matteo Salvini. Il nuovo gruppo è il terzo per dimensioni dell’Assemblea, ma potrebbe finire al bando: la maggioranza intende, cioè, negargli presidenze di commissione e posti che contano.

240711 - guerre - punto - Yulia Navalnaya
Yulia Navalnaya, centre, widow of Alexey Navalny, stands in a queue with other voters at a polling station near the Russian embassy in Berlin, after noon local time, on Sunday, March 17, 2024. The Russian opposition has called on people to head to polling stations at noon on Sunday in protest as voting takes place on the last day of a presidential election that is all but certain to extend President Vladimir Putin’s rule after he clamped down on dissent. AP can’t confirm that all the voters seen at the polling station at noon were taking part in the opposition protest. (AP Photo/Ebrahim Noroozi)

Per nulla turbato dai guai di Orban, il presidente russo Vladimir Putin riceve a Mosca il premier indiano Narenda Modi, per cui la soluzione del conflitto “non può avvenire tramite la guerra”: Putin è attivamente impegnato a dimostrare di non essere affatto isolato sulla scena mondiale – è pure andato in Kazakhstan al Vertice dell’Iniziativa di Shanghai -; e, sul piano interno, mantiene il pugno di ferro verso i dissidenti. Un mandato di arresto colpisce la vedova di Alexiei Navalny, Yulia, accusata di essere coinvolta in attività estremistiche. Yulia, da anni, non vive in Russia.

Guerre: Israele, condizioni negoziali ed espansione degli insediamenti

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha stilato un elenco di cinque condizioni per un’intesa con Hamas che preveda une tregua in cambio della liberazione degli ostaggi: l’accordo – prevede fra l’altro l’elenco – deve consentire a Israele di riprendere i combattimenti dopo la tregua, finché non avrà raggiunto i suoi obiettivi, cioè l’eradicazione di Hamas dalla Striscia di Gaza; deve proibire i traffici di armi tra l’Egitto e la Striscia devono cessare; deve escludere che i miliziani di Hamas che ne sono fuggiti tornino nel Nord della Striscia.

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240711 - guerre  punto - Gaza
Palestinians inspect the destruction following an Israeli operation in Nur Shams refugee camp, near the West Bank town of Tulkarem, Sunday, June 30, 2024. Palestinian health officials said one person was killed and several wounded during an Israeli operation in the Nur Shams refugee camp in the northern West Bank. Israel frequently operates in the area, saying it is a stronghold of Palestinian militants. (AP Photo/Majdi Mohammed)

a pubblicazione delle condizioni, che appare quasi mirata a fare naufragare la trattativa, è stata fortemente criticata dall’opposizione: “In un momento cruciale dei neoziati sulla restituzione degli ostaggi, a che cosa servono annunci così provocatori?, in che modo aiutano il processo?.

Non è, del resto, la sola mossa provocatoria del premier Netanyahu, che, forse per compemsare la chiamata alle armi degli ultra-ortodossi, avrebbe autorizzato la maggiore confisca di terre in CisgIodania da oltre trent’anni a questa parte: una decisione, rivelata da un gruppo ‘anti-coloni’ e non ancora ufficialmente annunciata, destinata a inasprire le tensioni con i palestinesi e osteggiata dalla strgrande maggioranza della comunità internazionale, per cui gli insediamenti sono illegali.

Nato: Vertice, Biden supera il primo test, ma il difficile deve venire

Al Vertice della Nato, a Washington da martedì a giovedì, il presidente Usa Joe Biden, investito dalle polemiche sulle sue condizioni psico-fisiche e molto atteso alla prova, supera il primo test, quello del discorso di benvenuto ai leader dei Paesi dell’Alleanza riuniti nel 75° anniversario del Trattato dell’Atlantico del Nord.

Biden parla per una decina di minuti, leggendo da un ‘gobbo’: accompagna le parole con gesti adeguati e tempestivi, non perde il filo del discorso, appare energico, dà forza ai concetti su cui ruota l’intervento: la Nato non è mai stata così forte – la Svezia è all’esordio in un Vertice dell’Alleanza -, il sostegno all’Ucraina non verrà meno, la Russia non vincerà la guerra.

I leader presenti – per l’Italia, ci sono la premier Giorgia Meloni e i ministri di Esteri e Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto – escono dalla cerimonia di apertura relativamente confortati, specie il premier britannico Keir Starmer, all’esordio nel ruolo sulla scena internazionale. Ma l’ansia per la forma di Biden e, soprattutto, per la futura leadership negli Stati Uniti è palpabile, soprattutto fra gli ospiti ucraini – il presidente Zelensky e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba -.

Sull’agenda del Vertice, che non è solo un appuntamento celebrativo, c’è la conferma e il rinnovo degli impegni militari per rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina e la definizione del percorso di adesione dell’Ucraina all’Alleanza come “irreversibile”.

Nella mente di molti, specie degli ucraini, bisogna blindare il processo prima dell’eventuale ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, percepito come ostile alla Nato e all’allargamento dell’Alleanza. Mentre i lavori del Vertice iniziano, il candidato repubblicano in pectore a Usa 2024 sfida gli europei a stanziare 100 miliardi di aiuti all’Ucraina per pareggiare i conti cogli Stati Uniti. Una cifra ‘buttata lì’, ma una frase che testimonia l’acrimonia del magnate verso i partner europei.

Nel suo discorso, invece, Biden elogia la coesione dell’Alleanza e nota che già 23 Paesi spendono per la difesa almeno il 2% del Pil, come convenuto – l’Italia lo farà entro l’anno prossimo -. Positivo anche il quadro tracciato dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: l’ex premier norvegese è al passo dell’addio, perché il 2 ottobre passerà l’incarico, che avrà tenuto dieci anni esatti, all’ex premier olandese Mark Rutte.

Fra le iniziative per l’Ucraina annunciate al Vertice, o a margine del Vertice, la fornitura, da parte degli Usa, nell’ambito dei fondi già stanziati dal Congresso, di armi per due miliardi di dollari, fra cui sistemi per la difesa aerea – ne arriveranno anche dall’Italia e da varui altri Paesi – e carri armati Abrams. La Polonia è pronta ad addestrare sul suo territorio una Legione ucraina e avverte che abbatterà missili o droni russi che sorvolino il suo territorio.

A chiusura del Vertice, Biden farà una conferenza stampa. Si può scommettere che le domande verteranno più sulle sue condizioni e sulla sua decisione di restare in corsa per Usa 2024 che sull’andamento della riunione e sulle conclusioni che ne saranno scaturite. Con buona pace dell’Ucraina e mentre Trump – e Putin, ma anche Netanyahu e Xi Jinping – stanno a guardare.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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