I repubblicani non hanno i voti per bloccare la richiesta di ascoltare nuovi testi fatta dai democratici nel processo per impeachment contro Donald Trump: ad ammetterlo è Mitch McConnell, il leader della maggioranza repubblicana in Senato. E ciò significa che, dopo una settimana di noiosa melina, il processo potrà offrire qualche sussulto, magari con la deposizione dell’ambasciatore John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale, uno che non ha peli sulla lingua.
L’ammissione di nuovi testi, ed eventualmente di nuovi documenti, rende irrealizzabile il desiderio del magnate presidente di arrivare già assolto al discorso sullo stato dell’Unione, il suo annuale discorso programmatico, previsto il 4 febbraio davanti al Congresso in sessione plenaria congiunta.
Trump, intanto, continua a occuparsi d’altro, come se il processo, tweet a parte, non lo riguardasse. Dopo l’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qasim Soleimani, creando un rischio di guerra nella Regione, e la tregua dei dazi, con la Cina, ecco il ‘piano di pace’ tra israeliani e palestinesi, modestamente presentato come ‘il piano del secolo’.
Peccato che il piano sia talmente sbilanciato a favore di Israele che i palestinesi manco lo vogliono ascoltare: così, a Washington, con Trump, c’è solo Benjamin Netanyahu, capo di un governo senza maggioranza in Parlamento, pluri-inquisito e presto processato. Come pretendere di fare gli accordi di Camp David del 1978 con Begin, ma senza Sadat – il presidente Usa era Jimmy Carter -, o quelli di Oslo del 1993 con Rabin, ma senza Arafat – il presidente Usa era Bill Clinton -.
La sceneggiata mediorientale si svolge mentre, in Senato, la difesa di Trump chiude i suoi tre giorni di arringhe, dopo i tre giorni di requisitorie dell’accusa. L’avvocato del presidente Jay Sekulow chiede che i capi d’accusa dell’impeachment siano respinti e giudica “inammissibile” il teste Bolton, perché “noi ci confrontiamo con le trascrizioni delle telefonate, con le informazioni pubblicamente disponibili, non con le speculazioni”, cioè con il contenuto delle bozze d’un libro dell’ambasciatore rivelato dal New York Times.
Tanto più che, sostiene un altro difensore, il legale star Alan Dershowitz, “nessuna delle rivelazioni di Bolton, anche se vere, costituirebbe un abuso di potere o un illecito da impeachment”. Nel 1994, Dershowitz fece assolvere dall’accusa di duplice omicidio il colpevole O.J.Simpson.
Un altro avvocato famoso, Ken Starr, che ora difende Trump, ma che nel processo di impeachment del 1999 fu l’inquisitore di Bill Clinton nel caso Levinski, ha sostenuto che, con questo processo, l’impeachment è stato ‘normalizzato’ e che potrebbe divenire un’arma contro ogni Amministrazione. Starr ha paragonato l’impeachment a una “guerra intestina”: “come la guerra, è un inferno”.
La difesa di Trump ha anche preso di mira Hunter Biden, il figlio dell’ex vice-presidente Joe Biden, per dimostrare la legittimità della richiesta di Trump a Kiev di aprire un’inchiesta contro di lui. Hunter – è la tesi – non aveva titolo per entrare nel board della società energetica Burisma, tranne quello di “essere il figlio del vice-presidente degli Stati Uniti, l’uomo nell’Amministrazione Obama incaricato del dossier ucraino. Non vediamo niente di vergognoso nell’indagare su questo”.
Adesso, dopo due giorni di dibattito, con domande dei senatori e riposte di accusa e difesa, il Senato deciderà venerdì se sentire nuovi testi e acquisire nuovi documenti o andare subito al verdetto.