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Usa 2020: – 295, vigilia dibattito e processo impeachment

Scritto per https://www.giampierogramaglia.eu/gpnewsusa2020/ il 13/01/2020

La vigilia del primo dibattito del 2020 fra gli aspiranti alla nomination democratica per Usa 2020 coincide con l’imminente avvio del processo in Senato per l’impeachment del presidente Trump.

Il dibattito di domani sera sarà alla Drake University di Des Moines, la capitale dello Iowa, lo Stato che il 3 febbraio aprirà la stagione delle primarie: le 20.00 ora locale, le 03.00 di mercoledì mattina in Italia.

Si sono qualificati solo sei dei 13 aspiranti alla nomination ‘superstiti’ – una dozzina i già ritirati -: l’ex vice-presidente Joe Biden, i senatori Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Amy Klobuchar, l’ex sindaco di South Bend nell’Indiana Pete Buttigieg e il miliardario Tom Steyer.

Rispetto all’ultimo dibattito 2019, resta fuori l’imprenditore di origini asiatiche Andrew Yang. Fuori pure il senatore Cory Booker, la deputata Tulsi Gabbard e tre comprimari di questa campagna (Michael Bennett, John Delaney, Deval Patrick). Fa caso a parte è il miliardario Mike Bloomberg, che salta le primarie di febbraio e punta sul Super Martedì del 3 marzo e, inoltre, usa per fare campagna solo fondi propri, rifiutando ogni donazione.

I requisiti per partecipare al dibattito di Des Moines, decisi dal Comitato nazionale democratico, erano l’avere ottenuto il 5% in almeno due sondaggi approvati dal Comitato a livello nazionale oppure il 7% in sondaggi negli Stati dove si vota a febbraio (Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina). Erano pure richiesti almeno 225 mila donatori individuali.

I sondaggi che si susseguono danno risultati ancora fortemente volatili tra l’uno e l’altro. L’ultimo nello Iowa, Des Moines Register / Mediacom / Cnn, vede in testa nello Stato Sanders con il 20%, davanti alla Warren (17%), a Buttigieg (16%) e a Biden (15%). Sanders guadagna cinque punti rispetto al precedente sondaggio, mentre Buttigieg, che era in testa, perde nove punti.

A livello nazionale, invece, Biden, che ha da poco avuto l’endorsement del sindaco di Los Angeles Eric Garcetti, resta in testa. Su Biden, la Russia starebbe orchestrando una campagna di intox, come fece nel 2016 con Hillary Clinton: l’intelligence statunitense e l’Fbi stanno indagando per verificare se Mosca stia cercando di influenzare il voto del 2020.

Un voto che sarà influenzato, se non condizionato, dal processo di impeachment a Trump, il cui inizio in Senato è imminente. La speaker della Camera Usa Nancy Pelosi ha annunciato che invierà in settimana al Senato gli atti del rinvio a giudizio per abuso di potere e intralcio alla giustizia approvato dai deputati il 18 dicembre: i suoi stessi deputati la sollecitano a farlo.

Il capo della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha approvato una risoluzione che autorizza il Senato a prosciogliere il presidente senza processo se gli atti di accusa non gli vengono trasmessi entro 25 giorni dal voto della Camera, cioè praticamente entro oggi. La risoluzione non ha però forza di legge.

Sulle modalità del processo e, in particolare, sulla convocazione di ulteriori testimoni, restano contrasti tra i repubblicani, che al Senato sono maggioranza (53 su 100), e i democratici: perché Trump sia ‘impeached’ e, quindi, rimosso, ci voglio i due terzi dei suffragi, 67 su 100.

Il presidente intende usa i suoi poteri per bloccare l’eventuale testimonianza del suo ex consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, pronto a deporre se convocato con un mandato.

La scorsa settimana, la Camera, a maggioranza democratica, aveva approvato una risoluzione che limita i poteri di guerra del presidente: un gesto più che altro simbolico, nel clima di allarme creato dall’uccisione in Iraq del generale iraniano Qasim Soleimani e nel timore di una escalation.

La risoluzione è stata approvata con 224 voti a favore e 194 contrari: tre repubblicani hanno votato a favore; otto democratici contro. Ma la misura non è vincolante ed è difficile che passi al Senato.

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