A suon di spot e milioni, il miliardario Mike Bloomberg, sindaco di New York a tre riprese, è già divenuto il Paperone di Usa 2020, insieme all’altro miliardario Tom Steyer (che però nei sondaggi tiene, ma non decolla). Ha stanziato decine di milioni per pubblicità contro Donald Trump e per indurre elettori potenzialmente democratici a registrarsi in una manciata di Stati in bilico e ora destina 30 milioni di dollari a pagare una settimana di spot elettorali, a sostegno della sua probabile ma non ancora ufficiale candidatura alla nomination democratica.
Si tratta di spot biografici di 60 secondi che saranno trasmessi da lunedì in oltre venti Stati dell’Unione, dalla California al Maine. Lo scrive il New York Times, sottolineando che la cifra è superiore a quella spesa in spot televisivi da tutti gli altri candidati democratici (tranne il miliardario Stayer) dall’inizio dell’anno.
“Mike è pronto a spendere tutto quello che serve per battere Trump,” ha spiegato al NYT il suo consigliere Howard Wolfson: di tasca sua, potrebbe arrivare fino a cento milioni di dollari.
In Florida l’operazione spot interessa soprattutto l’area di West Palm Beach, dove c’è la residenza di Mar-a-Lago di Trump. La somma più ingente in asoluto riguarda, invece, un po’ a sorpresa l’area di Los Angeles, già acquisita a prescindere alla causa democratica.
Lo spendi e spandi di Bloomberg il miliardario suscita pure critiche. “Sono disgustato dall’idea che Mike o qualsiasi altro miliardario pensi di poter aggirare il processo politico, spendendo decine di milioni di dollari per comprare le nostre elezioni”, sbotta Bernie Sanders, senatore del Vermont, unico che non naviga nell’oro, ma sta in alto nei sondaggi, grazie all’impegno e all’e.
Un sondaggio del Sienna College mostra che Bloomberg è il più popolare fra gli ultimi tre sindaci di New York: è di gran lunga più apprezzato del suo predecessore e del suo successore, rispettivamente Rudy Giuliani, che oggi fa l’avvocato di Trump ed è inguaiato nell’Ukrainagate, e Bill de Blasio. Bloomberg può contare sul 47% di gradimento tra gli elettori dello Stato: percentuale che sale al 55% tra i democratici e scende al 35% tra i repubblicani. L’approvazione di de Blasio invece è al 27%, quella di Giuliani al 30%.