Il primo formale “incidente” del governo avviene a causa del canone Rai.
Proprio quando – per la prima volta – tutto lo schieramento televisivo terrestre (Rai più Mediaset) è unanimemente “amico” del governo, succede che le modalità del suo finanziamento facciano litigare i partiti.
Per la verità i partiti della maggioranza si combattono tutti i giorni su molti fronti ma, al dunque, o si mettono d’accordo o rinviano la decisione.
Questa volta in commissione i due membri di Forza Italia hanno invece votato con l’opposizione, facendo per il momento decadere la proposta.
La Lega chiede una diminuzione di 20 euro annuali, da 90 a 70, pensando al gradimento degli Italiani.
Forza Italia la considera una mossa solo demagogica giacché la Rai verrebbe poi rimborsata da forme di finanziamento pubblico alternative, prese dalla fiscalità generale, quindi in ogni caso dalle tasche dei cittadini.
Come è successo nel 2023 per un ammontare superiore ai 400 milioni.
Ma in realtà all’interno del centrodestra i distinguo sulla gestione della Rai sono numerosi, tanto è vero che il nuovo Consiglio d’amministrazione è temporaneamente presieduto dal consigliere anziano in attesa che il candidato di Forza Italia alla presidenza trovi i voti di una maggioranza “qualificata” (come prescrive la legge).
Ma dietro questo litigio un po’ ridicolo, sembrano profilarsi vecchi problemi e nuovi orizzonti. Aspetti che paradossalmente finiscono con riguardare soprattutto Mediaset.
Nella prima repubblica la “pax televisiva” era stata raggiunta con un bilanciamento tra canone (Rai) e pubblicità (Mediaset). Un equilibrio mobile chiamato “indice di affollamento”, sempre pronto a spostarsi per accontentare tutti.
Ma questa volta la Lega, presentando la sua proposta di sconto, ha precisato che per risarcire la Rai basta semplicemente autorizzarla ad aumentare, in proporzione, la sua raccolta pubblicitaria che è molto minore rispetto a Publitalia.
Con il risultato che la Rai non perderebbe niente ma a scapito di Mediaset che la vedrebbe entrare a pescare maggiori inserzionisti all’interno del proprio mercato pubblicitario di riferimento.
I malevoli sostengono che questo atteggiamento di Matteo Salvini è volutamente malizioso nei confronti dei “ragazzi” Berlusconi che si riconoscono ufficialmente nel partito ereditato dal padre e che – pur dichiarandosi soddisfattissimi del governo e della sua presidente – suggeriscono ad Antonio Tajani di spostarlo su un terreno più liberale e centrista.
Molte micro-novità dimostrerebbero un clima nuovo: la prima serata a Bianca Berlinguer, la figlia del “comunista per bene” e un dichiarato auspicio che l’Italia abbia diritti civili più coraggiosi.
Ma attenzione! Molte altre innovazioni seguiranno.
Mediaset, avendo capito dove va il mondo, sta’ trasformandosi – con grandi sforzi economici – in un gruppo internazionale con dimensione europea (sono già fortemente presenti in Spagna e Germania); un gruppo che dovrà ampliare le proprie vedute e non potrà più accontentarsi del piccolo cabotaggio nel cortile di casa.
Ma le novità non sono finite, anzi forse stanno solo cominciando.
A marzo l’Europa ha emanato un regolamento, European Media Freedom Act (EMFA), che obbliga i 27 Paesi a chiarire, con legge specifica, entro il 2025 come garantiranno al Servizio pubblico indipendenza, sufficienza e certezza economica, chiarezza di missione.
Di tutto, di più!
1° dicembre 2024