Questa che vi leggo era la notizia riportata dall’agenzia ANSA mercoledì 28 agosto. Fino al 30 agosto, su una vetrina vuota della storica libreria Hoepli di Milano c’era un cartello con la scritta
‘Scusate, abbiamo venduto tutto”.
Dal 31 agosto, sono stati rimessi dei libri, dopo che il 22 agosto un cliente è entrato nel negozio a due passi dal Duomo e ha comprato tutto quello che c’era esposto per una cifra vicina ai 10 mila euro. È quanto si legge oggi nelle pagine milanesi del Corriere della Sera.
“Una vendita eccezionale. Sono rimasto stupito e ho trovato geniale l’idea che qualcuno possa ritenere una vetrina talmente bella da volerla comprare per intero. Parliamo oltretutto di uno spazio di 5 metri di lunghezza per 3 di altezza”.
Così racconta Matteo Hoepli, ultimo discendente di Ulrico Hoepli, svizzero naturalizzato italiano che alla fine dell’Ottocento aprì la libreria e la casa editrice nel centro di Milano e che ora si trova nella via Hoepli a lui dedicata.
La notizia prosegue. La cassiera, in un primo momento, non ha capito la richiesta del cliente ma poi ha realizzato che voleva proprio tutti i quasi 200 libri presenti in una delle vetrine, quella più varia con una selezione che spazia dalla storia dell’arte alla fotografia, da saggi di attualità alla storia. Poi ha pagato con carta di credito senza chiedere un euro di sconto sui circa 10 mila del conto, ha caricato tutto su un taxi e se li è fatti portare a casa.
“Questo episodio — dice Hoepli — ci ha insegnato che non sai mai quello che può capitare. Io rappresento la quinta generazione di un’azienda familiare e non ricordo un episodio così eccezionale nei racconti dei miei nonni o bisnonni. Ora lo racconterò ai miei figli e nipoti”.
Il quotidiano La Stampa (a firma di Eleonora Bufoli) ha fornito qualche elemento in più.
L’addetta alle vendite del piano terra, nel settore narrativa della storica libreria Hoepli, dietro al Duomo, era presente giovedì 22 agosto quando alle 17.30 un uomo che parlava inglese e una donna italiana hanno acquistato i 200 libri che componevano l’ultima vetrina a destra, quella di saggistica, storia, fotografia e design. Ci sono voluti 40 minuti e il lavoro di tutti gli addetti alle vendite, responsabili e cassieri presenti, per svuotare lo spazio lungo 5 metri e alto 3, e aiutare la coppia di acquirenti, che vuole rimanere anonima, a portare via tutto con il taxi.
«Era una vetrina che volevano assolutamente per quello che conteneva, sicuramente qualcuno era passato nei giorni scorsi per vedere – racconta Francesca, che ricorda i due acquirenti come persone assolutamente normali, con un’età dai 30 ai 50 anni e privi di segni distintivi – Sono libri di arte, storia, molto belli. Era una scelta voluta».
In altre corrispondenze queste aggiunte. Una vetrina ben fornita, con libri che spaziavano dalla storia dell’arte alla moda e volumi anche molto costosi. Ad esempio, un prezioso Valentino edito da Franco Maria Ricci all’edizione limitata Bruce Springsteen & The street Band, della fotografa delle rockstar Lynn Goldsmith, edizioni Taschen, venduta al pubblico per ben 600 euro. Così come semplici libri di Corrado Stajano, volumi illustrati sulle dimore milanesi, la storia di Dolce&Gabbana e tanti altri.
Le dichiarazioni del signor Hoepli, la lieta sorpresa del personale, quel sapore di “buone notizie” che traspare dalla soglia del “questo fa notizia” per i quotidiani e le agenzie che ne ha hanno parlato, insomma l’insieme del significato di un fatto a metà tra il culturale e il sociale che ha prodotto una piccola breccia nell’opinione pubblica sembra avere motivazioni più che accettabili.
Per esempio. Metti che un professionista arrivi dall’estero a Milano per lavorare non per breve tempo. Prende in affitto una casa. L’azienda lo assiste nell’atterraggio. Una brava segretaria locale ha gli indirizzi giusti per un arredamento di medio periodo. Moderno, un po’ di design, spazio. Poi un tocco di antiquariato in soggiorno. Ma il tutto fa ancora un po’ troppo albergo.
Allora un filo di radicamento potrebbe aiutare. No alle croste in vendita sui Navigli, per carità. Ma recuperare un po’ di grafica olivettiana anni Sessanta non è impossibile. E poi ci vorrebbe una scaffalatura di libri ariosa, con oggetti adeguati, introdurrebbe la nota giusta. E all’occorrenza sarebbe anche una fonte per migliorare l’apprendimento dell’italiano.
La libreria Hoepli è raccontata come una delle più belle delle città e tra le più interessanti in Europa. Sei piani, cinquemila libri esposti soprattutto “di piatto” e 50 librai al servizio dei clienti.
Il concorso Bookstore of the Year di Londra l’ha segnalata di recente tra le quattro finaliste nel mondo.
E poi tutti sanno che è soprattutto un pezzo importante della storia di Milano, dove fu aperta 146 anni fa. Manca solo la ciliegina. L’idea di portarsi a casa l’intero contenuto di una vetrina – proprio quella in cui tradizione e innovazione si mescolano – alla quale hanno pensato quei 50 librai non qualche sprovveduto. Servono due-trecento libri, budget 10 mila euro. Un’ora di tempo, poi preme altro.
Ecco, dunque, la spiegazione che sui media non è apparsa. D’accordo, è una mia invenzione. Ma è la cosa più verosimile volendo mettere nell’imbuto di Open AI le informazioni che sono apparse sui giornali. Insomma, una versione che può tenere in piedi la “buona notizia” e anche una “notizia confortante” rispetto a chi dice che Milano è tutta un aperitivo e che le librerie chiudono a raffica.
Così ho pensato di fare una empirica e modesta controprova.
Ho letto dunque queste informazioni nel corso di una cena di famiglia allargata in questi ultimi giorni di fine vacanza al mare. La domanda è stata semplice e ha girato attorno ad un argomento non chiaro nel testo delle agenzie: per quale ragione questo ignoto cliente ha fatto in questa forma questo acquisto?
La mia è una famiglia normale, il grosso è radicato a Milano, età varie. Libertà di parola naturalmente. Un po’ di spirito controcorrente c’era da immaginarselo.
Ecco le risposte.
Parente n. 1. Sono arredatori di case di lusso in vendita o in affitto. Quando i libri, facendo tappezzeria, giustificano poi prezzi astronomici. Opinione questa collocata, in qualche modo, nella ipotesi narrativa prima avanzata
Parente n. 2 Riccastro con la quinta elementare intende invitare a casa una signora corteggiata che un po’ se la tira e dice che ha studiato a Londra. Lui in salotto ha un solo libro. “Big Mamma. Cucina popolare”.
Parente n. 3 L’ha fatta comprare il signor Hoepli, con soldi suoi che rimarranno nella cassa aziendale. La pubblicità che ha fatto alla libreria vale cinque volte la spesa.
Parente n. 4 È il mondo della moda, per il quale diecimila euro alle sfilate vanno in patatine fritte. L’indizio di Valentino e Dolce e Gabbana è interessante. Vedrete che li rivedremo tutti alle sfilate di autunno alla fashion week.
Parente n. 5 È il mondo delle scommesse. Questo ha perso una scommessa stupida del tipo “Una cosa che non farei mai”. E gli tocca, per non pagare il triplo come penalità.
Parente n. 6 Questa storia mi ricorda molto un mondo stra-milanese pagato per inventarsene sempre una. Nel senso che se ne parli, se ne parli, se ne parli. E poi alla fine esce il prodotto che è la soluzione di quel parlare. Il mondo della pubblicità.
Qui finisce il mio verbale non autorizzato. I parenti hanno scelto di andare un po’ controcorrente.
Io la versione ufficiosa che si ricava dalla lettura delle notizie come si è visto non l’ho censurata. Ed ecco servita una tipica storia d’agosto dove in materia di come “rappresentare” la realtà la nostra linea pirandelliana non viene stravolta, lasciando aperto diciamo così il pluralismo interpretativo. Infatti, alla fine della nostra spiritosa serata ho pensato di farci questo pezzo di fine agosto.
Per prenderla una volta alla leggera. In questa rubrica.
31 agosto 2024