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Usa 2024 : – 186, tassi, aborto, Gaza, tre fattori delle elezioni presidenziali

Scritto lo 02/05/2024 per la sezione usa 2024 del mio sito e ripreso da The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/usa/usa-2024-186-tassi-aborto-gaza-tre-fattori-delle-elezioni-presidenziali/

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Usa 2024 186 – Tassi d’interesse, leggi sull’aborto, la guerra a Gaza: tre fattori delle elezioni presidenziali che, ieri, in coincidenza con il 1° maggio, che negli Usa non è festa – la festa del lavoro si celebra all’inizio di settembre -, sono tutti venuti in primo piano, mentre a New York il processo a Donald Trump osservava una pausa (riprende oggi).

Usa 2024: tassi, la Fed li lascia invariati, Powell “il voto non ci condiziona”

La Federal Reserve, cioè la banca centrale degli Stati Uniti, ha ieri lasciato invariati i tassi d’interesse, che sono alti, tra il 5,15 e il 5,50%, spiegando che l’inflazione, dall’inizio dell’anno, s’è dimostrata più resiliente del previsto e resta nettamente al di sopra della sia ‘misura aurea’ che è il 2%.

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Jerome Powell (Fonte: Wikipedia)

Costo del denaro elevato e inflazione elevata sono due dei fattori che inducono gli americani a dare una valutazione negativa dell’operato dell’Amministrazione Biden, nonostante la crescita del Pil (e dei salari) e l’incremento dell’occupazione.

Una riduzione del costo del denaro sarebbe positiva per l’Amministrazione Biden e c’è, quindi, chi ritiene che la Fed potrebbe ridurre i tassi a settembre, a ridosso delle elezioni presidenziali del 5 novembre. In una conferenza stampa, ieri, il presidente della Fed Jerome Powell, rispondendo a una domanda, ha però detto che la Fed non prende decisioni in funzione degli eventi politici, ma del contesto economico.

Usa 2024: aborto, scelte restrittive Stati repubblicani, Biden “colpa di Trump”

In Florida, da ieri è in vigore uno dei divieti di aborto più severi negli Stati Uniti: scatta, infatti, dopo sei settimane di gravidanza. Il presidente Joe Biden lo definisce “un incubo” per le donne innescato dal suo predecessore (e rivale) Donald Trump, che con tre designazioni forgiò l’attuale maggioranza anti-abortista della Corte Suprema.

Trump si fa vanto di come i giudici da lui designati abbiano consentito alla Corte Suprema, che ha così acquisito un forte orientamento conservatore, di revocare con una sentenza del 2022 il diritto all’aborto a livello federale, aprendo la strada a regole statali: 21 Stati a guida repubblicana hanno finora introdotto bandi totali o parziali; in Arizona, s’era addirittura riesumata una legge del 1864, che decretava un bando totale, salvo poi ulteriori interventi correttivi giudiziari e legislativi

In una nota, Biden lamenta che “in Florida entra in vigore un divieto di aborto estremo, che vieta l’assistenza sanitaria riproduttiva prima ancora che molte donne sappiano di essere incinte”. “C’è una persona responsabile di questo incubo: Donald Trump”. Biden e i democratici intendono fare dell’aborto un tema della campagna elettorale per Usa 2024.

La nuova legge della Florida sostituisce un precedente divieto fissato a 15 settimane e lascia donne e cliniche del Sud degli Usa a caccia di alternative. La Florida era finora uno dei pochi Stati del Sud in cui il limite di tempo per abortire era relativamente alto: molte donne vi si recavano per abortire.

La vice-presidente Kamala Harris è diventata la voce principale della campagna sul diritto all’aborto e ieri era proprio in Florida, a Jacksonville: ha descritto i divieti in Florida e in altri 20 Stati come “divieti di aborto di Trump”. “Questo divieto – ha detto – si applica a molte donne prima ancora che sappiano di essere incinte. Il che ci dice che gli estremisti che l’hanno scritto non sanno nemmeno come funziona il corpo di una donna. Oppure che semplicemente non gli interessa”.

Nonostante avesse a suo tempo salutato con favore la sentenza della Corte Suprema, Trump sta ora eludendo la questione dell’aborto, preoccupato dai sondaggi. Recentemente, ha detto che se tornerà alla Casa Bianca lascerà decidere agli Stati, senza sostenere un divieto di aborto a livello federale.

La Florida – dove Trump trascorre gran parte del suo tempo nella sua dimora di Mar-a-Lago – ha attualmente come governatore il repubblicano Ron DeSantis, un conservatore che s’era candidato, contro Trump, alla nomination repubblicana, ma che, dopo essersi ritirato dalla corsa, ha riallacciato rapporti di collaborazione con il magnate. DeSantis ha firmato la contestata legge nell’aprile 2023.

La Corte Suprema statale ha respinto ad aprile l’ultima istanza legale avanzata da gruppi pro-aborto, aprendo così la strada all’entrata in vigore della norma il 1.0 maggio. Ma gli elettori della Florida potranno cassare il limite delle sei settimane in un referendum nell’Election Day il 5 novembre: una coincidenza che dà ai democratici la speranza di riconquistare lo Stato, repubblicano dal 2000.

Usa 2024: guerra a Gaza, contestazioni pro-palestinesi, legge anti-semitismo
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L’irruzione della polizia alla Columbia University di New York (Fonte: Il Sussidiario.net)

Da New York alla California, dal New England al Sud, le Università statunitensi sono attraversate da manifestazioni pro-palestinesi, per quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza: occupazioni, proteste, sospensioni delle lezioni, interventi della polizia, centinaia, forse già migliaia, di arresti, espulsioni. L’Amministrazione Biden segue il fenomeno con cautela: quei giovani sono tutti elettori democratici potenzialmente perduti, se la guerra non cessa.

E, intanto, la Camera a maggioranza repubblicana ha ieri votato un provvedimento ‘anti-climax’ che amplia la definizione di antisemitismo. I conservatori, infatti, accusano di antisemitismo gli universitari, evocando tra l’altro il conio di slogan anti-Israele.

Il disegno di legge, bipartisan, utilizza la definizione di antisemitismo proposta dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto, secondo cui “l’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può manifestarsi nell’odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo prendono di mira individui ebrei o non ebrei e/o le loro proprietà, istituzioni e luoghi di culto”.

I critici dell’iniziativa ritengono che questa definizione limiti la possibilità di critiche allo Stato d’Israele e freni la libertà di espressione nei campus. “Osservazioni critiche nei confronti di Israele non costituiscono di per sé una cosa illegale”, ha sostenuto il deputato democratico Jerry Nadler, contrario al testo. Per entrare in vigore, la norma dovrà essere ora adottata dal Senato, dove l’esito della discussione è incerto, e poi promulgata in legge dal presidente Biden.

gp
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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