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Guerre: Israele-Hamas, accordo tregua elusivo, siamo a Ramadan; Ucraina, screzio Biden – Zelensky

Scritto lo 06/03/2024, in versioni diverse, per La Voce e il Tempo uscita lo 07/03/2024 in data 10/03/2024, per il Corriere di Saluzzo dello 07/03/2024, per The Watcher Post e per il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/israele-hamas-e-ucraina-le-guerre-pesano-sulla-corsa-biden-trump/, In versione aggiornata, lo 09/03/2024 su The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/esteri/israele-hamas-si-cerca-lintesa-prima-di-ramadan-ucraina-gli-aiuti-latitano/

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Guerre Medio Oriente e Ucraina: punto – Le trattative per un cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza, in cambio della liberazione degli ostaggi, non approdano a un accordo, quando il Ramadan sta ormai per incominciare – l’inizio è previsto domenica 10 marzo -, con tutti i rischi di accresciuta tensione tra ebrei e musulmani che il ‘Mese del Digiuno’ spesso porta con sé a Gerusalemme e nei territori.

I mediatori egiziani, che con quelli del Qatar e degli Usa hanno cercato di cucire una tregua basata sul rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas e ad altri gruppi terroristici in cambio della liberazione di centinaia di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane, paiono ora rassegnati al fallimento, nonostante l’ottimismo manifestato, la scorsa settimana, dal presidente Usa Joe Biden. Ma sviluppi a sorpresa, in questo contesto, sono sempre possibili.

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Il cacciatorpediniere Duilio della Marina militare italiana (Fonte: Start Magazine)

La guerra entra nel sesto mese e continua: nella Striscia di Gaza, dove i morti hanno superato quota 30 mila; e in CisGiordania, al confine tra Israele e Libano, nel Mar Rosso, dove domenica è entrata in azione per la prima volta una nave italiana, il cacciatorpediniere Duilio.

E si combatte sempre anche sui fronti dell’Ucraina: da mesi, Kiev non riceve più aiuti occidentali nella misura sperata. Le guerre sono una componente della notte elettorale Usa del Super Martedì, tornata di primarie determinante verso le elezioni presidenziali del 5 novembre – Joe Biden e Donald Trump vincono entrambi a mani basse -.

Trump esprime in forma più esplicita che mai finora il sostegno a Israele nella guerra a Gaza, proprio mentre cresce la pressione, dentro e fuori gli Stati Uniti, perché Washington metta un freno all’alleato. “Sì”, risponde in magnate, a chi sulla Fox gli chiede se sia “nel campo di Israele”. L’intervistatore incalza: l’ex presidente – chiede – “condivide” il modo in cui Israele conduce l’offensiva nella Striscia? “Sì – risponde il magnate -: deve risolvere il problema”.

220728 Ucraina - Vogue - Olena Zelensky
Una delle immagini su Vogue di Olena Zelensky

Invece, Biden incappa in uno screzio ucraino. La first lady ucraina Olona Zelenska declina l’invito a seguire dalla tribuna degli ospiti, accanto alla first lady Jill Biden, il discorso sullo stato dell’Unione del presidente giovedì sera. Gli ucraini non apprezzano che, accanto a Jill, debba pure esserci la vedova dell’oppositore russo Alexiei Navalny, perché per il defunto dissidente la Crimea è russa. Alla fine, non ci saranno né Olona né Yulia.

Guerre: Israele-Hamas, Biden e Netanyahu sempre più distanti

Il fallimento dei negoziati aumenta la distanza fra Stati Uniti e Israele, specie tra il presidente Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Un segno delle frizioni e nel contempo delle esitazioni di Biden di fronte all’ipotesi di una rottura è la visita a Washington, non concordata con il premier, di Benny Gantz, ex capo del governo, leader di un partito di centro rivale del Likud di Netanyahu: Gantz viene ricevuto a Washington dalla vice-presidente Kamala Harris, dal segretario di Stato Antony Blinken e da vari altri esponenti dell’Amministrazione democratica, ma non dal presidente.

Gantz, che ha accettato di fare parte del governo di guerra, è un successore di Netanyahu in pectore, quando la situazione si stempererà e si potranno trarre le conseguenze politiche di quanto avvenuto, dal 7 ottobre – i raid terroristici in territorio israeliano, con 1200 vittime e circa 300 ostaggi presi – in poi (gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e dei suoi satelliti dovrebbero essere 130, ma alcuni di essi si ritiene siano morti).

A Gantz, Harris chiede un immediato cessate-il-fuoco a Gaza e la disponibilità a lasciare giungere nella Striscia più aiuti, specie dopo la ‘strage del pane’, giovedì 29 febbraio, quando almeno 112 palestinesi sono morti nella calca innescata da colpi di arma da fuoco esplosi da militari israeliani, mentre era in atto una distribuzione di pane, farina e altri viveri. Sulle cause e le circostanze dell’episodio tragico e odioso, ancora s’indaga.

Guerre: Israele-Gaza, l’incubo della fame dopo la ‘strage del pane’

Fonti sanitarie palestinesi riferiscono che l’80% delle vittime avevano ferite aperte, il che fa pensare che stano stati raggiunti da colpi da arma da fuoco piuttosto che calpestati. La versione d’Israele è che la maggior parte delle persone sia morta in una calca e che i militari israeliani abbiano sparato solo quando si sono sentiti minacciati.

Il segretario generale dell’Onu António Guterres si dice “sconvolto” dalla carneficina e ha subito rinnovato la richiesta di un immediato cessate-il-fuoco e di un rilascio incondizionato degli ostaggi. Stante la gravità della crisi umanitaria ed alimentare, e la difficoltà di distribuire gli aiuti via terra, gli Stati Uniti hanno iniziato a paracadutare viveri e generi di conforto nella Striscia.

Le restrizioni agli aiuti umanitari tuttora imposte da Israele condannano a denutrizione e fame centinaia di migliaia di persone nella Striscia di Gaza. Funzionarti delle organizzazioni umanitarie riferiscono che le limitazioni agli ingressi, le ispezioni meticolose e le modalità di distribuzione caotiche hanno prodotto una carestia non naturale, ma “provocata dall’uomo”: martedì, una decina di bambini sarebbero morti letteralmente di inedia.

Invece, le Nazioni Unite, al termine di una loro inchiesta, anno trovato “chiari e convincenti indizi” che vittime del 7 ottobre e ostaggi a Gaza abbiano subito abusi sessuali e stiano tuttora subendoli. Tuttavia, il team di esperti dell’Onu non ha potuto parlare con nessuna delle vittime delle violenze: la maggior parte delle prove raccolte sono “circonstanziali”. Per Pramila Patten, l’inviata speciale delle Nazioni Unite, la mancanza di superstiti o di testimoni disponibili rende difficile raccogliere testimonianze di prima mano. E si continua a indagare sulle accuse di violenze sui detenuti da parte d’Israele.

L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, messa sotto accusa da Israele per asseriti episodi di connivenza con i terroristi di Hamas, accusa a sua volta Israele di trattenere e di sottoporre a tortura alcuni suoi collaboratori, costringendoli a confessare legami inesistenti con Hamas e con altre sigle terroristiche palestinesi.

E si scopre che Israele ha piani per dare la caccia ai terroristi del 7 ottobre ovunque essi si trovino e ovunque essi fuggano: le rivelazioni di stampa non sorprendono, vista la storia di Israele di sapere rintracciare e colpire i suoi aguzzini, che fossero criminali nazisti o terroristi di diversa estrazione.

Guerre: Israele-Hamas, Huthi all’attacco nel Mar Rosso, nave Duilio risponde

La guerra prosegue pure nel Mar Rosso, dove gli Huthi, ribelli sciiti yemeniti appoggiati dall’Iran, continuano ad attaccare navi in navigazione da e per Suez. La scorsa notte, gli Usa hanno abbattuto un missile anti-nave e tre droni lanciati dallo Yemen, secondo quanto riferisce il Comando Centrale di Tampa in Florida: l’azione dei ribelli non ha causato né morti né feriti.

Lo scorso fine settimana, era entrato in azione il cacciatorpediniere italiano Duilio, intercettando e neutralizzando un drone diretto contro di lui. Il capitano di vascello Andrea Quondamatteo, comandante della nave, descrive così l’azione: “In navigazione nel Mar Rosso, abbiamo localizzato una traccia aerea sconosciuta. Il profilo era minaccioso e, a seguito di riconoscimento ottico attraverso i sensori di bordo di un drone della stessa tipologia e comportamento di quelli che si sono già resi autori degli attacchi al traffico mercantile in area, Nave Duilio ha reagito per autodifesa”.

Sulla scia di quanto accaduto, il Parlamento italiano ha autorizzato a larghissima maggioranza, martedì 5 marzo, la partecipazione italiana alla missione europea nel Mar Rosso Aspides, l’operazione “scudo” a difesa delle navi commerciali dagli attacchi Huthi.

C’è anche il timore di un disastro ecologico nel Mar Rosso, dopo l’affondamento di una nave che trasportava fertilizzanti, dannosi per la fauna e la flora marine, specie per la barriera corallina.

Guerre: Ucraina, aiuti Usa bloccati, scaramucce d’intelligence

La guerra in Ucraina continua a essere fatta di colpi a distanza, con droni, missili, raid aerei, più che di movimenti del fronte, che è sostanzialmente statico, anche se le fonti ucraine trasmettono un’impressione di fragilità e di debolezza delle loro linee difensive. E il Congresso di Washington non sblocca gli aiuti militari e finanziari, impastoiati nelle beghe di politica interna fra democratici e repubblicani

Gli ucraini rivendicano il successo dell’affondamento – non è il primo – di un’unità russa al largo della Crimea, un modernissimo pattugliatore. E’ l’ennesima conferma della vulnerabilità della flotta di Mosca nel Mar Nero.

L’incrociarsi di attacchi aerei reciproci è esemplificato, lo scorso fine settimana, dall’incursione d’un drone su San Pietroburgo, seconda città russa e città natale del presidente Vladimir Putin, mentre droni russi raggiungevano Odessa, facendo almeno una dozzina di vittime civili, fra cui cinque bambini.

Il Ministero della Difesa britannico stima che i russi abbiano subito, nei due anni dall’invasione, 355 mila perdite tra morti e feriti – le fonti ucraine situano i loro caduti a 31 mila e quelli russi a oltre 420 mila -. Le perdite russe molto elevate – e comunque non confermate – sarebbero dovute alla tendenza di Mosca a condurre una “guerra d’attrito”. Secondo fonti ucraine, nella sola giornata del 4 marzo i russi avrebbero perso 1.250 soldati.

Impossibile verificare l’attendibilità delle cifre: dall’inizio dell’invasione, Kiev sostiene di avere distrutto 6.678 carri armati russi, 12.728 veicoli corazzati da combattimento, 10.308 sistemi di artiglieria, 1.008 sistemi missilistici a lancio multiplo e 701 sistemi di difesa aerea; di avere abbattuto 347 caccia russi, 325 elicotteri, 7.921 droni, 1.918 missili da crociera; e di avere annientato 26 navi da guerra e un sottomarino.

Le cronache registrano soprattutto batti e ribatti diplomatici e fughe di notizie che creano imbarazzi nelle cancellerie occidentali. La Germania finisce sulla giostra delle polemiche perché un colloquio non adeguatamente protetto, fra militari di rango, circa la fornitura all’Ucraina di missili Taurus, viene diffuso sui media russi e suscita aspre reazioni, specie dopo la sortita del presidente francese Emmanuel Macron, poi precisata e ridimensionata, sul possibile invio in Ucraina di truppe Nato.

Secondo Politico, il Cremlino, più che essere infuriato per l’ipotetica forniture di missili Taurus – armi tedesco-svedesi capaci di colpire in profondità il territorio russo -, è “gongolante” per avere “umiliato”, e imbarazzato Berlino, rivelando le conversazioni fra generali ‘intercettate’ sul telefono di un hotel di Singapore e diffuse nel giorno dei funerali di Navalny.

Prosegue il lavorio diplomatico verso il vertice atlantico di luglio a New York, nel 75° anniversario della Nato. L’avvicendamento a segretario generale del norvegese Jens Stoltenberg con l’olandese Mark Rutte pare scontato, ma i Paesi dei Baltici e dell’Europa orientale avanzano richieste di posti che contano nell’Alleanza. E fa scalpore la notizia che Victoria Nuland, il terzo diplomatico Usa più alto in grado, un ‘falco’ frequente bersaglio di critiche per le sue posizioni aggressive sulla Russia e Ucraina, andrà in pensione e lascerà l’incarico questo mese: lo annuncia il Dipartimento di Stato.

Nuland aveva prestato servizio all’ambasciata Usa a Mosca nei tumultuosi Anni ’90 ed era lì durante il tentativo di colpo di stato contro l’allora presidente russo Boris Eltsin. Nuland fu pure presente sulla piazza Maidan a Kiev nella protesta popolare del 2014.

Diplomatica di carriera, servì come assistente del segretario di Stato per l’Europa sotto l’Amministrazione Obama e si fece da parte durante l’Amministrazione Trump. Con Biden, era divenuta sotto-segretario di Stato per gli affari politici e sperava di succedere a Wendy Sherman, andata in pensione nel 2023, come vice-segretario di Stato. Ma Biden ha scelto Kurt Campbell e ora Nuland lascia.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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