Usa 2024 – 346 – TikTok e i social protagonisti della campagna per Usa 2024. Joe Biden sta valutando se sbarcare su TikTok per cercare di raggiungere gli elettori più giovani, i più scettici sulla sua candidatura, dopo avere provato ad arrivarci tramite alcuni influencer. Nikky Haley, ora la rivale più temibile di Donald Trump per la nomination repubblicana, lo vuole mettere al bando.
I democratici sono divisi. Molti repubblicani lo demonizzano per timori sulla sicurezza dei dati, poiché fa capo alla cinese ByteDance, mentre altri privilegiano la libertà di espressione a costo d’incoraggiare la disinformazione. Trump stesso preferisce il suo social, Truth, che però non va bene; e aspetta di sapere se i giudici di appello gli restituiranno libertà sui social, dopo essere stato colpito da un’ordinanza ristrettiva per i suoi sfoghi virulenti anti–magistrati e anti-testi.
La vicende della lettera di bin Laden su TikTok
A compromettere ulteriormente l’immagine di TikTok negli Usa è stata la vicenda della lettera di Osama Bin Laden “all’America”: il testo del capo di al Qaida, ispiratore dell’attacco all’America dell’11 Settembre 2001, risale al 2002, ma è stato riportato d’attualità dalla guerra tra Israele e Hamas.
Dopo averlo accolto, TikTok lo ha messo al bando, avendo stabilito che i contenuti vanno contro le sue regole: “Lo stiamo proattivamente e aggressivamente rimuovendo e stiamo accertando come sia arrivato sulla nostra piattaforma”, afferma il social, facendo notare che il problema riguarda pure altre piattaforme.
La lunga lettera aperta pubblicata oltre 20 anni denuncia “le bugie e l’immoralità” dell’Occidente e giustifica così gli attacchi terroristici ai civili e all’Unione, che tra New York e Washington fecero circa 3.000 vittime. Il documento è stato riproposto facendo perno sulle divisioni emerse negli Stati Uniti sulla guerra tra Israele e Hamas ed è stato spesso letto, dal pubblico inesperto, come un testo nuovo, nonostante bin Laden sia stato ucciso da un commando di ‘teste di cuoio’ nel 2011.
Molti, soprattutto giovani, l’hanno condivisa e apprezzata, anche nella scia di alcuni influencer, che avrebbero cambiato, in base ad essa, la loro visione di quanto sta avvenendo a Gaza. Bin Laden scriveva che i contribuenti statunitensi sono corresponsabili di atteggiamenti israeliani minacciosi nei confronti dei musulmani, compresa la distruzione di case di palestinesi. Per il capo di al Qaida, gli americani sono “servi” degli ebrei, che controllerebbero l’economia e i media negli Usa.
Nella lettera, quattro pagine leggibili in versione integrale sul sito ufficiale della National Security Agency Usa, Bin Laden attacca il capitalismo, le sue corporation e i suoi lobbisti, ma – soprattutto – il sostegno all'”oppressiva occupazione israeliana della Palestina” e “all’uccisione dei nostri fratelli”, indicandolo come “ragione per la nostra risposta dell’11Settembre”.
TikTok divide la politica
TikTok era stato all’origine dello scambio di battute al curaro tra Haley e Vivek Ramaswamy nell’ultimo dibattito televisivo tra aspiranti alla nomination repubblicana. L’imprenditore, rivolto all’ex governatrice, aveva detto: “Nell’ultimo dibattito, mi hai preso in giro per essermi iscritto a TikTok mentre tua figlia utilizza l’app da molto tempo. Dovresti prenderti cura prima della tua famiglia”. Haley, irritata, aveva replicato: “Non tirare in ballo mia figlia”. E, siccome Ramaswamy continuava a incalzarla, lo aveva insultato: “Sei solo una canaglia”.
Proprio in seguito alla lettera di bin Laden, Haley ha sostenuto che i social networks dovrebbero meglio regolamentare utilizzatori e contenuti, raccogliendo però echi negativi fra i repubblicani. L’ex governatrice della South Carolina, in crescita nei sondaggi, è oggetto di molte attenzioni: rimane molto staccata da Trump, ma insidia il secondo posto di Ron DeSantis.
Haley, che è pure stata rappresentante degli Usa all’Onu nei primi due anni di Trump presidente, sostiene che la lettera è un esempio di come i nemici dell’Unione utilizzino il social per fare propaganda anti-americana, specie fra i giovani. Di qui, la richiesta di messa al bando: “Il Nepal l’ha fatto, l’India l’ha fatto. Perché dobbiamo essere gli ultimi a farlo?”.
Alcuni deputati hanno rilanciato l’iniziativa di bandire la popolare app cinese, che è già vietata sulle apparecchiature mobili dell’Amministrazione federale e in alcuni Stati. TikTok sta “spingendo la propaganda pro terrorismo per influenzare gli americani”, scrive su X il democratico Josh Gottheimer.
Le perplessità su TikTok sono diffuse anche in Europa e in Italia. “E’ il social più usato dalle mafie, perché lì il rampollo si fa vedere ricco, con l’orologio d’oro e la macchina di lusso. In qualche modo attrae gli ignoranti e i giovani in cerca di soldi”: lo dice il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, intervistato da Massimo Gramellini a ‘In altre parole’ su La 7.
La Commissione europea va oltre: già diffidente verso TikTok, ai suoi funzionari dice di non usare neppure X, almeno secondo quanto scrive Politico.com che qualifica l’informazione di ‘scoop’.