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Ucraina: punto, un giallo nella guerra del Mar Nero, mosaico di mosse

Scritto per La Voce e il Tempo uscito il 28/09/2023 in data 01/10/2023 e, in versione diversa, per il Corriere di Saluzzo del 28/09/2023

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Ucraina – E’ giallo sul comandante della flotta russa del Mar Nero, ucciso, secondo gli ucraini, da un missile che lunedì ha colpito il quartier generale della marina russa a Sebastopoli in Crimea e fatto strage d’ufficiali, ben 34. Ma martedì Mosca ha mostrato immagini d’un incontro del ministro della Difesa Sergej Shoigu con alti ufficiali, in cui, collegato da remoto, compariva, senza intervenire, il vice-ammiraglio Viktor Sokolov.

Né le affermazioni ucraine, secondo cui l’attacco delle Forze Speciali con un missile Storm Shadow su Sebastopoli avrebbe anche fatto oltre cento feriti; né la veridicità delle immagini russe possono essere verificate. Ma è vero che Mosca subisce in Crimea attacchi letali – c’è pure stata un’azione senza precedenti di disturbo delle reti informatiche – e replica infliggendo “danni significativi” al porto di Odessa. E ci sono raid con droni e attacchi con missili reciproci su diverse altre località.

La Russia insiste a colpire le infrastrutture per l’export di cereali ucraine, mentre il litigio sul grano tra Polonia e Ucraina sembra indebolire il sostegno di Varsavia alla causa di Kiev, di cui è stata fin qui la maggiore alleata. Nel contempo, la Polonia prepara ‘rotte’ alternative ai cereali ucraini, così che possano raggiungere le loro destinazioni finali (e non siano venduti sul mercato europeo); ma ripete che non darà a Kiev armi nuove, ma solo vecchie, perché vuole tenere per sé quelle moderne.

L’Istituto per lo studio della guerra (Isw), un ‘think tank’ Usa, scrive che il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato al ministro della Difesa Shoigu di fermare la controffensiva di Kiev entro l’inizio di ottobre. Ma sono stati appena consegnati agli ucraini i primi 31 carri armati Usa Abrams e altri sono in arrivo: secondo fonti ucraine, non saranno schierati in prima linea, ma saranno piuttosto usati “per operazioni molto specifiche e ben congegnate”, per evitare che siano subito distrutti, come è successo ai primi Leopard tedeschi usati nella controffensiva a giugno.

Dopo l’intensa fase di contatti delle scorse settimane, multilaterale e bilaterale, l’attività diplomatica pare in pausa. A complicare il quadro, c’è il riacutizzarsi delle trentennali tensioni fra Armenia e Azerbaigian – due Paesi dell’ex Urss – sul Nagorno-Karabakh: Erevan denuncia operazioni azere di “pulizia etnica”, l’Ue con Francia e Germania cerca di mediare e di raffreddare lo scontro, il cui sussulto ha già fatto centinaia di vittime e decine di migliaia di profughi.

I partner occidentali chiedono che l’Ucraina rispetti le scadenze elettorali, nonostante il conflitto: l’anno prossimo devono tenersi le presidenziali. L’Ue subordina le prospettive d’adesione di Kiev all’attuazione delle riforme anti-corruzione e per lo stato di diritto.

Sull’altro fronte, il Cremlino valuta che fare dei mercenari della Wagner, dopo che il loro leader Evgheny Prigozhin è morto in un misterioso incidente aereo il 23 agosto. Non è chiaro se il gruppo possa sopravvivere alla scomparsa del suo capo, il che pone interrogativi su che fine faranno i mercenari, le loro armi e le loro dotazioni.

Il Cremlino prevede un massiccio aumento della spesa per la difesa nel prossimo anno: secondo Bloomberg News, la spesa militare costituirà il 6% del prodotto interno lordo russo nel 2024, rispetto al 3,9% nel 2023 e al 2,7% nel 2021.

Usa 2024 condiziona sostegno Washington a Kiev
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I Biden accolgono gli Zelensky alla Casa Bianca (Fonte: la Repubblica)

La campagna elettorale per Usa 2024 raffredda l’accoglienza Washington di Volodymyr Zelensky, giunto in visita il 21 settembre: “Non è la stessa cosa di un anno fa”, scrive la Cnn, facendo riferimento alla prima visita alla Casa Bianca fatta il 21 dicembre 2022.

Il saluto di Joe e Jill Biden al presidente ucraino e alla moglie Olena è sempre caloroso e i doni restano generosi – un pacchetto di aiuti da 325 milioni di dollari, 197 di armi ed equipaggiamenti e 128 in assistenza alla sicurezza -; ma in Congresso i repubblicani non vogliono mettere nel bilancio del 2024 i 24 miliardi previsti per ulteriori sostegni  (di cui 13 miliardi d’equipaggiamenti militari e 8,5 miliardi d’aiuti umanitari).

Al Pentagono Zelinsky respira un’aria di attesa più che di fiducia: è tempo che la controffensiva produca risultati al fronte.

Zelensky e la causa dell’Ucraina finiscono nel tritacarne della battaglia dei repubblicani per aprire un’autostrada al loro candidato in pectore Donald Trump alla Casa Bianca e per ‘avvelenare i pozzi’ dell’Amministrazione democratica. Trump insiste perché i repubblicani provochino uno shutdown, cioè una paralisi dei servizi pubblici causa mancanza di fondi. Finora, il Congresso ha varato 113 miliardi di aiuti all’Ucraina, di gran lunga più di quanto mai concesso a qualsiasi altro Paese,

Dato che sugli Usa pesa l’ipotesi dello shutdown, il Pentagono ha deciso di esentare le operazioni per l’Ucraina da un eventuale blocco dei fondi federali. L’addestramento dei soldati di Kiev e l’invio di armi non subiranno interruzioni anche se il Congresso non troverà un accordo sul budget entro il 30 settembre.

Gli Stati Uniti starebbero per fornire all’Ucraina pure missili a lungo raggio, per la prima volta dall’inizio del conflitto. Dopo avere respinto per oltre un anno le richieste in tal senso di Kiev, l’Amministrazione Biden sarebbe ora pronta a dare una varietà dell’Army Tactical Missile System, capace di colpire in profondità sul territorio russo dalle postazioni ucraine. Le indiscrezioni sono però contraddittorie: si parla sui media Usa di forniture “in numero limitato”.

La 78° Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’Ucraina

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Una veduta d’insieme dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 78a edizione 2023 (Fonte: la Repubblica)

La settimana scorsa, c’è stata al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York la 78° Assemblea generale delle Nazioni unite, un solenne – e sterile – rito annuale, che riunisce i leader di quasi tutti i Paesi del Mondo. Ma era fumo negli occhi fare credere che potessero uscirne progressi sui grandi mali dell’Umanità, l’insicurezza, la povertà, le diseguaglianze, le migrazioni, il cambiamento climatico: l’Assemblea non è un’occasione di negoziato, ma una successione di discorsi, incontri d’area, colloqui bilaterali; una serie di testimonianze, di dichiarazioni di principio, impegni e promesse, spesso contraddittorie l’una con l’altra.

E, quest’anno, le assenze pesavano più delle presenze: dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, l’organo che all’Onu decide – i voti dell’Assemblea non sono vincolanti -, c’era solo un leader, il presidente Usa Joe Biden. Non c’erano Putin, colpito dall’ordine di cattura per crimini di guerra della Corte penale internazionale, e Xi; e neppure Macron e Sunak. C’era, invece, all’esordio dal podio, l’ucraino Zelensky, che l’anno scorso era intervenuto virtualmente. L’Italia era presente con la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva, che, come vuole la tradizione, parla per primo e che s’è ritagliato un ruolo da protagonista sulla scena internazionale nelle ultime settimane, avverte che, senza dialogo, la guerra in Ucraina non troverà “soluzione duratura”. Lula vuole “contribuire” a risolvere le sfide globali e insiste sull’inadeguatezza dell’architettura della governance mondiale: le proposte di riforma sono una cacofonia; molti, anche Meloni, parlano di Consiglio di Sicurezza “più equo ed efficace”, ma le idee sono diverse e un accordo lontano.

Biden, che racconta i passi fatti dalla sua Amministrazione per affrontare “le sfide più gravi”, invita a non smettere di sostenere l’Ucraina: “La Russia – dice – pensa che il mondo si stancherà e lascerà che brutalizzi l’Ucraina senza conseguenze. Ma vi chiedo: se abbandoniamo i principi fondamentali della Carta dell’Onu per placare un aggressore, quale Stato membro potrà sentirsi sicuro e protetto? Se permettiamo che l’Ucraina sia spartita, l’indipendenza di quale Nazione sarà garantita?”. Biden aggiunge: “Noi e Kiev vogliamo la pace, è la Russia a sbarrarle il cammino”.

Al presidente democratico, candidato alla propria successione a Usa 2024, la retorica pro-Ucraina vale in aula applausi e consensi: ma il discorso, oltre che al Mondo, è rivolto a Washington, perché la crescente tentazione isolazionista dei repubblicani mette a repentaglio la fermezza e la generosità del sostegno Usa. Biden si vanta d’avere ripristinato la leadership Usa compromessa da Trump.

Zelensky lancia un duro ‘j’accuse’ contro la Russia e avverte che Mosca usa come armi “il cibo, l’energia e persino i bambini” e che quando accaduto all’Ucraina può accadere ad altri Paesi, se dovesse ora venire meno il sostegno alla lotta contro l’invasione.

Fra calorosi applausi, il presidente ucraino dice che la controffensiva ucraina “sta avendo successo, soprattutto nell’Est nelle ultime due settimane. Andiamo avanti lentamente, ma andiamo avanti”: indicazioni cautamente confermate dalle intelligence occidentali, finora scettiche.

Poi, un annuncio a sorpresa: l’Ucraina sta preparando “un vertice mondiale della pace” cui invitare tutti i leader mondiali contrari all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia: “A Hiroshima, Copenaghen e Gedda, ci sono state importanti discussioni sull’attuazione di un piano di pace… Noi stiamo preparando un vertice mondiale… Invito tutti coloro che non tollerano aggressioni a lavorare insieme per questo vertice”.

Il progetto è suggestivo, ma ancora vago e in fondo incoerente: la pace si fa coi nemici; fra gli amici c’è già. Chi continua a tessere la tela del negoziato è Papa Francesco, che torna a sollevare l’allarme sul “Mondo nella morsa di una terza guerra mondiale combattuta poco alla volta e, nel tragico caso del conflitto in Ucraina, non senza la minaccia di ricorrere alle armi nucleari”.

Zelensky reitera il ‘j’accuse’ inscenato in Assemblea generale partecipando, il giorno dopo ai lavori del Consiglio di Sicurezza: chiede che la Russia sia privata del diritto di veto ed afferma che l’Onu non può frenare i conflitti con le regole attuali. Il presidente ucraino illustra il suo piano in 10 punti per superare la guerra, ma né la sua riforma dell’Onu né la sua pace paiono realisti. La riunione è anche teatro di uno scontro tra Usa e Russia a livello di ministri degli Esteri. Intervistato dalla CNN, Zelensky sollecita il candidato alla nomination repubblicana Donald Trump a svolare il piano che spesso evoca per fare finire il conflitto “in 24 ore”.

Ucraina: intrecci diplomatici e retroscena dal fronte

Gli intrecci diplomatici proseguono, anche lontano dal Palazzo di Vetro. Si è appreso che a ottobre Putin sarà a Pechino per consultazioni con Xi, che è stato a Mosca in marzo. In Cina è appena stato l’inviato di Papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, cercando sostegno al tentativo di indurre Mosca al dialogo con Kiev (e viceversa). E spunta l’ipotesi di un incontro a novembre tra Biden e Xi, a margine del Vertice dell’Apec a San Francisco.

Intanto, un’inchiesta del New York Times corrobora l’ipotesi che il missile piombato il 6 settembre sul mercato di Kostiantynivka, nella regione del Donetsk, che causò almeno 16 morti, non sia stato lanciato dai russi – com’era stato detto -, ma sia stato un errore dell’esercito ucraino. Il giornale lo scrive avendo potuto i suoi inviati esaminare “frammenti di missili, immagini satellitari, resoconti di testimoni e post sui social media”.

La notte precedente – raccontano i reporter del NYT – le forze russe avevano bombardato la località dove infuriava una battaglia con attacchi incrociati. Il quotidiano sottolinea che le autorità ucraine impedirono ai giornalisti di “accedere all’area dell’impatto nelle fasi immediatamente successive all’attacco”; ma i suoi inviati sono riusciti a recarsi nell’area e a raccogliere resti dell’ordigno.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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