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Italia-Ue: senza pace con l’Europa, un autunno torrido

Scritto per Toscana Oggi uscito il 14/09/2023 in data 17/09/2023

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L’autunno dell’Ue sarà caldo, quello dell’Italia rischia di essere torrido. Il riscaldamento climatico non c’entra: sono i nodi delle crisi che vengono al pettine. A livello europeo, quella finanziaria, quella dei migranti, l’ondata nazional-populista, la guerra che non accenna a finire e che nessuno cerca davvero di fare finire e le difficoltà che ne conseguono, per inflazione, energia, approvvigionamenti alimentari.

L’Italia, in asfissia di risorse in vista della manovra, si complica la vita nel contesto europeo, alimentando di continuo spunti polemici, invece di cercare il dialogo e la collaborazione. Mentre ancora s’attende il pagamento della terza rata del Pnrr – l’iter amministrativo è agli sgoccioli – e ci s’appresta al negoziato per il rinnovo del Patto di Stabilità – delicatissimo e incerto -, la premier Giorgia Meloni e la sua squadra, specie il suo vice Matteo Salvini, trovano pretesti per ‘attaccar briga’ con Bruxelles, che lascia l’Italia sola sul fronte dei migranti, che ‘ficca il naso’ nei negoziati tra Ita Airways e Lufthansa, che ci penalizza nelle previsioni di crecita.

E Salvini, che pure è stato parlamentare europeo e dovrebbe quindi conoscere l’abc dell’Unione, contesta al commissario europeo Paolo Gentiloni di non agire a tutela degli interessi dell’Italia, quando tutti sanno che i commissari devono guardare all’interesse europeo – a quelli nazionali, pensano i governi e i ministri -.

Ue-Italia: gli amici sbagliati e i nemici pure

Nonostante l’apparente buon rapporto personale tra Meloni e la presidente della Commissione Ursula von de Leyen, le frizioni con le Istituzioni si sommano a quelle con i governi: la Francia è ormai il destinatario privilegiato dei nostri strali; e ci facciamo un vanto che la nostra modesta crescita sia superiore a quella della Germania che arranca, senza badare al fatto che la crisi tedesca frena il nostro export e si riflette in negativo sulla nostra produzione industriale.

Sull’agenda politica dell’autunno Ue, ci sono due –forse tre – date da scrivere in neretto: 15 ottobre, le elezioni politiche in Polonia; 22 novembre, le elezioni politiche in Olanda; e, magari, in una data ancora ipotetica, nuove elezioni politiche in Spagna – dopo il ‘voto al mare’ di luglio, un voto ‘sotto l’albero’ a Natale? -. Appuntamenti cruciali per rimodulare le previsioni sulla prossima legislatura del Parlamento europeo e delle Istituzioni europee, la cui fisionomia sarà decisa dal voto previsto tra il 6 e il 9 giugno 2024 e dal rinnovo della Commissione europea entro il novembre 2024.

C’è l’impressione che l’atteggiamento del governo italiano verso gli interlocutori europei rientri, più che nella tutela degli interessi contingenti, delle manovre in atto a Bruxelles, fra i gruppi politici dell’Assemblea comunitaria, che tastano le prospettive di nuove coalizioni, la cui forza nei numeri andrà poi verificata a voto fatto: l’attuale maggioranza europeista fra popolari, socialisti, verdi e liberali potrebbe essere rimpiazzata da una maggioranza di centro-destra tra popolari e conservatori, meno europeista e, anzi, con venature sovraniste.

A nove mesi dal voto europeo, previsioni e calcoli sono, però, scritti sulla sabbia dell’estate al mare appena finita. Polonia, Olanda ed eventualmente di nuovo Spagna in autunno aggiungeranno tessere al puzzle dell’Ue, che rischia, però, di rimanere incerto fino all’ultimo. E la competizione elettorale crea tensioni nella coalizione al governo: Salvini non molla, per ora, la partner europea xenofoba e sovranista Marine Le Pen, contro cui l’altro vice-premier Antonio Tajani, popolare ed europeista, lancia anatemi; e Meloni deve attendere i risultati polacchi per misurare forza e affidabilità del suo principale alleato politico europeo, il partito ‘Diritto e Giustizia’ attualmente al potere a Varsavia.

La speranza di contare di più domani, in un’Unione meno coesa e più fragile, non deve però indurre a errori oggi. Vendere come successi risultati labili, come l’accordo con la Tunisia sui migranti, o scagliarsi lancia in resta in Parlamento contro i mulini a vento della Bce, rea di fare il suo mestiere, cioè contrastare l’inflazione, non aiuta a risolvere i problemi né oggi né domani.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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