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Ucraina: punto, Zuppi in Cina. Kim in Russia, testacoda diplomatico

Scritto per La Voce e il Tempo uscito il 14/09/2023 in data 15/09/2023 e, in versione diversa, per il Corriere di Saluzzo del 14/09/2023

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Testacoda diplomatico, sulle strade della pace (e della guerra) in Ucraina. Il cardinale Matteo Zuppi giunge in Cina per “continuare a tessere la difficile tela della pace”, dopo le tappe a Kiev, Mosca e Washington. Invece, il presidente nord-coreano Kim Jong-un incontra in Russia il presidente russo Vladimir Putin per barattare armi e munizioni con tecnologia ed aiuti.

L’inviato di Papa Francesco arriva a Pechino da Berlino, dove aveva partecipato all’Incontro ‘L’audacia della pace’ promosso da Sant’Egidio. Il dittatore nord-coreano viaggia sul suo treno blindato personale, che al confine deve sostare per adeguarsi al diverso scartamento dei binari russi.

La missione di Zuppi suscita speranze. Quella di Kim allarma Kiev e l’Occidente. Gli Usa chiedono a Pyongyang di non dare armi a Mosca. C’è il timore che la Corea del Nord ottenga in cambio tecnologie per mettere in orbita satelliti e dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare. Pyongyang ‘celebra’ a modo suo l’incontro Kim – Putin con l’ennesimo lancio di missili balistici.

L’intreccio di contatti segue il Vertice del G20 a New Delhi e avviene mentre il conflitto al fronte ristagna, a parte le reciproche – e spesso letali – gragnuole notturne di missili e droni. Sull’Ucraina, il G20, che imita i Brics e s’allarga, accogliendo nel suo alveo l’Unione africana, partorisce un testo ancora più sfumato di quello varato in Indonesia un anno fa: non condanna la Russia per l’invasione, ma invita tutti gli Stati ad astenersi dall’uso della forza per acquisire territori e a rispettare la Carta dell’Onu.

Una testimonianza d’impotenza e di divisione. Per capire se il G20 di New Delhi è stato un successo o meno sull’Ucraina, basta guardare le reazioni di Mosca, soddisfatta, e di Kiev, furiosa. Nel 2024, la presidenza di turno del Gruppo sarà del Brasile: altro Paese Brics e altro leader, Inacio Luis Lula da Silva, poco incline a fare concessioni all’Occidente e impegnato a costruire un nuovo ordine mondiale dove quello che una volta era il Terzo Mondo conti di più.

Prima di vedere Kim, Putin, che interviene al Forum economico orientale di Vladivostock, replica al segretario di Stato Usa Antony Blinken, secondo cui Kiev tratterebbe, se Mosca mostrasse interesse per la diplomazia: “Per ballare il tango bisogna essere in due”, la frase di Blinken. Putin risponde così: “Se gli Stati Uniti ritengono che l’Ucraina sia pronta per i negoziati, allora facciano annullare il decreto del presidente ucraino che li vieta”.

Ucraina: Zuppi in Cina, quarta tappa della missione diplomatica
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Le tappe della missione di pace del cardinal Zuppi (Fonte: FarodiRoma)

A Pechino, dove resta fino a venerdì, il cardinale Zuppi ha in programma incontri con Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari euroasiatici, mediatore cinese designato nella vicenda ucraina, e il premier Li Qiang. Secondo il Ministero degli Esteri cinese, “la Cina è sempre impegnata a promuovere la pace ed i colloqui ed è disposta a collaborare con tutte le parti per continuare a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere l’allentamento e il raffreddamento della situazione”.

Per la Santa Sede, “la visita costituisce un’altra tappa della missione voluta dal Papa per sostenere iniziative umanitarie e la ricerca di percorsi che possano condurre a una pace giusta”. La Cina ha peso e ruolo cruciali per la pacificazione tra Russia e Ucraina o almeno per l’apertura di trattative.

“Siamo contenti … La preghiera ecumenica interreligiosa è motivo ulteriore per cercare con fiducia il dono della pace, che è un dono per tutti, di tutti e che tutti devono trovare…”: sono parole dell’inviato del Papa, secondo cui la guerra è “un incendio terribile, che non risparmia nessuno”. Francesco lo sprona: “Continuiamo a pregare per la pace …, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini… Non abbiamo paura di divenire ‘mendicanti di pace’… Chiediamo che si aprano vie di pace, soprattutto per la cara e martoriata Ucraina…”.

Ucraina: Kim in Russia, armi per tecnologia
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Russian President Vladimir Putin, center right, and North Korea’s leader Kim Jong Un shake hands during their meeting in Vladivostok, Russia, Thursday, April 25, 2019. A North Korean train presumably carrying North Korean leader Jong Un has departed for Russia for a possible meeting with Russian President Putin, South Korean media said Monday, Sept. 11, 2023. Citing unidentified South Korean government sources, the Chosun Ilbo newspaper reported that the train likely left the North Korean capital of Pyongyang on Sunday evening and that a Kim-Putin meeting is possible as early as Tuesday. (Yuri Kadobnov/Pool Photo via AP, File)

Putin e Kim si sono incontrati nel centro spaziale Vostochny, nell’Amur, estremo oriente russo: prima un caloroso benvenuto, un breve colloquio, un giro turistico delle installazioni spaziali; poi, l’incontro vero e proprio, durato due ore, e uno sfarzoso banchetto, presenti numerosi ministri dall’una e dall’altra parte. Con Kim, viaggia la sorella Kim Yo Jong, assente però ai colloqui.

L’Occidente assiste sul chi vive, ma, intanto, Washington sdogana la cessione all’Ucraina di armi all’uranio impoverito e mette la sordina al fatto che il primo a legittimare il dittatore nord-coreano fu Donald Trump, che, senza ottenere nulla, lo incontrò tre volte durante la sua presidenza e mise addirittura piede sul territorio nord-coreano.

Invece, in cambio del sopralluogo su un sito di assemblaggio e lancio di razzi russi e dell’impegno a fornirgli tecnologia spaziale, Kim avalla l’invasione dell’Ucraina – “una guerra sacra”: la Russia “difende la sua sovranità” – e si colloca al fianco di Putin “contro l’imperialismo”. Il dittatore brinda “a nuove vittorie” per la Russia, mentre Putin alza il calice al “rafforzamento della cooperazione” e alle ”prospettive di cooperazione militare” tra i due Paesi.

A Vladivostock, Putin aveva pure fatto irruzione nella campagna elettorale per Usa 2024. Per lui, Trump, candidato alla nomination repubblicana, è “perseguitato” dalle inchieste giudiziarie: “Quello che sta accadendo negli Usa … dimostra il marciume del sistema politico americano, che non può reclamare il diritto di insegnare la democrazia ad altri. Tutto quello che accade a Trump è una persecuzione politicamente motivata”.

G20: il Vertice di New Delhi conferma la crisi della governance mondiale
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Un momento dei lavori del Vertice del G20 a New Delhi (Fonte. UNDRR)

Della testimonianza d’impotenza e divisione data dal G20 abbiamo già detto. Del resto, il Gruppo, che adesso rappresenta i due terzi della popolazione e del commercio mondiali e oltre l’80% del Pil, non ha una storia d’efficienza e risultati: creato nel 1999 con vocazione economica, di fronte alla già percepita inadeguatezza del G7, vivacchiò fin quando, tra il 2008 e il 2009, due presidenti Usa, George W. Bush e Barack Obama, non provarono ad affidargli la risposta alla gravissima crisi economico-finanziaria di quel momento: missione fallita e ritorno al piccolo cabotaggio, riunioni quasi senza impatto.

Domenica 10 settembre, quando il premier indiano Narenda Modi ha chiuso il G20 di New Delhi ed ha passato il martelletto di legno del presidente delle riunioni a Lula, il presidente brasiliano ha subito annunciato che inviterà Putin al Vertice di Rio de Janeiro, assicurando che nessuno lo arresterà in Brasile, nonostante il mandato d’arresto emesso a marzo dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra contro l’umanità. Eppure il Brasile come l’India e il SudAfrica che ospitò ad agosto il Vertice dei Brics, riconosce la Corte dell’Aia.

Il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov, che, assente Putin, guidava la delegazione russa, definisce il G20 un successo: “Siamo riusciti a sventare il tentativo dell’Occidente di ‘ucrainizzare’ l’agenda del vertice”, ha detto Lavrov a lavori conclusi – un risultato già conseguito a priori, quando Modi aveva deciso di non invitare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky -.

Mykhailo Podolyak, capo consigliere del presidente ucraino, polemizza su Twitter con Lula: “Perché sentire il bisogno di regole se le si vuole infrangerle in nome di uno scandaloso populismo? Il presidente brasiliano è l’autore di una neo/realpolitik: rompere tutto quello che si può. Oppure lunga vita al caos per il bene degli assassini russi!”.

Mentre i leader erano riuniti, Mosca – quasi una provocazione – ha organizzato nei territori occupati elezioni amministrative (non riconosciute dalla comunità internazionale). Ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, unico mediatore fra Russia e Ucraina che abbia finora ottenuto risultati, invita “a non emarginare Mosca sul grano”: Erdogan spera ancora di ravvivare la ‘pace dei cereali’ durata un anno e denunciata dai russi a luglio.

Aprendo in prospettiva un altro contenzioso, non solo con l’Occidente, ma con i Grandi del Mondo di tutte le tendenze, Lula inoltre osserva che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha bisogno di Paesi in via di sviluppo tra i suoi membri permanenti e non permanenti per ritrovare una forza politica: “Viviamo in un mondo dove la ricchezza è sempre più concentrata, dove milioni di esseri umani soffrono la fame, dove lo sviluppo sostenibile è minacciato, dove le istituzioni internazionali riflettono ancora la realtà della metà del secolo scorso”.

L?Ucraina, ma non solo, fra i punti deboli del G20. Per il presidente francese Emmanuel Macron sono ‘insufficienti’ le conclusioni sul clima: “Dobbiamo tutti eliminare gradualmente il carbone, molto più rapidamente di quanto facciamo oggi”, ha detto il capo dell’Eliseo.

Il Vertice è stato, come sempre, l’occasione di un intreccio di contatti bilaterali, fra cui, per l’Italia, rilevante quello della premier Giorgia Meloni con il premier cinese Li Qiang, che ha anche incontrato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, in vista di un Vertice Ue – Cina. Meloni cammina sul filo di mantenere buone relazioni economiche e commerciali con Pechino, senza però rinnovare l’accordo esistente sulla Nuova Via della Seta.

Al di là dei toni trionfalistici – scontati – del Paese organizzatore e positivi di molti dei protagonisti, il G20 indiano conferma l’inefficienza delle attuali Istituzioni della governance mondiale, a partire dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu fino al binomio teoricamente complementare G7 / G20, passando per i vari organismi regionali, quale che ne sia la vocazione, l’Ue, la Nato, i Brics, la Sco (l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai).

Il tema dell’invasione dell’Ucraina è molto divisivo nel gruppo delle principali economie sviluppate ed emergenti. Ma se è comprensibile che su questo punto il G20 si sia – calcisticamente parlando – “rifugiato in corner”, non è neppure giunto a decisioni operative sui temi a lui peculiari, l’economia e lo sviluppo, e neppure sulla cooperazione contro il riscaldamento globale.

L’assenza di Putin non è stata sorprendente – dopo l’inizio del conflitto i Ucraina, il leader russo è stato raramente presente gli appuntamenti internazionali -. Quella del presidente cinese Xi Jinping è, invece, più difficile da spiegare – Xi non aveva mai mancato un G20 da quando è al potere -: se fosse una mossa in funzione anti-indiana, sarebbe in contrasto con l’intesa fra i giganti demografici del nostro Pianeta emersa nel contesto dei Brics; forse, nasce dall’imbarazzo d’un possibile incontro con il presidente Usa Biden, che dall’India ha raggiunto il Vietnam, ultimo tassello del suo disegno di ‘accerchiamento’ della Cina nel Pacifico.

Proprio mentre Biden era diretto ad Hanoi, media Usa rivelavano l’esistenza di piani segreti per la fornitura alla Russia di armi vietnamite, in violazione delle sanzioni conseguenti all’invasione dell’Ucraina.

A dispetto della delusione di Kiev, la premier italiana Giorgia Meloni difende la validità del testo sull’Ucraina approvato. “All’inizio del Vertice qualcuno temeva e qualcuno sperava che non si raggiungesse una conclusione.L’essere arrivati a una dichiarazione comune significa che sono stati fatti passi avanti significativi”, in quanto “la dichiarazione fa esplicito riferimento alle risoluzioni dell’Onu di condanna dell’aggressione all’Ucraina da parte della Russia”. Mosca avrebbe sottoscritto le conclusioni “per evitare l’isolamento”: “Tutti gli altri erano su una posizione diversa. Quindi, … considero ottima la conclusione di questo G20. Non vedo passi indietro, rispetto allo scorso anno, quando già le conclusioni del G20 furono considerate un piccolo miracolo diplomatico…”.

Guardando al futuro, Lula indica le priorità della presidenza brasiliana basate su tre punti principali: “l’inclusione sociale e la lotta contro la fame”; “la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile”; e “la riforma della governance del sistema delle istituzioni globali”. Tre priorità incluse “nel motto della presidenza brasiliana, ‘Costruire un mondo giusto e un pianeta sostenibile'”.

Un programma complesso e ambizioso, su cui pesano le incognite del conflitto in Ucraina – dovesse trascinarsi per un altro anno -, dell’impegno della Cina nel G20 e delle fibrillazioni degli Usa nell’anno delle elezioni.

 

 

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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