Non è mai buon segno quando un media ‘fa notizia’, invece di dare notizie. Questa volta, accade nella Contea di Marion, a nord di Wichita, in Kansas: lì, da 154 anni esce il Marion County Record, un settimanale che diffonde circa 4000 copie a numero – mica poche, visto che il capoluogo fa solo 2000 abitanti -. Una storia che pare uscita dalle cronache della conquista del West: dove i pionieri, o la ferrovia, arrivavano, nasceva una cittadina, il drugstore, il saloon, il bordello e un giornale, insieme e qualche volta prima dello sceriffo e del dottore.
Il Record, un’azienda di famiglia, è l’inatteso protagonista di uno scontro sul rispetto della libertà d’espressione garantita dal primo emendamento della Costituzione statunitense, dopo che le forze dell’ordine hanno perquisito la sua redazione e sequestrato computer e telefonini, server e modem. S’è aggiunto un tocco di dramma: il giorno dopo l’irruzione degli agenti, l’anziana madre di uno degli editori è morta, stroncata – s’è detto – a 98 anni dall’emozione e dal trambusto.
Sono state pure perquisite, quel venerdì 11 agosto, la casa di uno dei co-proprietari e la residenza d’una consigliera comunale. Pochi giorni dopo, il 16 agosto, un giudice ha ordinato la restituzione del materiale sequestrato, non avendo riscontrato elementi che giustificassero l’iniziativa da parte della polizia.
Il caso del Record, i precedenti, l’eco nazionale
La perquisizione della sede di un organo di stampa è estremamente rara negli Stati Uniti. Il caso più recente citato dai media Usa è il raid nel 2019 a casa di un giornalista freelance di San Francisco, Brian Carmody, che stava seguendo il caso della morte di Jeff Adachi, un avvocato ‘pro bono’ molto conosciuto.
L’irruzione nella redazione del Record ha avuto eco nazionale negli Stati Uniti. I grandi media, dall’Ap alla Cnn, dal New York Times al Washington Post, se ne sono occupati e se ne occupano; persino la Casa Bianca fa sapere di seguirlo da vicino. La vicenda pone questioni costituzionali e suscita proteste per abuso di autorità che hanno attraversato tutta l’Unione.
Secondo Eric Meyer, co-proprietario e co-editore della testata, la perquisizione era stata innescata da un articolo su un imprenditore locale, Kari Newell, che, stando a quanto riferito dalla Cnn, avrebbe cacciato da un suo esercizio lo stesso Meyer e una cronista, Phyllis Zorb, che stava raccogliendo informazioni su una soffiata ricevuta, secondo cui Newelll guidava senza patente, dopo essere stato coinvolto in un incidente nel 2008.
Newell sostiene che il Record ha illegalmente usato le sue credenziali per ottenere informazioni che dovevano essere disponibili solo a forze dell’ordine, investigatori privati e compagnie assicurative. La polizia si limita a riferire di stare lavorando su un caso di “furto d’identità”.
Ma pare che non corresse buon sangue neppure tra il nuovo sceriffo, Gideon Cody, e un’altra cronista del Record, Deb Gruver, che aveva avuto informazioni sui suoi trascorsi professionali poco brillanti. Ad aprile, una telefonata fra i due s’era conclusa in modo burrascoso.
L’azione della polizia è comunque apparsa, a molti importanti media Usa, sproporzionata. Se Meyer afferma che “non s’è mai visto nulla del genere, mai in America”, lo sceriffo dice che molto deve ancora saltare fuori. Ma Meyer non intende mollare né il giornale né la notizia: “Non lasceremo che una tradizione di 154 anni di pubblicazioni settimanali svanisca solo perché qualche poliziotto ci ha fatto questo”.
L’attacco al Record avviene – notano i grandi quotidiani – mentre il declino dei giornali Usa locali attenua l’attenzione delle autorità. Inoltre, politici estremisti a destra e a sinistra attaccano i media perché non dicono la verità, nella scia di quanto fa da anni Donald Trump: secondo lui, la stampa “è nemica del popolo”.
Cresce la preoccupazione che la svolta demagogica in atto da anni nella politica statunitense possa innescare minacce per la libertà di stampa e la libertà di espressione, proprio nel momento in cui, quasi per assurdo, i sostenitori di Trump invocano il primo emendamento per denunciare come infondate le accuse mossegli di avere sobillato con i suoi proclami la presa del Campidoglio il 6 gennaio 2021.
La Freedom of the Press Foundation ritiene che l’irruzione della polizia nella sede del Record violi la legge e sia “l’ultimo esempio di come le forze dell’ordine minaccino la stampa negli Usa in modi in passato associati a regimi autoritari”.