Se si guarda alla linea del fronte, il conflitto in Ucraina pare cristallizzato: da una settimana all’altra, da un mese all’altro, ormai da quasi un anno – sui 18 mesi dall’inizio dell’invasione -, i movimenti sul terreno sono marginali, una città caduta, dei villaggi riconquistati. Eppure, ogni giorno, al fronte vi sono caduti, a decine, talora a centinaia. Se le stime delle intelligence occidentali sono corrette – mezzo milione di perdite globali, più russe che ucraine –, è una media di mille al giorno.
Ad agosto, il fronte bellico ucraino è rimasto statico. La controffensiva di Kiev non sfonda, almeno finora: i bollettini di guerra si riducono ad attacchi di droni reciproci; quelli ucraini sostanzialmente dimostrativi in territorio russo; quelli russi spesso letali per i civili ucraini. Il fronte interno russo, invece, ha avuto un forte scossone, con la morte, probabilmente l’uccisione, di Evgheny Prigozhin, il capo dei mercenari della Wagner, che a fine giugno aveva sfidato il presidente Vladimir Putin, tentando una marcia su Mosca (abortita).
Il fronte diplomatico internazionale è ricco di fermenti. Il Vertice dei Brics a Johannesburg segna l’allargamento del gruppo – da cinque a 11 Paesi – e rilancia la ricerca di un nuovo ordine mondiale. Il Vertice del G20 di New Delhi, il 9 e 10 settembre, nasce fra le polemiche per il mancato invito all’Ucraina – la Russia è membro del gruppo e ci sarà -: l’India, che ha la presidenza di turno, vuole che il conflitto non domini l’incontro.
Ucraina: Zelensky, Putin, Papa Francesco
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky apre a “una soluzione politica”, piuttosto che militare, sulla Crimea, annessa da Mosca nel 2014 e che Kiev rivendica. In un’intervista, dice: “Quando saremo” ai confini della penisola, “penso che sarà possibile forzare la Russia a smilitarizzarla”.
Il russo Putin si appresta a ricevere, proprio in Crimea, ma a Sochi, costa inequivocabilmente russa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – l’incontro avverrà la prossima settimana -. Si parlerà della ‘pace del grano’, da cui la Russia è uscita: Erdogan – dicono fonti turche – mira a “contribuire a prevenire una crisi alimentare globale”.
E, davanti alla stasi del conflitto, l’Unione europea, secondo Politico, ipotizza iniziative per la pace in Ucraina a settembre. Kiev – osserva il Washington Post, dal punto di vista statunitense – sta esaurendo le opzioni per recuperare significative porzioni del territorio occupato e “cresce l’ansia che lo stallo al fronte possa erodere il sostegno internazionale”. In chiave Usa 2024, i repubblicani mostrano crescente insofferenza per l’impegno pro – Ucraina dell’Amministrazione Biden.
Quanto al Vaticano, gli sforzi di pace di Papa Francesco sono senza posa (ma restano anche senza eco). Invita i giovani cattolici russi “a spargere semi di riconciliazione, che non germoglieranno ora, in questo inverno di guerra, nel terreno ghiacciato, ma che fioriranno in una futura primavera”. E chiede ai giornalisti di tutto il Mondo di dare “spazio alle voci di pace, a chi si impegna per porre fine a questo come a tanti altri conflitti, a chi non si arrende alla logica ‘cainista’ della guerra, ma continua a credere, nonostante tutto, alla logica della pace, del dialogo, della diplomazia”.
Di qui in avanti, crasi di https://www.giampierogramaglia.eu/2023/08/29/ucraina-punto-zelensky-crimea/ e https://www.giampierogramaglia.eu/2023/08/25/brics-prigozhin-fermenti/ .