Media Duemila, 40 anni dopo – Quarant’anni, ma è come se fossero 400. Le innovazioni tecnologiche avvenute tra il momento dell’intuizione di Giovanni Giovannini, che nel 1983 fece nascere una rivista che doveva “raccontare il futuro”, e i giorni nostri sono senz’altro confrontabili con quelle – lente e faticose -succedutesi tra l’introduzione della stampa in Europa, alla metà del XV Secolo, e la seconda metà del XX Secolo.
Quando Giovannini scriveva la prima edizione di ‘Dalla selce al silicio’, uscita nel 1984, i computer nelle redazioni italiane erano una rarità, ed erano spesso accolti con ostilità, internet era ancora ignoto al grande pubblico e tutto il resto – le mail, i social, l’interazione, i citizen journalists e il data journalism, il superamento dell’intermediazione – era di là da venire.
Quarant’anni dopo, il passato di Media Duemila ha già profondità e stratificazioni da archeologi dell’innovazione. Ma il futuro resta una dimensione infinitamente più grande, misteriosa, affascinante da esplorare e raccontare.
Media Duemila, evoluzione e continuità
Nel tempo, la rivista ha cambiato pelle e stile. Ma l’intuizione originale del suo fondatore resta validissima: vedere venire il futuro senza aspettarlo, capire in anticipo quel che sta per accadere (così da non subire le novità, ma essere pronti a utilizzarle a buon fine), vivere nella conoscenza dello ieri e nella scoperta del domani.
Credo di essere uno dei pochi, forse l’unico, rimasto costantemente vicino a Media Duemila dall’inizio a oggi, da quando, cioè, per tramite dell’allora direttore dell’ANSA Sergio Lepri, conobbi Giovannini, allora presidente dell’ANSA, che cercava un collaboratore da Bruxelles. E sono orgoglioso di questa vicinanza, nel segno del ricordo e dell’affetto per Giovannini e Lepri, maestri di curiosità, chiarezza, onestà intellettuale, stimmate del giornalista del passato, del presente e del futuro.