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Ucraina: punto, controffensiva a rilento, sforzi di pace in stallo

Scritto il 23/06/2023

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L’Unione europea adotta l’11° pacchetto di sanzioni anti-Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, uno ogni sette settimane in media. Ed il Pentagono scopre, nelle pieghe del bilancio, un tesoretto di sei miliardi di dollari che possono ancora essere spesi in aiuti militari – in pratica, avevano calcolato il valore delle armi mandate a Kiev come se fossero nuove e non usate -.

A Londra si torna a parlare di ricostruzione – il grande business prossimo venturo -, ma sì è ancora nella fase della distruzione, Il premier ucraino Denys Shmyhal osserva che mancano circa 6 miliardi “per coprire i bisogni immediati”, esclusi gli aiuti militari: Kiev necessita di oltre 14 miliardi; 3,3 sono già messi a bilancio; 4,3 sono stati promessi dai partner internazionali; il segretario di Stato Usa Antony Blinken ne offre 1,3 in più; il resto va ancora trovato.

E intanto il presidente ucraino Vlodymyr Zelensky  mette in guardia contro un “attacco terroristico” russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che è sotto controllo russo dall’inizio dell’invasione, dopo il sabotaggio della diga di Kakhovka. Missili ucraini di fabbricazione britannica colpiscono e danneggiano il punte di Chongar, che collega la regione di Kherson, occupata dai russi, alla Crimea e che viene utilizzato dai russi per trasportare armamenti pesanti verso Zaporizhzhia e Melitopol.

Ma il dato saliente dell’ultima settimana è che la controffensiva ucraina “non soddisfa le aspettative su nessun fronte”, almeno nelle fasi iniziali, riferiscono alla Cnn fonti militari Usa. Le forze russe, che hanno avuto vari mesi per fortificare le proprie posizioni, oppongono una resistenza maggiore del previsto; e il presidente russo Vladimir Putin annuncia lo schieramento di missili Sarmat, che hanno capacità nucleare.

Parlando a Londra, Zelensky ammette che la controffensiva non sta dando risultati immediati ed è più lenta delle attese. E Shmyhal conferma che la riconquista dei territori occupati è lenta e “richiederà tempo”, anche perché l’esercito è rallentato dai campi minati e dai trinceramenti predisposti dai russi. In due settimane di attività militari, l’Ucraina ha liberato solo otto villaggi, nonostante decine di scontri ogni giorni nel Sud-Est del Paese. In particolare nelle aree di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka, nel Donetsk.

E’ nei cieli che lo squilibrio di forze è più evidente. In attesa, se mai arriveranno, dei caccia Nato, l’aeronautica ucraina dispone di SU-25 di era sovietica, che risalgono agli Anni Ottanta e che sono regolarmente sopraffatti dagli Su-35 russi, dotati di una tecnologia più moderna. Fin quando Mosca ha la superiorità aerea, è difficile per Kiev avanzare.

La preparazione del Vertice della Nato a Vilnius l’11 e 12 luglio
Su questo sfondo strategico-tattico s’intrecciano le diplomazie di pace e la preparazione del Vertice della Nato a Vilnius, l’11 e 12 luglio: si parlerà dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica, tema controverso e che, in ogni caso, presuppone la fine del conflitto, perché, finché è in guerra, sia pure per difendersi da un’aggressione, l’Ucraina non può entrare nella Nato.

Secondo Le Monde, il governo francese sta interrogandosi sulla possibilità che Kiev aderisca all’Alleanza: una eventualità finora esclusa da Parigi, Berlino e Washington, ma sostenuta da Paesi dell’Europa centrale come la Polonia e i Baltici. Il cambio di rotta francese, se confermato, avrebbe lo scopo di aumentare la pressione sulla Russia, mentre la controffensiva ucraina incontra difficoltà.

L’ingresso di Kiev nell’Alleanza, dopo la fine del conflitto, servirebbe ad evitare ulteriori minacce da parte di Mosca. Ma Biden frena sull’ingresso di Kiev nella Nato: “L’Ucraina – dice – deve rispettare gli stessi standard degli altri Paesi”, mentre si torna a parlare del cancro della corruzione che mina gli apparati pubblici ucraini.

C’è poi da sciogliere il nodo dell’adesione della Svezia, ancora bloccata dalle riserve della Turchia. E il ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin ha avviato una consultazione pubblica sull’ingresso del Paese alla Nato, a causa del mutato panorama geopolitico dopo l’invasione russa. Secondo Martin, l’Irlanda non deve “sottrarsi alle proprie responsabilità”: Dublino potrebbe, così, apprestarsi ad abbandonare la sua storica neutralità.

Ursula Von der Layen, presidente della Commissione europea, annuncia altri 50 miliardi d’aiuti Ue per l’Ucraina, la cui pratica di adesione all’Unione va avanti. La Commissione farà rapporto ai 27 ad ottobre.

Incominciano a delinearsi dialettiche di politica interna in vista delle elezioni presidenziali in Russia e in Ucraina, oltre che negli Usa, nel 2024. Un sondaggio del KIIS, centro di ricerca ucraino, dice che il 69% degli ucraini scioglierebbe il Parlamento a guerra finita, il 47% vuole un nuovo governo, il 23% un altro presidente al posto di Volodymyr Zelensky, il 19% lascerebbe tutto com’è. I dati sono molto omogenei nelle diverse Regioni.

Mosca, dal canto suo, prova a rafforzare la propria presa sui 4 territori annessi lo scorso anno, annunciandovi elezioni locali il 10 settembre.

Il fronte della pace, mosse dal Brasile e dall’Africa
Sul fronte della ricerca della pace, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva Lula sollecita l’appoggio del Vaticano, la cui azione prosegue sotto traccia: “Papa Francesco – dice Lula , dopo avergli fatto visita – è molto interessato a porre fine alla guerra in Ucraina”. Ma finora non si va molto oltre i gesti caritatevoli e umanitari: l’elemosiniere del Pontefice Konrad Krajewski sta compiendo la sua sesta missione in Ucraina, questa volta per portare conforto alla popolazione intorno alla diga di Khakovka.

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, apre spiragli a soluzioni diplomatiche, annunciando che alcune idee – senza però dire quali – “potrebbero funzionare”. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, fa sapere che Mosca è interessata a discutere ogni opzione. Ma Putin rinfocola i timori di un allargamento del conflitto: “La Nato si lascia trascinare in guerra”.

Bombe russe cadono su Kiev durante la visita del presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, presidente di turno dei Brics, in missione per illustrare un piano di pace di alcuni leader africani, prima a Zelensky, poi a Putin. Gli attacchi aerei non rasserenano gli animi: “Un messaggio chiaro alla missione di pace”, commenta il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. E Zelensky boccia la ‘pace africana’: “Vogliono solo sospendere il mandato di arresto per Putin” della Corte penale internazionale dell’Aia. Putin deve recarsi in SudAfrica a fine agosto per il Vertice dei Brics.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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