Il Settimanale 2023 4 – Carlotta Desario, classe ’99, originaria di Chieti e studentessa di Editoria e Scrittura all’Università di Roma La Sapienza, il 29 aprile ha esordito con il suo primo romanzo breve, Ortica. Il libro è stato pubblicato dalla casa editrice abruzzese Il Viandante ed è stato portato il 19 maggio al Salone del Libro di Torino per il firmacopie. “Mi aspetto caos, libri ed editori prorompenti”, ci aveva rivelato la giovane autrice in vista della giornata torinese; ed è quello che poi, effettivamente, ha trovato: “in particolare tanto caos”, ha confermato.
Ortica è un racconto epistolare costituito dallo scambio di lettere tra Tea e sua madre e da quello tra Marta e una dottoressa, intervallato da flussi di emozioni e pensieri di Tea. Il suo destino e quello di Marta, le due protagoniste, si intrecciano quando si ritrovano a condividere la vita in carcere.
In una delle biblioteche della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Sapienza, Carlotta ci racconta questa sua prima esperienza da autrice.
D – C’è stato un momento preciso in cui ti sei detta “devo scrivere un libro”?
“Ho sempre scritto tanto, anche molto male. Durante la mia adolescenza scrivevo poesie in ogni momento. Poi, però, ho vinto un concorso con la mia casa editrice che mi dava la possibilità di scrivere il mio primo libro di narrativa. Ero felice e spaventata. La narrativa è una grande sfida, specialmente oggi”.
D – Cosa ti ha spinto a parlare della tematica?
“Se per tematica s’intende il carcere, allora dico che è per un grande interesse. Ho avuto la possibilità di avvicinarmi all’ambiente grazie a un breve periodo lavorativo nel 2022. Poi mi sono informata tanto. Ho letto storie, vite. L’intento non è mai stato quello di dare un tono sentimentalista a un ambiente che reprime tutti i sentimenti umani. Il carcere è il luogo mentale e fisico in cui le mie protagoniste sopravvivono. La brevità del romanzo è anche dovuta a questo. Non sarebbe stato corretto, secondo me, sviscerare troppo un’esperienza che non ho vissuto sulla mia pelle”,
D – Quanto di te troviamo nei personaggi?
“Non conosco un modo per allontanarmi da me stessa nella scrittura. È il momento in cui sono più Carlotta”.
D – Quanto c’è di reale e quanto di fantasia nel romanzo?
“È tutto immaginato. Ma credo che l’umanità delle protagoniste sia più che reale”.
D – C’è stato un libro in particolare che ti ha ispirato?
“Purtroppo faccio fatica a ricordare i libri che leggo. Ricordo le emozioni che mi fanno provare. I titoli invece volano via.”
D – Il tuo scrittore preferito?
“Tante scrittrici. In questo momento sono estremamente ammaliata dalla forza e dalla grande esperienza di Dacia Maraini”.
D – Cosa significa per te questo libro?
“Un modo per capire come scrivere il prossimo”.
Perché ‘Ortica’?
“Leggere per capire. Il tema botanico è ricorrente fino alla fine. Ortica deriva da ‘uro, uris, urere’, che significa ‘bruciare, dare fuoco’. Io ci vedo dolore e vita. Ma credo si comprenda solo alla fine del libro”.
Ante Meridiem, Chiara Impallari, Sofia Modenini, Francesca Palaia, Chiara Rivière