Il Settimanale 2023 4 – “È come lottare contro i mulini a vento”: le parole di Melina Vitale, fondatrice dell’Onlus ADLA Rifugio La Fenice (Napoli, via Virginia Woolf 131) sulle difficoltà quotidiane nella lotta al randagismo. L’abbiamo intervistata per farci raccontare come si prende cura dei cani abbandonati.
D – Perché ha aperto il rifugio?
Amo gli animali da sempre, così ho iniziato a raccogliere i primi randagi, capendo che il randagismo si poteva debellare con la sterilizzazione. All’inizio li sistemavo in ricoveri di fortuna, poi con altri nel 1996 abbiamo fondato l’associazione ADLA (Associazione Difesa Libertà Animali). Cercando un rifugio, abbiamo avuto difficoltà, perché i privati chiedevano cifre assurde. Poi il Comune ci ha trovato una stalla abbandonata: a quanto pare la camorra la considerava roba sua, perché ci cacciarono con le pistole. Dopo ci siamo stabiliti nella nostra sede attuale, ottenendo il comodato d’uso, grazie all’assessore Casimiro Monti, che prese a cuore la nostra causa. Ora siamo anche una Onlus: alcuni sono andati via, ma io sono sempre rimasta, nonostante i sacrifici. Sono 24 anni che andiamo avanti. In passato ci avevano tolto il comodato d’uso, ma ora è tutto legalizzato.
D – Quali sono le maggiori difficoltà? Ci sono dei volontari?
Pochi e vogliono essere pagati. Al centro abbiamo inoltre una veterinaria che chiede il minimo per le spese. In pandemia avevamo 250 cani, mentre oggi 130 grazie alle adozioni. Le spese sono tante, uso la mia pensione per coprirle, ma i debiti sono troppi.

D – Denunciate chi abbandona?
All’inizio sì, ora non più. Le autorità non ci hanno mai aiutati: “Con gli assassini in giro, a chi importa del cane abbandonato?”. Non conoscono nemmeno le leggi attuali sulla protezione animale… La mia priorità è dare asilo al cane che ha bisogno: quanti ne lasciano per strada di vecchi e addirittura anche malati! Gli abbandoni, poi, aumentano in tutti i periodi di vacanza. Una signora voleva scambiare un cane anziano con un cucciolo.
D – Come funzionano le adozioni?
Le volontarie di zona ci aiutano con il pre-affido, anche fuori Napoli. Chiediamo i dati alla famiglia e poi una volontaria controlla la casa, parla con gli adottanti e ne valuta l’idoneità. Chiede anche se possono pagare le spese veterinarie: a volte, hanno riportato un cane perché non potevano permettersi le cure. Non affidiamo né ad anziani, né a famiglie con bimbi troppo piccoli per evitare che il cane venga abbandonato di nuovo. In passato affidavamo anche a famiglie con bambini autistici: ci hanno riportato i cuccioli con gli arti rotti a causa di una crisi del bimbo. In questi casi consigliamo la pet therapy.
D – E le istituzioni?
Non riceviamo alcun aiuto dalle istituzioni, nemmeno il Comune ci aiuta con il reperimento del cibo per i cani; però, ci ha messo una fontana fuori per l’acqua e la pulizia.
D – Cosa ne pensa degli allevamenti di cani?
C’è un commercio assurdo e molti cani si ammalano proprio per come vengono trasportati. Per quanto ci riguarda quando affidiamo un cucciolo, lo prendiamo dalla strada, non conosciamo il suo passato. Infatti, dico sempre: “Voi non adottate un cane, salvate un’anima da un canile”. Per me la vita non si compra, si regala.
La Bussola, Dominga Dimauro, Simona Ianuale, Antonio Sepe, Claudia Trotta