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Il Settimanale 2023 1 – Il sol dell’avvenire di Moretti sorgerà a Cannes

Scritto per il Settimanale 2023 1 della classe di Agenzie e Nuovi Media del cdl in Editoria e Scrittura della Facoltà di Lettere della Sapienza, edizione del 30/04/2023

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Il Settimanale 2023 1 – Nanni Moretti è tornato al cinema il 20 aprile con il suo ultimo film, Il sol dell’avvenire, richiamando l’attenzione e la curiosità del pubblico italiano. Era il 2001 quando La stanza del figlio si aggiudicava la Palma d’oro al Festival di Cannes e, a distanza di 22 anni, il regista si ripresenta in gara, sperando in una conquista e in un altro trionfo del cinema italiano in Europa.

Tra ironia e malinconia, Il sol dell’avvenire si presenta come un viaggio nostalgico e disincantato nell’Italia del 1956 e negli ideali politici allora sostenuti dalla fazione comunista. Moretti mette sullo sfondo i tragici fatti d’Ungheria e si concentra sulla risposta del partito comunista italiano alla politica repressiva attuata dall’Unione Sovietica.

Il film, però, non parla solo di storia ma soprattutto di cinema come metafora ed espressione della vita. Attraverso la tecnica del film nel film, chiaro riferimento a di Fellini, Moretti si cala nella scena come Giovanni, suo alter ego, regista protagonista intento a girare un nuovo film insieme alla moglie Paola (Margherita Buy), produttrice cinematografica.

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L’insegna del cinema dove si proietta il film di Moretti (Foto: lo Sguardo)

La loro storia si intreccia con quella dei personaggi del film che Giovanni sta girando, i cui protagonisti sono Orlando, segretario della sezione Gramsci del Pci (Silvio Orlando) e la compagna Vera (Barbora Bobulova), entrambi impegnati a capire come reagire all’invio dei carri armati sovietici a Budapest.

Il tutto coincide con l’arrivo in città di un circo ungherese che metaforicamente rappresenta la difficoltà degli italiani nel prendere una posizione a favore o contro l’operato russo in Ungheria.

La parola crisi è sicuramente una delle chiavi di lettura del film: il periodo di crisi storica, infatti, si intreccia alla vita professionale e personale del regista, che si ritrova ad affrontare la separazione dalla moglie, sua collaboratrice e ispiratrice, e la presa di coscienza di un tempo presente troppo distante da quel passato di cui sente di fare ancora parte. Il risultato è quello di un film che vuole essere drammatico, ma che si serve di quell’ironia e di quella satira tipicamente morettiane.

Il pubblico più attento non farà a meno di notare i riferimenti alla filmografia di Moretti così come le tante citazioni con cui il regista vuole ricordare e celebrare l’intramontabile cinema cult. Da Fellini con la Dolce vita, 8½ e Amarcord, si passa a Taxi driver di Martin Scorsese e ad Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora d’eccezione che vuole ricordare le grandi voci della musica italiana e internazionale, come Franco Battiato, Aretha Franklin e Fabrizio De André.

Non manca inoltre il riferimento tragicomico alla piattaforma Netflix, come rappresentanza di un cinema ormai senz’anima. Moretti, con Il sol dell’avvenire, va “controcorrente”, continuando a fare film per il cinema e per gli spettatori in sala. Il suo sguardo esistenzialista si ritrova nella messa in scena di un film moderno ma che vuole essere ‘antico’, attingendo a un passato che vale la pena ricordare.

Lo Sguardo, Alessandro Casagrande, Arianna Criscione, Adriana Guerriero, Giorgia Rosi

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Il Settimanale 2023 1 – Moretti da 8 ½: Il sol dell’avvenire va a Cannes

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Nanni Moretti alla presentazione del film il 21 aprile al cinema Lux di Roma (Fonte: MutAzione)

Il sol dell’avvenire è il titolo del nuovo di film di Nanni Moretti, in sala dal 20 aprile. La pellicola approderà alla 76a edizione del Festival di Cannes, prevista dal 16 al 27
maggio. In gara anche altri due registi italiani, Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher.

L’ultima Palma d’oro vinta dagli italiani risale al 2001 e a conquistarla fu proprio Nanni Moretti con La stanza del figlio. Dopo ben 22 anni il regista, per l’ottava volta a
Cannes, ci dà modo di credere in una nuova alba per il cinema italiano. Come racconta nel film, c’è speranza per l’avvenire.

Il sol dell’avvenire è Nanni Moretti allo stato puro. Sfruttando la tecnica
meta-cinematografica, il regista mette in scena se stesso e il suo cinema. La pellicola segue
Giovanni (Nanni Moretti) nella realizzazione di un film ambientato a Roma nel ’56, alla
vigilia dell’intervento sovietico in Ungheria. Protagonisti della storia sono due coniugi
militanti del Pci (Silvio Orlando e Barbora Bobulova) che invitano nella Capitale il circo
ungherese Budavari. Già, Budavari! L’avversario del protagonista in Palombella rossa
(1989). E come non pensare a Bianca (1984) quando il regista inveisce ripetutamente contro gli zoccoli della sua attrice.

Uno sguardo nostalgico al passato, ma non solo al proprio. Indelebile, non solo nei nostri
cuori, è infatti la presenza del maestro Federico Fellini. Il film si apre con una citazione da
Intervista e si chiude con la gioiosa sfilata dei personaggi dell’universo Moretti, proprio
come nel concitato circo finale di 8 ½. E come non commuoversi alla vista, nel corso del
film, di due giovani innamorati che si baciano ingenuamente di fronte ad una scena de La
dolce vita. Ma Moretti fa un passo in più, facendoci riabbracciare Fellini anche nella trama.

Proprio come Guido Anselmi (), Giovanni è un regista in crisi: prima viene lasciato dalla
moglie (Margherita Buy), poi i produttori gli tagliano i fondi per continuare le riprese.
Netflix vorrebbe acquistare il film, ma manca la scena “what the fuck”, quella che
sconvolge lo spettatore. La crisi per il protagonista è anche creativa: per vendere dovrebbe
girare un thriller come quello che sta producendo la moglie, ricco di sparatorie e colpi di
scena.

Ma Nanni e il suo alter-ego non cedono. Giovanni riscrive “tarantinianamente” la storia,
facendo schierare un po’ in anticipo il leader del Pci Palmiro Togliatti contro l’Urss. Di fronte all’altra invasione, quella del cinema commerciale, Moretti sceglie invece di fare il Cinema.

“Non va bene che faccio un film ogni cinque anni, qui bisogna accelerare, bisogna
stringere”. Lo afferma Giovanni nel film e forse è vero. A giudicare dai risultati della
scorsa settimana, Il sol dell’avvenire è stato più volte sul podio del box office. E’ ufficiale:
lo spettatore vuole più Moretti.

Rompendo la quarta parete, il regista è in sala al cinema Lux di Roma, per la proiezione ‘tutto esaurito’ del 21 aprile. Ad accoglierlo un lungo e sentito applauso. Poi il silenzio e il
sorriso fiero del regista. Il messaggio è arrivato.

Il tour di presentazione nei giorni seguenti ha fatto tappa a Milano, Torino e Perugia,
aspettando l’alba al prestigioso palco di Cannes.

MutAzione, Gea Bersano, Simone Cimaglia, Silvia Cristini, Edoardo Venuti

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Il Settimanale 2023 1 – Il sol dell’avvenire: il cinema di una volta vola a Cannes

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Una scena del film

Dopo Tre Piani (2021), il regista Nanni Moretti è tornato sul grande schermo con Il sol dell’avvenire, film uscito nelle sale il 20 aprile e in concorso al Festival di Cannes 2023.
La trama vede l’alternarsi di più piani narrativi: Giovanni (Nanni Moretti) è un regista che sta girando il suo nuovo film che ha come sfondo la Roma del ‘56 e come protagonista Ennio (Silvio Orlando), caposezione del Pci e direttore de L’Unità, affiancato dalla militante comunista Vera (Barbora Bobulova). Nel loro quartiere, il Quarticciolo, arriva un circo ungherese, proprio quando Budapest è invasa dai carri dell’Unione sovietica: questo scatenerà crisi interne al partito, incarnate dai due compagni.

Ma Giovanni, nel frattempo, sta scrivendo anche un altro film e ne immagina un altro ancora, d’amore. Poi c’è il privato: Giovanni è insofferente nei confronti del suo tempo ed è
in costante conflitto con sé stesso; il tutto è acuito dalla crisi con la moglie Paola (Margherita Buy), produttrice cinematografica, che da tempo vuole lasciare il marito senza mai riuscirci.

Con il personaggio di Ennio, il regista Giovanni ragiona sulle vicende storiche passate. Queste ultime portano inevitabilmente a riflettere sul conflitto odierno tra Russia e Ucraina: è, tuttavia, solo di un caso, poiché la prima stesura del film è datata 2021. Ma Moretti stesso, in un’intervista, ha dichiarato di aver aggiunto, in una fase di riprese successiva, una frase che, riportata a oggi, è un’evidente manifestazione di solidarietà nei confronti degli ucraini: “Noi vi apriremo le nostre case”.

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La locandina del film

La tematica principale toccata da Moretti è di natura meta cinematografica: egli riflette sul valore della settima arte, che resiste e sopravvive allo smarrimento del presente. Giovanni si scontra con due modalità differenti di fare cinema: in primo luogo, egli critica il gusto per la violenza
caratteristico del cinema di intrattenimento di oggi e la conseguente deriva estetica e morale; in secondo luogo, la messa in scena di alcune trattative (a tratti tragicomiche) con Netflix è l’occasione per denunciare la tendenza delle grandi piattaforme di streaming a puntare tutto sui
numeri e sugli slogan.

Nanni Moretti ha affermato, durante un’intervista a Che tempo che fa, che “il cinema ci aiuta a ragionare sulla realtà e anche a sognare. Sia noi registi, sia gli spettatori. Se i sogni si realizzano, meglio sognare cose belle”.

Per i cultori, in questa pellicola c’è tutto quello che si vorrebbe vedere in un film di Moretti: dalla politica, all’ironia, alle relazioni complicate, alle numerose citazioni alle sue opere precedenti e di alcuni grandi registi, tra i quali Fellini. Tra il pubblico c’è però anche chi non ha gradito, reputando il film inaridito dal punto di vista creativo, ripetitivo e fin troppo autocelebrativo.

Una cosa è certa: dopo l’ultima vittoria nel 2001 con il suo La stanza del figlio, la nuova opera di Moretti lascia sperare in un ritorno della prestigiosa Palma d’oro in Italia.

Ante Meridiem, Chiara Impallari, Sofia Modenini, Francesca Palaia, Chiara Rivière

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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