Il Settimanale 2023 1 – Si è tenuto venerdì 21 aprile all’Università La Sapienza l’incontro dell’autrice Igiaba Scego con gli studenti del secondo anno del corso di laurea in Editoria e Scrittura. Scego, scrittrice italiana di origine somala, è candidata al premio Strega 2023.
L’incontro si inserisce in una serie di presentazioni che ha coinvolto l’autrice dall’annuncio, il 30 marzo, della presenza del suo libro Cassandra a Mogadiscio nel gruppo dei dodici candidati al Premio Strega 2023 e che la interesserà fino all’annuncio della cinquina finale.
I cinque finalisti del Premio Strega saranno noti il 7 giugno, durante la cerimonia al Teatro Romano di Benevento. La proclamazione del vincitore è prevista per il 6 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e sarà trasmessa in diretta su Rai 3.
Scego, attraversando i temi centrali del suo nuovo romanzo – identità e memoria -, ha
dibattuto con gli studenti su tematiche inerenti al mondo dell’editoria: nello specifico, la
scrittrice ha messo in discussione la categoria della letteratura migrante, sottolineando
come questa spesso corra il rischio di relegare i suoi autori a dei soggetti estranei e quindi
non riconosciuti come parte della popolazione.
L’autrice ha raccontato di aver scritto il libro durante la pandemia e di averlo concepito come un’importante rivelazione. È stata la necessità di approfondire la storia della sua famiglia a convincerla a iniziare questo nuovo progetto. La Somalia è una terra che ha vissuto anni di dittatura militare e poi di guerra civile e ancora oggi la pace sembra non essere assicurata. Per moltissime famiglie somale queste vicende si sono tradotte in una diaspora lunga decenni le cui conseguenze sono visibili anche nelle nuove generazioni. A tal proposito, Scego ha dichiarato di non utilizzare l’espressione «seconda generazione»
perché “non siamo secondi a nessuno, siamo come tutti”.
La scrittrice ha sottolineato infatti di aver voluto che il suo libro avesse una forma frammentata, “perché frammentata è la realtà diasporica”, e un plurilinguismo “come eco di un lessico familiare”, di una famiglia che ha dovuto abbandonare il proprio Paese per abitare “tanti luoghi e nessun luogo insieme”.
L’Usignolo, Chiara Follesa, Giuseppa Foti, Marzia Magrone, Daniela Marmugi, Marco Tocci