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Ucraina: Mosca contro Berlino per i carri e Washington per i missili

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/03/2023

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Monito di Mosca a Berlino, dopo che la Germania ha consegnato all’Ucraina i promessi carri armati Leopard 2: per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, i tedeschi, “pompando armi a Kiev”, svolgono un ruolo nel conflitto e aumentano “il loro coinvolgimento diretto e indiretto”. Un segnale d’allarme viene dal ministro degli esteri russo Serguiei Lavrov, a tutela dei russi della Transnistria: “Ce ne sentiamo responsabili”.

Mosca ne ha pure per Washington. Il Ministero della Difesa russo dice di avere abbattuto in Ucraina un razzo Usa GLSDB, prima prova che tali munizioni sono state consegnate a Kiev, che le ritiene essenziali per la sua imminente controffensiva. Un comunicato ufficiale recita: “La difesa anti-aerea … ha abbattuto 18 razzi Himars e un razzo GLSDB”, ordigni con gittata fino a 150 km promessi all’Ucraina dagli Usa a inizio febbraio.

La Russia deplora, inoltre, che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non abbia approvato, l’altra sera, una risoluzione che condannava il sabotaggio al gasdotto NordStream, compiuto l’estate scorsa, e chiedeva un’inchiesta internazionale – secondo quanto finora accertato, l’azione sarebbe attribuibile ad elementi filo-ucraini -. La mozione ha ricevuto tre sì, Russia, Cina e Brasile, e 12 astensioni. Peskov dice: “Continueremo gli sforzi per impedire che la questione venga posta in stallo”.

Ma pure la Russia è attiva sul fronte degli armamenti: ha appena testato missili anti-nave nel Mar del Giappone. Due missili da crociera anti-nave supersonici Moskit, capaci di portare testate sia convenzionali che atomiche, hanno colpito un obiettivo fittizio a circa cento km di distanza.

Su un piano più convenzionale, il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu annuncia un aumento dei sette/otto volte, entro fine anno, della “produzione di proiettili d’artiglieria, carri armati, mortai di vario calibro e missili aerei non guidati negli impianti delle regioni di Chelyabinsk e Kirov”. E Politico, sulla scorta di dati doganali e commerciali, parla di forniture di giubbotti anti-proiettile cinesi alla Russia (il che è compatibile con le affermazioni del Pentagono che non ci sono prove che Pechino dia a Mosca strumenti “letali”).

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ieri visitato la regione di Sumy e ha conferito un’onorificenza alla città di Okhtyrka, eretta a simbolo del “vero coraggio cosacco”. La scorsa notte gli ucraini dicono di avere intercettato 14 droni su 15, durante un attacco su Kiev, dove sono state avvertite esplosioni e visti incendi, mentre a Kherson è stato colpito un ospedale.

Sul terreno, i filo-russi annunciano “progressi” a Bakhmut; gli ucraini dichiarano “l’annientamento” di carri russi ad Avdiivka; e gli scontri s’intensificano vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, accrescendo i rischi di un incidente atomico. Lo dice all’Ap il capo dell’Aiea Rafael Grossi, secondo cui un accordo sulla protezione dell’impianto è “vicino”. Grossi, che lunedì ha incontrato Zelensky, andrà in Russia “molto probabilmente” nei prossimi giorni.

Secondo fonti russe, un drone con i colori giallo-blu e la scritta ‘Gloria all’Ucraina’, si è schiantato in un’area chiamata Nuova Mosca, “vicino ai binari della ferrovia nel villaggio di Svitino”, a circa 70 km dal centro della capitale: “Non ci sono state vittime”. E due civili filo-russi sarebbero stati vittime di un raid ucraino a Donetsk.

Per la ministra ucraina della Reintegrazione dei territori occupati, Irina Vereshchuk, le forze russe hanno rapito 4.390 bimbi ucraini orfani, con un solo genitore o privi di cure parentali, portandoli nei territori occupati o in Russia. Le prove dei sequestri vengono trasmesse alla Corte dell’Aja.

A Washington si prepara una riedizione del Vertice virtuale delle democrazie più o meno reali. Intervenendo a un evento preliminare, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba dice: “Nessun’altra nazione vuole la pace più dell’Ucraina. Ma la pace ad ogni costo è un’illusione…”. Le condizioni sono il completo ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e il ripristino dell’integrità territoriale ucraina “all’interno dei confini riconosciuti a livello internazionale”.

Gli fa eco il segretario di Stato Usa Anthony Blinken: gli Stati Uniti “si impegnano a sostenere sforzi diplomatici significativi che possano raggiungere l’obiettivo di una pace giusta e durevole sulla base dei principi della Carta dell’Onu: sovranità, integrità territoriale, indipendenza”. Bisogna, però, evitare che la Russia “possa semplicemente riorganizzare le truppe e poi rilanciare la guerra quando per lei più vantaggioso”.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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