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Ucraina: Cpi, crimini di guerra, mandato di arresto per Putin

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/03/2023

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La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia emette un mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin, presunto “responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini e trasferimento illegale di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia“. L’annuncio, accolto come “storico” a Kiev, coincide con un’escalation del coinvolgimento di Paesi Nato nel conflitto, con la decisione della Slovacchia di fornire all’Ucraina 13 suoi Mig, in aggiunta ai quattro polacchi promessi ieri.

Un comunicato della Cpi specifica che un mandato di arresto è stato spiccato anche nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino. I reati sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino a partire dal 24 febbraio 2022.

Il procuratore generale ucraino Andrij Kostin ha espresso “personale gratitudine” al procuratore dell’Aia Karim Khan: “Continuiamo la stretta collaborazione sui casi di deportazione forzata di bambini ucraini. Abbiamo già condiviso con la Corte oltre 40 volumi di fascicoli e più di 1000 pagine di prove”.

Gli inquirenti della Cpi hanno “sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia la responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, per averli direttamente commessi e per mancato controllo sui subordinati civili e militari che li hanno commessi”. I mandati di cattura sono stati emessi dopo le istanze di accusa presentate il 22 febbraio 2023, a un anno esatto dall’inizio dell’invasione russa, ed erano stati finora tenuti “segreti per proteggere vittime e testimoni e per tutelare le indagini”.

E’ improbabile che il passo abbia nel breve termine conseguenze concrete: il mandato della Cpi, che non è riconosciuta né da Washington né da Mosca, potrebbe diventare, a suo tempo, un elemento della trattativa di pace. L’Ue, che lunedì darà via libera al piano munizioni pro-Ucraina, accoglie con favore il gesto.

Il passo della Corte e la decisione della Slovacchia trovano gelida accoglienza a Mosca. “Gli aerei militari polacchi e slovacchi forniti all’Ucraina sono destinati ad essere distrutti e non cambieranno le sorti del conflitto”, dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo cui Varsavia e Bratislava vogliono “disfarsi” di vecchi aerei, che “saranno solo fonte di grane” per Kiev.

In effetti, i Mig-29 slovacchi sono stati messi a terra lo scorso settembre e non sono attualmente utilizzati: dieci sono stati ammodernati, tre non lo sono stati e possono fornire “pezzi di ricambio”. Insieme agli aerei, la Slovacchia darà all’Ucraina anche alcuni sistemi missilistici Kub.

Dopo gli Stati Uniti, pure Germania e Danimarca hanno etichettato come “atti sovrani” le decisioni polacche e slovacche: la questione della cessione di aerei all’Ucraina è un tema di discussione, ma non è da loro condivisa, almeno per il momento. Washington, però, puntualizza di non sostenere “ora” un cessate-il-fuoco, perché “favorirebbe Mosca” e, cristallizzando la situazione, “suonerebbe ratifica” delle conquiste russe.

La Casa Bianca è “preoccupata” che la visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca non tenga conto delle tesi ucraine e che gli sforzi di Pechino vadano in un’unica direzione. La tregua “darebbe alla Russia la possibilità di riorganizzarsi e di riprendere poi gli attacchi a proprio piacimento”.

Sul terreno, le forze russe sostengono di avere preso il pieno controllo dell’impianto metallurgico Azom a Bakhmut e di stare avanzando verso il centro della città, eliminando le truppe ucraine che resistono: il 70% della città sarebbe nelle loro mani.

Ma c’è sempre maretta tra i regolari russi e i mercenari di Wagner. Fonti d’intelligence e di stampa che non hanno potuto essere verificate riferiscono voci di un complotto di Putin, con il segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev, per “neutralizzare”, nel giro “di un mese o due”, il Gruppo e il suo fondatore Yevgeny Prigozhin, che si preparerebbero a tentare di prendere il potere in Russia.

La scorsa notte, cinque missili e 18 raid aerei sono stati lanciati dai russi sull’Ucraina: Kherson è stata colpita 76 volte in 24 ore, nel Donetsk ci sono stati almeno un morto e sette feriti.

Droni di sorveglianza Usa sono tornati a volare sul Mar Nero, dopo la collisione, martedì, tra due caccia russi e un MQ-9 Reaper andato perduto. Tuttavia, gli Stati Uniti stanno valutando costi e benefici di tali operazioni. I piloti russi protagonisti dell’incidente aereo riceveranno un’onorificenza – scrive la Tass – perché hanno impedito al drone Usa “di violare lo spazio aereo limitato all’uso durante l’operazione militare speciale”.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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