La decima riunione, stavolta virtuale, del gruppo di contatto sull’Ucraina è nel segno dell’incidente di martedì sul Mar Nero tra due caccia russi e un drone Usa. Sul terreno, i Wagner vantano la presa di una località, Zaliznyanskoye, nei pressi di Bakhmut, dove si continua a combattere in città e dentro l’impianto metallurgico Azom. Fonti ucraine rivendicano l’abbattimento di un aereo militare russo vicino a Bakhmut.
Ai suoi colleghi occidentali, il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, che ieri ha chiamato il collega russo Sergej Shoigu, assicura che gli Stati Uniti “continueranno a volare e ad operare ovunque il diritto internazionale lo consenta. La Russia deve utilizzare i suoi aerei in modo sicuro e professionale”. L’episodio di martedì “è parte di un modello di azioni aggressive, rischiose e insicure dei piloti russi nello spazio aereo internazionale”, anche se il Dipartimento di Stato riconosce che la collisione potrebbe non essere stato “intenzionale”..
La riunione di Washington rinnova l’unità della coalizione e l’impegno “ad aiutare l’Ucraina finché necessario”. Austin constata che “i nove Paesi che forniscono all’Ucraina carri armati Leopard sono pronti a trasferire oltre 150 tanks a Kiev”. E mentre la coalizione pro-Ucraina cresce, la Russia “sta esaurendo le capacità militari e gli amici”.
A quanto si apprende, il drone Usa MQ-9 Reaper caduto nel Mar Nero era partito dalla Romania e volava a circa 7.500 metri d’altezza, quando è stato intercettato dai caccia russi. Droni analoghi decollano dalla basi Nato di Câmpia Turzii (Romania), Larissa (Grecia) e Signonella (Italia).
Nel timore che il recupero del relitto del drone si riveli impossibile, gli Stati Uniti, secondo la CNN, ne hanno cancellato da remoto il software, per impedire alla Russia di carpire informazioni segrete qualora Mosca riuscisse a mettere le mani sui resti del velivolo.
Le fonti della Casa Bianca ammettono le difficoltà del recupero – le acque sono molto profonde, nell’area dell’incidente – e non escludono di rinunciarvi, dopo avere però “ridotto al minimo l’intelligence che potrebbe derivarne”. La Russia, invece, proverà a recuperare i resti del drone, a rischio di fallire, annuncia il segretario del Consiglio per la Sicurezza nazionale Nikolai Patrushev.
Il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov segnala “seri rischi” d’incidenti fra potenze nucleari.
L’ambasciatore di Mosca a Washington evita di drammatizzare: la Russia non vuole “lo scontro” con gli Usa, dice Anatoly Antonov, dopo la convocazione al Dipartimento di Stato. Il diplomatico nota che “gli aerei americani non dovrebbero trovarsi vicino al confine russo”: “Immaginatevi cosa succederebbe se un drone russo apparisse improvvisamente vicino a New York o San Francisco?”.
Secondo fonti di stampa, Mosca ha elaborato una strategia per destabilizzare la Moldavia, prenderla sotto la sua ala e allontanarla dall’Occidente entro il 2030. Il testo, datato 2021, viene dallo stesso apparato burocratico che ha prodotto una strategia simile sulla Bielorussia.