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Ucraina: NordStream, sabotaggio pro-ucraini; Bakhmut, bimbi in salvo

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/03/2023

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Mentre l’Ucraina ordina l’evacuazione dei bambini da Bakhmut e Cina e Russia vanno a braccetto nell’accusare gli Usa di perpetrare il conflitto, l’intelligence di Washington fa filtrare che sarebbe stato un gruppo pro-Ucraina e sabotare nel Baltico i gasdotti NordStream a fine settembre 2022.

Lo scoop del New York Times viene commentato con prudenza, ma senza smentite, dal portavoce del Consiglio Usa per la sicurezza nazionale John Kirby: sono in corso tre inchieste, dice, ancora non c’è una conclusione, “aspettiamo la fine delle indagini”. “A quanto ne sappiamo, come ha già detto il presidente Joe Biden, è stato un sabotaggio”.

Inizialmente, e quasi a priori, il sabotaggio era stato attribuito alla Russia, nonostante che l’operazione avesse messo fuori uso gasdotti che portavano in Germania gas russo. Le inchieste svedese e danese non avevano però confermato questa ipotesi. Più recentemente, un’indagine fatta dal celebre giornalista americano Seymour Hersh aveva suggerito un’operazione congiunta Usa / Norvegia autorizzata dalla Casa Bianca – ipotesi smentita -.

Adesso, Hersh annuncia una nuova puntata della sua inchiesta, Gli inquirenti tedeschi, che pure indagano, non hanno ancora trovato alcuna prova su chi abbia ordinato e/o compiuto il sabotaggio, ma – secondo media tedeschi – la loro pista punterebbe “in direzione dell’Ucraina”.  Per il NYT, non ci sono indicazioni che il presidente Volodymyr Zelensky e il suo team fossero coinvolti nell’operazione.

Quella di ieri è stata una giornata di fermenti più diplomatici che militari, nonostante un allarme aereo scattato in mattinata su tutta l’Ucraina. La Russia sostiene di controllare il 40% di Bakhmut, la città del Donetsk contesa da settimane e da cui il governo ucraino ordina di evacuare i bambini: una disposizione che riguarda tutte le zone di prima linea, ma che ora si applica solo a Bakhmut. Non è previsto il rifiuto da parte di genitori o tutori: “Il dovere dello Stato è di proteggere vita e salute dei bambini”, spiega la vice-premier Irina Vereshchuk

Nella città del Donetsk teatro di una delle battaglie più sanguinose di questa guerra, ci sono ancora circa 4 mila civili, fra cui una quarantina di bambini. Ieri, c’ stato pure uno scambio di prigionieri: 90 russi rilasciati dall’Ucraina sono tornati in patria e 130 ucraini rilasciati dalla Russia sono tornati a casa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avverte che, se cadesse Bakhmut, i russi avrebbero “la strada aperta”.

La ‘guerra diplomatica’ ha invece avuto il suo epicentro nella plenaria del Congresso del Popolo cinese, in corso a Pechino. Nella sua prima conferenza stampa, il nuovo ministro degli Esteri cinese Qin Gang lancia un monito agli Usa, da leggere in parallelo all’attacco all’Occidente del presidente Xi Jinping.

Washington – dice Qin – cambi approccio verso la Cina o le conseguenze di ulteriori tensioni saranno “catastrofiche”: “Se gli Stati Uniti continuano ad accelerare lungo la strada sbagliata e non tirano il freno, nessun guardrail potrà impedire l’uscita di strada e ci saranno sicuramente conflitti e scontri”.

Pechino torna a negare di aver fornito “armi ad alcuna delle due parti del conflitto ucraino”. La Cina “non è l’artefice della crisi, né una parte direttamente interessata. Perché minacciare allora sanzioni alla Cina? Non è assolutamente accettabile”. Qin fa riferimento a “una mano invisibile” che opera per una crisi prolungata: “E’ una tragedia che poteva essere evitata: la Cina sceglie la pace sulla guerra, il dialogo sulle sanzioni e la de-escalation sull’escalation”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ringrazia la Cina per il piano di pace cui Mosca presta “grande attenzione”, ma osserva che “non ci sono le condizioni per avviare un percorso pacifico”. Mosca rivede le stime del Pil al ribasso perché dà per scontato “almeno un altro anno di guerra”.

Peskov nota che Pechino, Mosca e Kiev sono concordi su una cosa: la guerra continuerà; e gli Usa “fanno di tutto per protrarre il conflitto in Ucraina”.

 

 

 

gp
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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