Il conflitto in Ucraina rischia di trasformarsi nella Terza Guerra Mondiale? Niente paura: ci pensa Donald Trump. Appena sarà stato rieletto presidente degli Stati Uniti, “metterò fine al conflitto in un giorno” e ridurrà a miti consigli il presidente russo Vladimir Putin, con cui “andrò d’accordo”.
Parlando a una convention dei conservatori, che sono quasi tutti suoi fans, il magnate ex presidente, già candidatosi alla nomination repubblicana per Usa 2024, dice: “Siamo nel periodo più pericoloso della nostra storia”; ma – aggiunge – “io eviterò” una nuova guerra mondiale.
E a chi gli rimprovera di essere stato troppo amico di Putin durante la sua presidenza, senza peraltro esserne ricambiato, dice: “Sono stato l’unico presidente a non fare guerre; e durante il mio mandato la Russia non ha preso alcun Paese”, mentre Mosca attaccò la Georgia con George W. Bush, annesse la Crimea con Barack Obama e ha ora invaso l’Ucraina con Joe Biden. Con lui presidente, “non sarebbe mai successo”.
Come farà a porre termine al conflitto in un giorno, Trump non lo dice. Invece, ha un piano radicale per le relazioni con la Cina, ammesso che sia fattibile: eliminare in quattro anni tutte le importazioni cinesi e rendere gli Usa totalmente indipendenti dai prodotti cinesi. Paiono parole in libertà, ma Trump magari ci crede.
I propositi di Trump fanno più rumore sui media occidentali che sul fronte russo-ucraino, dove – scrive un sito specializzato – i russi usano per la prima volta in questo conflitto una nuova potente bomba guidata del peso di 1,5 tonnellate, progettata per colpire obiettivi protetti a una distanza fino a 40 km grazie a 1.010 kg di esplosivo ad alto potenziale. L’ordigno planante PAB-1500B, mostrato per la prima volta in Russia nel 2019. lungo oltre cinque metri e con un diametro di 40 cm, sarebbe stato usato settimane fa nella regione di Chernihiv, non si sa contro quale obiettivo.
La notte tra sabato e domenica è stata al solito costellata di bombe e missili, specie a Kherson e Kupiansk. La giornata ha ancora visto combattimenti a Bakhmut, dove i russi starebbero perdendo fino a 500 soldati ogni giorno, secondo il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov, intervistato dalla Bild am Sonntag. Reznikov definisce i soldati russi “carne da macello” e dice che Mosca usa una “tattica tritacarne”.
Secondo fonti di Kiev, le forze ucraine tengono il controllo di un’autostrada d’accesso a Bakhmut, quella da e per Kostiantynivka. Ma – ammettono gli ucraini – “la situazione intorno alla città e nella periferia è molto simile all’inferno”. Le voci di una possibile ritirata ucraina vengono smentite: anzi, alcune nuove riserve stanno arrivando di rinforzo (una circostanza, però, smentita da uomini al fronte). Sul fronte opposto, i mercenari del Gruppo Wagner dicono che una sconfitta a Bakhmut significherebbe la sconfitta nella guerra.
Secondo l’intelligence britannica, il comando russo continua a insistere con azioni offensive, che portano a combattimenti ravvicinati con la partecipazione di fanteria scarsamente equipaggiata: a fine febbraio, i riservisti russi mobilitati avrebbero ricevuto l’ordine di prendere d’assalto una piazzaforte ucraina armati solo di “armi da fuoco e pale”. Si tratta di strumenti di scavo utilizzati dai soldati russi anche per il combattimento corpo a corpo: la letalità dell’attrezzo da trincea MPL-50 (una pala lunga 50 cm, ndr) è particolarmente mitizzata in Russia. L’attrezzo ha subito solo poche modifiche dalla sua progettazione nel 1869 e il suo continuo utilizzo come arma evidenzia la brutalità dei combattimenti e lo scarso livello tecnologico che caratterizza il conflitto sul terreno. I comandi russi insistono su azioni offensive affidate in gran parte alla fanteria, senza supporto dell’artiglieria perché sono a corto di munizioni. Secondo Kiev, Mosca resterà senza risorse entro la fine della primavera.
Secondo quanto rivelato dalla Cnn, due piloti ucraini sono nella base di Tucson, in Arizona, per “familiarizzarsi” con i caccia F-16 e permettere di capire quanto tempo ci vorrebbe pe addestrarli a pilotare aerei militari statunitensi, inclusi quelli richiesti da Kiev.
Le iniziative diplomatiche relative per la restituzione all’Ucraina della centrale nucleare di Zaporizhzhia sono bloccate, nonostante segnali di allarme dalla missione dell’Aiea: i russi si starebbero comportando in modo poco professionale e le condizioni delle attrezzature e delle strutture si starebbero deteriorando.
La Turchia, invece, prosegue gli sforzi per il rinnovo dell’accordo sul grano del Mar Nero. L’intesa, mediata dalle Nazioni Unite e dalla Turchia e finalizzata il 22 luglio, consente l’esportazione di grano da tre porti ucraini. L’accordo è stato prorogato a novembre e scadrà il 18 marzo, salvo proroga cui si sta lavorando. A fine febbraio, la Russia ha detto che accetterà di estendere l’accordo sul grano solo se si terrà conto degli interessi dei propri produttori agricoli.