Sull’Ucraina, il G20 degli Esteri a New Delhi finisce come quello delle Finanze la settimana scorsa a Bangalore: senza un accordo. Russia e Cina non avallano il testo proposto e l’incontro si conclude senza il varo di una documento conclusivo. Il ministro indiano Subrahmanyam Jaishankar, presidente di turno della riunione, ammette che “sul conflitto in Ucraina ci sono state divergenze, che non siamo riusciti a conciliare”.
La bozza di dichiarazione chiedeva alla Russia “di cessare le ostilità” e “di ritirarsi del tutto e senza condizioni dal territorio dell’Ucraina”. La scorsa settimana, all’Onu, l’India, che al G20, in quanto presidente di turno, ha un ruolo di mediatore, s’era astenuta su un’analoga mozione. Il flop del G20 è, per Mosca, colpa dell’Occidente, che “ha sacrificato tutte le questioni alle sue ambizioni sull’Ucraina”. In apertura dei lavori, l’India aveva proposto di andare oltre l’attuale crisi Est-Ovest e di affrontare temi qualificanti per il futuro del Pianeta, come clima ed energia.
Il Washington Post osserva che “Cina e Russia si presentano come portatori di pace, che spingono per negoziati che possano mettere fine ad un conflitto che sta facendo aumentare i prezzi alimentari ed energetici a livello globale”. Un messaggio che ha “un certo richiamo per Paesi in via di sviluppo le cui economie vacillano sotto i colpi di un’inflazione ostinatamente alta e che vedono la guerra come un conflitto europeo senza senso … Mentre altri considerano l’invasione una minaccia grave ai principi di sovranità e non aggressione”.
Spiraglio positivo, l’incontro tra il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken, per la prima volta nella stessa stanza dall’analoga riunione del G20 di Bali, l’autunno scorso, e per la prima volta a colloquio – sia pure solo una decina di minuti – dall’inizio dell’invasione.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova minimizza l’episodio. Fonti Usa dicono che Blinken ha avuto un “breve” incontro con Lavrov e ha fatto pressioni sull’Ucraina e perché Mosca revochi la decisione di sospendere il trattato nucleare New Start, l’ultimo patto atomico esistente tra Usa Russia.
Gli echi russi non sono distensivi: il vice di Lavrov Serguiei Ryabkov, parlando alla Conferenza sul disarmo di Ginevra, dice che Usa e Nato stanno “fomentando ulteriormente il conflitto in Ucraina” e che il loro “crescente coinvolgimento” fa rischiare “lo scontro militare diretto tra potenze nucleari con conseguenze catastrofiche”.
Sul terreno, consueti bollettini di bombardamenti e combattimenti. L’Ucraina ordina l’evacuazione dei residenti vulnerabili da Kupiansk, in provincia di Kharkiv, e dai territori adiacenti: aumenta l’attesa che la Russia possa riconquistare la città, che è uno snodo ferroviario. A Bakhmut, i russi avanzano, nonostante “gli ucraini si difendano ferocemente”. Sul raid di Bryansk in Russia, ci sono versioni contraddittorie: per Mosca, sono stati gli ucraini; per Kiev è una provocazione russa.
In un’audizione alla Camera Usa, il sottosegretario alla Difesa Colin Kahl ha affermato che gli F-16 “non sono fra le prime tre richieste” ucraine e che ci vorrebbe un anno e mezzo per renderli operativi, tra invio e addestramento.