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Ucraina: droni sulla Russia, missili sul Donbass, battaglia a Bakhmut

Scritto per Il fatto Quotidiano dello 01/03/2023

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Anche nella guerra in Ucraina, vanno di moda gli Ufo. Ne avvistano anche i russi, che chiudono lo spazio aereo di San Pietroburgo per qualche ore, salvo poi spiegare essersi trattato di un’esercitazione aerea. Ma, contestualmente, denunciano che un drone, probabilmente un UJ-22 Airborne di produzione ucraina, si è schiantato non lontano da Mosca – non è chiaro se sia stato abbattuto -. Per la Difesa russa, altri due droni ucraini sono stati abbattuti la scorsa notte nel Sud: dovevano attaccare, come quello caduto presso Mosca, infrastrutture civili nella regione di Krasnodar e nella Repubblica di Adighezia.

Nel Nord-Est dell’Ucraina, dove si combatte una battaglia che condiziona gli sviluppi del conflitto, la situazione intorno a Bakhmut assediata da settimana è “estremamente tesa”: fonti ucraine dicono che, “nonostante perdite significative”, “il nemico ha lanciato unità d’assalto del (Gruppo) Wagner, che stanno cercando di sfondare le nostre difese”. Fonti filo-russe dell’auto-proclamata Repubblica popolare di Donetsk, sostengono che carri armati Leopard di fabbricazione tedesca sono stati notati vicino a Bakhmut – s’ignorava che i carri fossero già stati consegnati e fossero già operativi -.

Fonti ucraine parlano di 60 attacchi russi respinti nelle ultime 24 ore in cinque aree del Nord-Est. E dicono che le truppe russe hanno inoltre effettuato otto attacchi missilistici, 32 raid aerei e oltre 85 lanci con sistemi missilistici a lancio multiplo – almeno tre civili sono morti e una ventina sono stati feriti -. L’aeronautica ucraina dice di aver abbattuto 11 droni ‘made in Iran’ e uno russo.

Sul fronte diplomatico, lo scambio di stoccate continua. Il presidente russo Vladimir Putin intima alla sicurezza interna di vigilare “sulla feccia neonazista” e su eventuali sabotatori ucraini, mentre fonti russe segnalano preparativi di operazioni ‘false flag’ con armi chimiche in Ucraina, che potrebbero essere condotte con veicoli blindati di fabbricazione statunitense.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ripete che “la Nato agisce come un nemico” della Russia. Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica, insiste sulla necessità di rafforzare la capacità di autodifesa di Kiev, ma frena sulle prospettive di adesione: “Quando la guerra finirà, dobbiamo essere sicuri … che Putin non possa invadere l’Ucraina un’altra volta … Il futuro dell’Ucraina è nella Nato, ma è una prospettiva di lungo termine”.

Putin ha ieri promulgato la legge, votata all’unanimità dal Parlamento, che prevede la sospensione da parte russa del New Start, l’ultimo trattato con gli Usa sulla limitazione delle armi nucleari.

Per Peskov, la Russia non rinuncerà, nell’ambito di un negoziato con l’Ucraina, che per ora non c’è, ai territori ucraini annessi alla Federazione. Fonti Usa mettono nel mirino la Cina, “chiaramente” schierata dalla parte della Russia e “tutt’altro che un onesto mediatore” per la pace in Ucraina. L’arrivo a Pechino del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko rafforza questa percezione. Washington ripete che “non è nel migliore interesse della Cina” dare armi alla Russia: “Ci sarebbero delle conseguenze”.

Lungo il confine tra Finlandia e Russia sono intanto iniziati i lavori per erigere un muro: Helsinki intende così meglio proteggersi.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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