L’Unione europea ha adottato il suo decimo pacchetto di sanzioni anti-Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Le misure colpiscono 121 persone ed entità e “comportano nuove e significative restrizioni all’import/export e divieti di diffusione della propaganda russa”. L’annuncio è stato dato ieri mattina dal capo della diplomazia europea Josep Borrell, dopo che l’intesa fra i 27, delineatasi la notte scorsa, era stata formalmente approvata in procedura scritta.
Borrell commenta: “Rimaniamo uniti nella nostra determinazione a intaccare la macchina da guerra della Russia”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen gli va in scia: “Così riduciamo l’arsenale della Russia”. E il presidente del Consiglio europeo Charles Michel va oltre: “Così blocchiamo la macchina da guerra della Russia”. Ma, da Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede di più: “La pressione delle sanzioni dell’Ue deve aumentare”.
Fra le persone e le entità colpite, vi sono – indica Borrell – 11 individui e otto organizzazioni legati al gruppo di mercenari Wagner; ed anche “i responsabili della deportazione e dell’adozione forzata di almeno 6.000 bambini ucraini”.
La presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Ue, artefice dell’intesa con trattative bilaterali, specifica che le sanzioni includono “restrizioni più severe per l’export di dual use e tecnologia”, cioè hardware e software che possono avere applicazioni sia civili che militari. “L’Ue è unita accanto all’Ucraina e al popolo ucraino – afferma la Svezia -. Continueremo a sostenerla, finché sarà necessario”.
L’accordo, che l’Ue avrebbe voluto adottare venerdì, nell’anniversario dell’invasione, è invece slittato di un giorno ed è stato raggiunto dopo che la Polonia ha tolto il proprio veto, avendo però ottenuto sei impegni per le prossime sanzioni, fra cui la messa a punto di misure sui diamanti e “ulteriori intensi lavori sul settore nucleare”.
Sulla questione della gomma sintetica, su cui Polonia e Italia si sono trovate su fronti opposti, l’intesa fra i 27 prevede la messa a punto di un meccanismo di controllo sull’import per valutare, ogni trimestre, il grado di diversificazione (rispetto alla gomma russa) raggiunto dagli Stati membri.
Ieri s’è appreso che la Russia ha cessato di fornire petrolio alla Polonia tramite l’oleodotto Druzhba. Si ignora se la misura sia connessa alle nuove sanzioni. Le autorità polacche dicono che la mossa non avrà impatto, pur se il Paese è ancora dipendente al 10% dalla Russia per l’approvvigionamento di petrolio