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Ucraina: armi e pace, Nato e Usa s’ingarbugliano sul piano di Pechino

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/02/2023

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Sulle armi alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, la Cina smentisce e il Pentagono puntualizza, ma la Casa Bianca non arretra e la Nato persiste: ci sono “segnali” che Pechino abbia piani per aiutare Mosca nella guerra, dice il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, rivelando all’Ap che gli Stati Uniti e i loro partner hanno già invitato Pechino a “desistere” dai suoi piani che “costituirebbero una violazione del diritto internazionale”.

Il Pentagono, però, mette i puntini sulle i delle parole di Stoltenberg: al momento non risulta che Cina abbia fornito “aiuti letali” alla Russia nella guerra “illegale” contro l’Ucraina. Sabrina Singh, vice-portavoce del Pentagono, osserva, però, che Pechino “non ha nemmeno escluso” la possibilità di farlo. E, se lo facesse, “ci saranno delle conseguenze”.

La Cina respinge le accuse: “La cosiddetta intelligence degli Stati Uniti non è altro che speculazione e calunnia contro la Cina”, sbotta il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin: Washington continua a “diffamare” Pechino che, dall’inizio della crisi, è invece “stata con fermezza dalla parte del dialogo e della pace, promuovendo a modo suo il dialogo e svolgendo un ruolo responsabile e costruttivo per alleviare la situazione e risolvere la crisi”.

E il capo della diplomazia cinese Wang Yi sollecita all’Europa “un ruolo più attivo e costruttivo nella promozione dei colloqui di pace”: “L’Europa dovrebbe pensare seriamente che condizioni possono essere create per ottenere un cessate-il-fuoco e la fine della guerra, che quadro possa garantirle la stabilità a lungo termine e che ruolo possa riflettere la sua autonomia strategica”.

Da quando la Cina ha preannunciato un’iniziativa di pace, l’Occidente pare accentuare la diffidenza verso Pechino, dopo averla per un anno sollecitata a non limitarsi a essere spettatore del conflitto. E se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky s’appresta a celebrare, oggi, in un discorso, “un anno di invincibilità” e prevede che gli ucraini “trionferanno sul territorio russo”, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace afferma che “la guerra può durare un altro anno”, citando fonti d’intelligence.

Anche Kiev è guardinga sull’iniziativa cinese: in una conferenza stampa congiunta con il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez, Zelensky dice di non avere ancora visto piani di pace cinesi, ma si dichiara favorevole a un incontro con emissari cinesi.

Una conferma che fermenti di diplomazia di pace sussistano, sotto lo strato di retorica di guerra dell’anniversario dell’invasione, viene da una fonte neutrale per antonomasia, il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis. In un’intervista, rivela che colloqui per una soluzione del conflitto si stanno tenendo a Ginevra “nella massima discrezione” e – per ora – non ai più alti livelli. “Questa guerra finirà un giorno tramite una trattativa. Costruire la pace è complicato e necessita molta diplomazia”, una soluzione imminente è molto difficile “a meno di un miracolo”.

Che, di sicuro, non ci sarà all’Onu, dove l’Assemblea generale ieri ha discusso e votato una mozione per una pace globale e duratura, che Paesi del peso demografico, geo-politico ed economico come Cina, India e SudAfrica non hanno approvato. Il Washington Post, ieri, titolava che il conflitto “sta approfondendo il divario globale”, mettendo a nudo “i limiti dell’influenza statunitense”: “la Russia – scrive il WP – sta capitalizzando sulla disillusione nei confronti degli Usa per acquisire simpatie nel Sud Globale. Nelle ultime sei settimane, il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov è stato ricevuto in nove Paesi dell’Africa e del Medio Oriente”.

Analoga l’analisi dell’Ap, secondo cui la guerra “ha cambiato il Mondo”: “E’ stata una catastrofe per l’Ucraina e una crisi per il Pianeta”, che è oggi un posto “più instabile e timoroso”. Per la Russia, l’anno trascorso è stato intessuto “di accuse audaci e bombardamenti, ritirate umilianti e assedi sfibranti”.

Circa 140 i sì alla mozione, che non è vincolante. Nell’emiciclo del Palazzo di Vetro, la Cina spiega che il dialogo è “l’unica strada percorribile per risolvere la crisi ucraina” e che è ”prioritario arrivare a un cessate-il-fuoco”: “L’integrità territoriale di un Paese va sempre rispettata” e “vanno evitati attacchi contro civili o infrastrutture civili”; però, “vanno prese sul serio le legittime preoccupazioni di sicurezza di ogni Paese”.

Le cronache di guerra riferiscono di bombardamenti con esplosioni a Kiev e combattimenti, sempre intorno a Bakhmut.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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