I caccia per l’Ucraina non sono urgenti: possono attendere. I carri armati sono urgenti, ma attendono lo stesso, perché la loro consegna procede a singhiozzo e con rallentamenti. La riunione a Bruxelles dei Paesi della Nato e non che sostengono l’Ucraina non dà riscontri “esaltanti”, per usare le parole del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. L’esito dell’incontro delude, ma non sorprende, Kiev.
Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg dice: “La priorità, ora, è la consegna dei tank, i Leopard e gli altri che sono stati promessi, nonché dei veicoli blindati di fanteria. Ed è quello che stiamo facendo. Poi, bisogna che ci siano le munizioni. I caccia non sono la questione più pressante: ne parliamo perché le necessità dell’Ucraina evolvono con l’evolversi del conflitto”.
Lloyd Austin III, segretario alla Difesa Usa, è perfettamente allineato a Stoltenberg – o viceversa ? -. “Non ho annunci sui caccia”, dice. “Siamo concentrati a fornire le capacità militari già promesse all’Ucraina”.
Pistorius osserva che, dopo la fase delle pressioni da Kiev per sbloccare la consegna dei carri Leopard, Abrams, Challenger, ora la coalizione internazionale si muove con una certa lentezza: Paesi che spingevano su Berlino per essere autorizzati a cedere all’Ucraina i loro tank, ora dicono d’avere problemi di consegna – nel mirino del ministro, c’è la Polonia -.
La Germania s’appresta a mandare 14 Leopard 2, la Norvegia otto con munizioni, pezzi di ricambio e fino a quattro veicoli di supporto. Quando?, viene chiesto al ministro norvegese Bjorn Arild Gram. “Presto”, è la risposta. Varsavia, che non consegna i Leopard, sarebbe invece pronta a cedere a Kiev i suoi Mig-29 di produzione sovietica. C’è chi dice che Washington blocchi l’operazione, ma Austin nega: “E’ una decisione nazionale, noi non abbiamo mai interferito”.
Secondo fonti d’intelligence, i russi stanno ammassando caccia ed elicotteri al confine con l’Ucraina per sostenere l’offensiva di terra attesa nell’anniversario dell’invasione. Lo scrive il Financial Times citando fonti informate. A Bruxelles, Austin ridimensiona l’informazione – “Non vediamo che Mosca stia ammassando aerei” -, ma sottolinea la portata e la minaccia delle forze aeree russe, che sono ingenti: “Abbiamo una finestra di tempo breve per aiutare gli ucraini a prepararsi all’offensiva. Le forze terrestri russe sono mal messe; è quindi probabile che i russi punteranno sugli aerei”.
Ieri s’è appreso che due caccia olandesi F-35 avevano intercettato lunedì una formazione di tre aerei militari russi sopra la Polonia e li avevano scortati fuori dallo spazio aereo alleato. “L’Ucraina – assicura Austin – ha fatto un buon lavoro nell’intercettare i missili russi e vogliamo che abbia tutti i mezzi per difendersi, anche nel caso in cui russi dovessero decidere di dispiegare l’aviazione”.
Non di aerei, ma di navi si occupa l’intelligence norvegese, secondo cui la Russia sta dispiegando navi tattiche con armi nucleari nel Mar Baltico, per la prima volta da 30 anni. “La parte essenziale del potenziale nucleare è sui sottomarini e sulle navi di superficie della Flotta del Nord”, sta scritto in un rapporto citato da Politico.
Austin ammette “alcuni arretramenti” delle forze ucraine, ma si mostra ottimista sull’esito finale: “L’Ucraina prevarrà in questa guerra e gli arretramenti si riveleranno temporanei: la sosterremo finché sarà necessario … A un anno dall’inizio della guerra voluta da Vladimir Putin, siamo più uniti che mai”. Per conto dell’Ue, il capo della diplomazia europea Josep Borrell ricorda che “l’Epc, lo European Peace Facility, un fondo inter-governativo, dà già fondi ai Paesi dell’Unione perché acquistino armi per l’Ucraina”.
Sul terreno, la battaglia di Bakhmut non è vicina all’epilogo. Il capo dei mercenari del Wagner, Yevgeniy Prigozhin, avverte che la presa della città è tutt’altro che imminente: “Non cadrà domani, c’è una forte resistenza, il tritacarne funziona”, cioè i combattimenti proseguono sanguinosi. Secondo la Casa Bianca, i russi a Bakhmut stanno facendo “crescenti progressi”, ma la sua caduta “non avrà un impatto strategico” sul conflitto ucraino.
Invece, secondo il New York Times, il tasso di emigrazione dalla Russia è aumentato in misura tale da ridefinire “il volto del Paese per le generazioni a venire”. Fra le cause del fenomeno, verificatosi dopo l’invasione dell’Ucraina, il giornale cita l’opposizione al conflitto, il desiderio di non ritrovarsi al fronte, la volontà di sottrarsi alle sanzioni. I russi migrati sarebbero “centinaia di migliaia”.