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Ucraina: la Cina agli Usa ‘Basta armi’, Zelensky chiede caccia

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/02/2023

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Leopard e Abrams, le Rolls-Royce dei carri armati, non sono ancora arrivati in Ucraina ed è già partito il tiramolla delle diplomazie sui caccia che Kiev chiede. Il presidente Usa Joe Biden dice “No” all’invio degli F-16, poi fa sapere che discuterà con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky la fornitura “di nuove armi”. Emmanuel Macron non esclude gli F-16, Olaf Scholz boccia l’idea e pure Rishi Sunak è contrario.

Sul terreno, la linea del fronte resta ferma a Bakmut, mentre l’allarme aereo torna a suonare su tutta l’Ucraina. Fonti militari non confermate danno per imminente una nuova controffensiva russa – ci sarebbero 362 mila militari russi in territorio ucraino – e parlano di 200 mila soldati uccisi o feriti dall’inizio dell’invasione.

Le fonti di Kiev battono sul tasto delle armi: l’Ucraina ha bisogno di almeno 200 caccia occidentali, in sostituzione dei velivoli sovietici di vario tipo ormai obsoleti – e buona parte dei quali sono stati messi fuori combattimento -: “Al momento, l’F-16 è il candidato più probabile” per ammodernare l’arsenale ucraino, dice Yuriy Ignat, portavoce dell’Aeronautica militare.

Da Varsavia, il vice-ministro della Difesa polacco Wojciech Skurkiewicz nega che vi siano colloqui per l’invio di F-16 all’Ucraina. Lunedì, Kiev aveva sostenuto di avere ricevuto “segnali positivi” dalla Polonia, che aveva molto spinto per dare a Kiev i carri armati. Biden sarà presto in Polonia, forse in coincidenza con l’anniversario dell’invasione, il 24 febbraio.

L’escalation nel trasferimento di armi a Kiev crea dissensi nell’Ue e nella Nato. Il presidente croato Zoran Milanovic si attira gli strali ucraini criticando l’invio dei tanks, che “prolunga la guerra”, e giudica “folle” l’idea che la Russia possa essere sconfitta in una guerra convenzionale. Milanovic, in aperto contrasto con il premier Andrej Plenkovic, esclude il ritorno della Crimea all’Ucraina.

A Tokyo, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg mette in guardia il premier giapponese Fumio Kishida sui rischi di conflitto in Asia: “Pechino osserva con attenzione quanto sta accadendo in Ucraina”, che potrebbe “accadere domani in Asia”. Se l’Occidente – è la tesi degli Usa – sarà accomodante sull’invasione dell’Ucraina, Pechino potrebbe essere incoraggiata a invadere Taiwan.

Giappone e Nato concordano che le sicurezze transatlantica e dell’IndoPacifico sono interconnesse; e che la guerra in Ucraina non è una sfida “solo europea”. “La Cina non è un nostro avversario, ma bullizza i suoi vicini e minaccia Taiwan: è una sfida da capire e gestire, dice Stoltenberg, che, lunedì, a Seul, aveva chiesto alla Corea del Sud di modificare la legge che le impedisce di esportare armi a Paesi in guerra, così da potere rifornire l’Ucraina,

Russia e Cina mantengono stretti contatti in questa fase, anche se Pechino non conferma l’annuncio di Mosca d’una visita del presidente cinese Xi Jinping al presidente russo Vladimir Putin. L’invito risale a un colloquio virtuale fra i due il 30 dicembre: l’incontro, ipotizzato in primavera, è ritenuto dai russi “un evento centrale” nelle relazioni fra i due Paesi. Pechino, che critica l’Occidente per le armi all’Ucraina – “Washington pensi ai negoziati, non alle armi” -, enfatizza la promozione ”della cooperazione bilaterale tra i due Paesi, che aiuta lo sviluppo globale pacifico”, ma non va oltre.

La guerra in Ucraina ha anche un fronte mediorientale. In visita in Israele, il segretario di Stato Usa Antony Blinken afferma che la Russia trasferisce tecnologie sofisticate all’Iran e che l’Iran fornisce alla Russia la tecnologia dei droni utilizzati in Ucraina: Usa e Israele, “uniti nell’affrontare le azioni destabilizzanti e pericolose che l’Iran compie”, hanno “l’impegno comune” di impedire che Teheran si doti di armi nucleari.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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