Nell’Ucraina in guerra, lo schianto di un elicottero allunga la catena di lutti e strazi: un incidente, apparentemente, ma gli resta intorno un alone di dubbi e di interrogativi. E la Russia alza il tiro, a parole, contro l’Occidente e l’Italia.
Ieri mattina, un elicottero dei Servizi di emergenza ucraini è precipitato vicino a un asilo, a Brovary, nei pressi di Kiev: ci sono 16 vittime – nove erano a bordo dell’aeromobile -, inclusi due o tre bambini – le informazioni sono contraddittorie -; almeno 25 i feriti.
Fra i morti, il ministro dell’Interno ucraino Denys Monastyrskyi, molto vicino al presidente Volodymyr Zelensky, il suo vice Yevhen Yenin e il segretario di Stato Yuri Lubkovych; e, inoltre, tre loro stretti collaboratori e i tre membri dell’equipaggio. Fra le vittime a terra, oltre ai bambini, genitori e nonni che portavano figli e nipoti all’asilo.
Al momento non si conoscono le cause dell’accaduto e gli inquirenti stanno setacciando la scena. Tutte le ipotesi sono valide: un incidente tecnico, un errore umano o un atto di sabotaggio. E’ stata aperta un’inchiesta; si raccolgono i resti del velivolo da sottoporre a perizia e testimonianze. Gli Usa si chiamano fuori: “non conosciamo le cause dell’accaduto”.
Il ministro e il suo staff erano in volo verso “un punto caldo” del conflitto, forse verso Kharkiv. Fonti di stampa riferiscono che, all’ora della tragedia, l’aria era nebbiosa: gli elicotteri ucraini volano a bassa quota per evitare di essere intercettati dai missili russi. Secondo una tv ucraina, testimoni oculari riferiscono di avere udito un’esplosione e visto l’elicottero volteggiare più volte, prima di schiantarsi al suolo.
Zelensky su Telegram scrive: “Oggi si è verificata una terribile tragedia … Un elicottero della Ses è precipitato e sul luogo dello schianto è scoppiato un incendio…”. Il Servizio di sicurezza ucraino è stato incaricato, di accertare con la Polizia le circostanze dell’accaduto”. Il posto di ministro dell’Interno è stato assunto ad interim dal capo della polizia Igor Klymenko.
Messaggi di cordoglio e vicinanza sono giunti da tutto il Mondo. Nella sua udienza del mercoledì, Papa Francesco non ha citato l’odierno incidente, ma ha fatto riferimento al condominio di Dnipro colpito sabato da un missile: “Per favore, non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina, tanto bisognosa di vicinanza, di conforto e soprattutto di pace. Sabato scorso un nuovo attacco missilistico ha causato molte vittime civili, tra cui bambini. Le immagini e le testimonianze … sono un forte appello a tutte le coscienze. Non si può rimanere indifferenti!”.
Se Kiev ha vissuto l’ennesima giornata di dolore e sangue, dalla Russia vengono dichiarazioni sopra le righe del presidente Vladimir Putin e del ministro degli Esteri Serguiei Lavrov. Putin esprime certezza nella vittoria e accusa l’Occidente e specie gli Usa. Lavrov dice che “è l’Occidente, e non l’Ucraina”, a decidere sui negoziati di pace con la Russia; e che trattare con l’Occidente sull’Ucraina e basta “non ha senso”.
Per Lavrov, l’Occidente e gli Usa stanno usando l’Ucraina per ottenere un “dominio totale” e vogliono per i russi una “soluzione finale” come i nazisti per gli ebrei. Il ministro annuncia misure alle frontiere se Finlandia e Svezia entreranno nella Nato e prevede che le relazioni cono gli Usa “non torneranno più come erano prima”. Quanto all’Italia, Lavrov è stupito di vederla “tra i leader del fronte anti-russo”, ma ne attribuisce la responsabilità agli Usa e ricorda che Silvio Berlusconi, quand’era premier, contribuì al dialogo Russia-Nato.
Al Forum di Davos, Zelensky sollecita, invece, l’Occidente a decisioni “rapide” pro Ucraina e accusa la Russia di “esportare il terrore”. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg afferma che l’Ucraina entrerà nell’Alleanza.
L’oligarca a capo del gruppo mercenario privato russo Wagner, Yevgeny Prigozhin, fa polemica con Putin: “Coloro che si oppongono alla chiusura di YouTube sono traditori del loro Paese, che sostengono l’Occidente e si nutrono di esso”. Prigozhin contesta il mancato blocco di YouTube, che sarebbe “la piaga dell’informazione del nostro tempo”: il 40% dei video – dice – è “politicizzato e diretto contro la Russia”.