Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato un cessate-il-fuoco unilaterale in Ucraina dalle 12.00 di oggi alle 24.00 di domani 7 gennaio per il Natale ortodosso. La decisione, sostanzialmente simbolica, è stata annunciata dal Cremlino, dopo che il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill aveva chiesto una tregua per il Natale ortodosso nella guerra in Ucraina. Il cessate-il-fuoco scatterà lungo tutta la linea di contatto, come ha poi precisato il Ministero della Difesa russo.
Putin ha sollecitato l’Ucraina a fare altrettanto; la risposta è stata negativa e sprezzante: “La Russia si ritiri dai territori occupati; solo allora avrà una ‘tregua temporanea’. Tenetevi la vostra ipocrisia”, ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Kiev giudica la mossa di Mosca “una cinica trappola” e ricorda gli attacchi russi sulle città ucraine nella notte di Capodanno.
Non è chiaro se la mossa di Mosca sia in qualche modo collegata all’abbozzo di mediazione ripreso dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in conversazioni telefoniche separate con Putin e Zelensky. Nel colloquio con Putin, riferiscono fonti turche, Erdogan ha chiesto un cessate-il-fuoco, anche unilaterale, e ha sollecitato la comune ricerca di una soluzione pacifica al conflitto. Conciliante sulla tregua, Putin ha invece insistito sul “ruolo distruttivo” dell’Occidente in Ucraina.
Al telefono con Zelensky, invece, Erdogan, sempre secondo fonti turche, s’è detto pronto a mediare per trovare a una “pace duratura” tra Russia e Ucraina. I due leader hanno parlato d’aiuti umanitari, di sostegno energetico della Turchia all’Ucraina, di sviluppi della pace del grano – l’accordo che consente l’export dei cereali ucraini attraverso corridoi sicuri nel Mar Nero -. Erdogan ha osservato che il lavoro per lo scambio di prigionieri, che ha già dato alcuni frutti, continua e ha infine offerto un contributo diplomatico per accelerare la messa in sicurezza della centrale di Zaporizhzhia, l’impianto nucleare più grande d’Europa, occupata dai russi e costantemente monitorata dall’Aiea..
L’appello del Cremlino all’Ucraina affinché rispettasse anch’essa il cessate-il-fuoco di 36 ore per il Natale ortodosso è stato lanciato dopo le telefonate. Un comunicato stampa della presidenza russa recitava: “In considerazione del fatto che un gran numero di cittadini di fede ortodossa vivono nelle zone di combattimento, facciamo appello alla parte ucraina perché dichiari un cessate-il-fuoco, per dare loro la possibilità di presenziare alle cerimonie della vigilia così come del giorno della Natività di Cristo”. Il linguaggio era più ecclesiale che politico.
Ma Kiev non s’è fatta convincere: “L’Ucraina non attacca territori stranieri e non uccide civili, come fa la Russia. L’Ucraina colpisce solo elementi delle forze di occupazione sul proprio territorio” – un’affermazione in contraddizione con i numerosi attacchi portati nelle ultime settimane contro obiettivi militari in territorio russo -. La diffidenza ucraina contro la mossa russa di cessate-il-fuoco trova una spiegazione nel fatto che altre volte le autorità di Kiev hanno denunciato violazioni russe di tregue parziali concordate, ad esempio, per evacuare dei civili ed hanno espresso scetticismo sull’affidabilità degli impegni di Mosca a contenere l’uso della forza.
Le cronache di guerra segnalano una famiglia distrutta – una coppia e il loro figlio di 12 anni – a Berislav, nella regione di Kherson, da un missile russo che ha colpito la loro casa. Fonti ucraine affermano, inoltre, che la Russia prepara un’offensiva a febbraio e trama per spingere Kiev a firmare “accordi di pace” sul modello di quelli di Minsk.