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Ucraina: punto, prove di dialogo tra droni e ‘bomba sporca’; frizioni in Usa

Scritto per La Voce e il Tempo uscito il 27/10/2022 in data 30/10/2022 e, in versione diversa, per il Corriere di Saluzzo del 27/10/2022 e per il blog di Media Duemila pubblicato il 27/10/2022 https://www.media2000.it/ucraina-prove-di-dialogo-tra-droni-allattacco-e-timori-di-bomba-sporca/

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La guerra in Ucraina pare entrata in una nuova fase: dopo la controffensiva di Kiev, che ha portato alla riconquista di parte del territorio occupato, e la risposta di Mosca, con le annessioni di regioni non interamente controllate e una serie di attacchi aerei, con missili e con droni, su infrastrutture soprattutto energetiche, le notizie dal fronte si sono fatte quasi improvvisamente più rade, mentre c’è un grande fermento diplomatico. Iniziative che possono preludere a un negoziato, ma anche scambi di accuse che possono preparare un’ulteriore escalation. Il conflitto, ormai nel nono mese, resta imprevedibile nei suoi sviluppi.

La Russia non boccia l’idea del presidente francese Emmanuel Macron di includere Papa Francesco e gli Stati Uniti in colloqui per avviare a soluzione la crisi, cominciando con un cessate-il-fuoco. Lunedì, a Roma, Macron ha suggerito al pontefice di telefonare al presidente russo Vladimir Putin, al patriarca ortodosso russo Kirill e al presidente statunitense Joe Biden, per “innescare un processo di pace” in Ucraina. Contro tendenza, però, Putin nega di volere un colloquio con Biden: c’era l’ipotesi d’un incontro fra i due, a margine del Vertice del G20 in Indonesia a metà novembre.

E, intanto, Mosca agita l’accusa a Kiev di prepararsi a usare una ‘bomba sporca’: ne parlano, probabilmente, i responsabili della difesa di Usa e Russia, Lloyd Austin e Sergej Shoigu, che si sentono due volte 48 ore, dopo non averlo fatto per mesi; e se ne parla al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dove i russi esortano il segretario generale Antonio Guterres a fare il possibile per “evitare questo atroce crimine”. “Considereremo l’uso di bombe sporche da parte del regime di Kiev come un atto di terrorismo nucleare”, scrive l’ambasciatore di Mosca all’Onu Vassily Nebenzia.

L’Occidente è scettico: teme che il Cremlino stia costruendo un caso per rendere legittimo il ricorso da parte sua all’atomica tattica e avverte che, se così fosse, “ci saranno conseguenze”. Il Pentagono sostiene che le accuse di Mosca a Kiev “sono palesemente false”.

A mischiare le carte dei coinvolgimenti internazionali, ci sono pure le vicende dei droni, che l’Iran nega d’avere venduto alla Russia, ma che sono protagonisti degli attacchi alle infrastrutture ucraine, e il deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita, dopo che l’Opec ha deciso di ridurre la produzione di petrolio, facendo lievitare il costo dell’energia negli Usa.

Il presidente israeliano Isaac Herzog, in visita a Washington, porta a Biden “le prove reali dell’uso dei droni iraniani in Ucraina”, con le foto “di droni kamikaze preparati per un’esercitazione militare in Iran nel dicembre 2021″ e di droni dello stesso abbattuti in Ucraina”. Teheran, dal canto suo, è pronta a colloqui con Kiev per provare che i droni russi non sono suoi e chiama l’Ue a testimone.

Scene sul terreno e l’incubo della diga di Kakhovka
Dal 10 ottobre, l’Ucraina subisce massicci attacchi russi con aerei, missili e droni, che lasciano milioni di ucraini a intermittenza senza elettricità. Il presidente Volodymyr Zelensky denuncia piogge “di missili e droni, molti dei quali abbattuti”, e parla di “tattiche terroristiche russe”.

Il gestore ucraino dell’energia elettrica Ukrenergo conferma incursioni contro sue infrastrutture e interruzioni della corrente elettrica in diverse aree del Paese. Secondo il Ministero dell’Energia, sono state colpite “almeno la metà delle nostre capacità di generazione termica”, anche se alcune continuano a funzionare.

E, intanto, Zelensky accusa Putin di ritardare “deliberatamente” l’export di cereali dall’Ucraina attraverso i ‘corridoi sicuri’ creati con la ‘pace del grano’ del 22 luglio.

Sul terreno, prosegue la controffensiva ucraina nella regione di Kherson, che Mosca ha annesso senza averne il controllo. Le autorità filorusse esortano i residenti del capoluogo a lasciare la città, intensificando le operazioni di evacuazione dei civili.

L’Ucraina chiede l’invio di una missione di osservatori internazionale alla diga di Kakhovka, il cui cedimento, per un atto di sabotaggio o per un attacco russo, avrebbe conseguenze catastrofiche: Kiev paventa l’inondazione di 80 centri e della città di Kherson. Il premier ucraino Denys Shmyhal invita l’Onu e l’Ue a essere protagonisti dell’iniziativa: “Gli esperti internazionali devono arrivare immediatamente sul sito della centrale, così come il personale ucraino”. Ma le autorità filo-russe negano di aver minato la diga, che alimenta una grossa centrale idroelettrica.

La diga di Kakhovka è un altro tassello di questa nuova fase del conflitto, il cui fronte è costituito dalle installazioni energetiche. Il governo di Kiev teme l’ingresso in guerra della Bielorussia, dopo le dichiarazioni ambivalenti del presidente Aleksandr Lukashenko, che dice che il suo Paese s’appresta alla guerra da 25 anni, ma nega intenzioni bellicose ed esclude una mobilitazione come quella della Russia. “Se non vogliono combattere contro di noi, non ci sarà guerra!”, afferma, assicurando che le forze bielorusse entreranno in azione solo rispondendo ad eventuali minacce. Quanto al dispiegamento congiunto di forze russe e bielorusse, esso è “esclusivamente difensivo”.

L’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani stima che, in sette mesi, l’invasione dell’Ucraina abbia fatto almeno 6.374 vittime civili e abbia ferito almeno 9.776 persone. Ma l’agenzia stessa osserva che le cifre possono essere sottostimate.

Fermenti negli Usa in vista del midterm
Negli Stati Uniti, più si avvicinano le elezioni di midterm, più la guerra in Ucraina diviene un tema della campagna, dopo esserne rimasta fuori per mesi. Il conflitto divide entrambi gli schieramenti: fra i repubblicani, c’è chi vuole continuare ad aiutare l’Ucraina e chi vuole tenere da parte i soldi per emergenze domestiche; fra i democratici la sinistra vuole che l’Amministrazione Biden riveda la sua strategia, più diplomazia con Mosca e meno armi a Kiev.

In una lettera indirizzata al presidente Biden, trenta deputati democratici ‘liberal’, tutti appartenenti al Congressional Progressive Caucus, invitano l’Amministrazione a “cambiare rotta” sull’Ucraina e a cercare contatti diretti con la Russia per porre un termine alla guerra lunga ormai sette mesi. L’invio della missiva viene poi definito “un errore”, ma il documento resta.

La lettera non è polemica, ma propositiva. I trenta deputati dichiarano il loro apprezzamento per gli sforzi del presidente di sostenere l’Ucraina senza coinvolgere direttamente gli Usa nel conflitto, Ma suggeriscono una revisione della strategia e un atteggiamento più “proattivo”. L’iniziativa parte dalla corrente progressista del Partito democratico: Pramila Jayapal, dello Stato di Washington, presiede il Caucus, di cui fanno parte, fra gli altri, Alexandria Ocasio-Cortez e tutta la sua ‘Squad’ e Jamie Raskin, del Maryland, un giurista che gestì uno degli ‘impeachment’ falliti a Donald Trump.

Rispondendo indirettamente ai deputati, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ripete che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina, ma non entreranno in guerra: “La cosa più importante che possiamo fare è aiutare” Kiev perché possa sedersi a un tavolo delle trattative in posizione di forza.

In precedenza, era emersa una frattura sull’Ucraina anche in campo repubblicano sugli aiuti militari ed economici all’Ucraina per consentirle di fronteggiare l’invasione russa.

Lo spartiacque attraverso il campo dei sodali dell’ex presidente Donald Trump. Il leader del partito al Senato, Mitch McConnell, sollecita l’Amministrazione Biden a velocizzare ed ampliare gli aiuti all’Ucraina, fornendo a Kiev anche capacità di fuoco a lungo raggio. Il capo-gruppo alla Camera, Kevin McCarthy, che fa da megafono a Trump, è su una linea meno interventista: da giorni dice che, se i repubblicani riprenderanno il controllo del Congresso l’8 novembre – ipotesi non remota, stando ai sondaggi e all’inerzia delle ultime battute della campagna elettorale -, non ci saranno più “assegni in bianco” a Kiev, mentre incombe una recessione economica e non s’attenua la pressione dei migranti al confine con il Messico.

Intanto, però, la mitica 101esima divisione aerotrasportata Usa, quella dello sbarco in Normandia, è stata dispiegata in Europa per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale – è stata via via impiegata in Vietnam, Iraq, Afghanistan -. I suoi 4.700 soldati sono ora in Romania, non lontano dal confine con l’Ucraina: sono i militari americani più vicini al fronte dei combattimenti tra ucraini e russi.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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