HomeMondoCina di Xi guarda più a Taiwan che a Ucraina; e l'Ue...

Cina di Xi guarda più a Taiwan che a Ucraina; e l’Ue è lontana

Scritto per La Voce e il Tempo uscita il 20/10/2022 in data 23/10/2022 e, in versioni diverse, per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/esteri/la-cina-di-xi-guarda-piu-a-taiwan-che-allucraina-e-adegua-il-suo-marxismo-lue-e-lontana/ del 19/10/2022, il Corriere di Saluzzo del 20/10/2022 e il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/la-cina-guarda-piu-a-taiwan-che-allucraina-e-lue-e-lontana/ del 19/10/2022

-

Una Cina strabica sulla scena mondiale, che guarda più a Taiwan che all’Ucraina – per Pechino, è un conflitto regionale -, ma che soprattutto guarda alla propria crescita e ai propri problemi. Giunta all’ora dell’elezione del presidente Xi Jinping a un terzo mandato – non era mai accaduto -, la Cina può crogiolarsi nella soddisfazione per il sorpasso dell’Ue e degli Usa in fatto di Pil, ma deve pure fare i conti con il rallentamento dell’economia e una crescita per i suoi standard asfittica, il rialzo del debito e dell’inflazione, l’ossessione dell’autosufficienza tecnologica, il crollo delle nascite, l’impatto economico e sociale della politica ‘zero Covid’ che innesca fremiti di malumore.

Coi poteri concentrati nelle sue mani, e la presa sull’apparato del partito apparentemente rinforzata, Xi si appresta ad affrontare un quinquennio con tante incognite e con tanti rischi. La Russia, cui conferma vicinanza, è nella bufera della guerra; gli Stati Uniti, che restano rivali, sono al guado delle elezioni di midterm; nel Mondo, i rapporti di forza stanno modificandosi: per Pechino, sono tutti fattori di cautela e diffidenza.

Il segno del XX Congresso del Partito comunista cinese, che s’è aperto domenica 16 per chiudersi domenica 23 con la rielezione di Xi e il rinnovo dell’apparato dirigente, è la continuità, certamente non il cambiamento. Xi vuole che l’apparato militare della Cina acquisti le dimensioni e l’efficacia di quello di una super-potenza e non intende modificare le politiche che creano frizioni con gli Usa e l’Occidente, l’obiettivo di riunificare Taiwan alla Madre Patria, la repressione del dissenso – specie a Hong-Kong -, il mancato rispetto dei diritti delle minoranze e della libertà d’espressione, per non parlare delle pratiche economiche e commerciali disinvolte ed espansioniste.

Verso la Russia, il tono è più indulgente: Pechino e Mosca sono alleate nel mettere in discussione l’ordine internazionale e lo strapotere di Washington, ma Xi non vuole che il conflitto in Ucraina, nella sua escalation, si allarghi da regionale a mondiale. La Cina si dichiara favorevole al rispetto dell’integrità territoriale dei singoli Stati, ma dice anche che le esigenze di sicurezza della Russia devono essere prese in considerazione; e spinge per una soluzione negoziale, anche se non si espone in un ruolo di mediazione.

Il portavoce del Congresso Sun Yeli spiega che Pechino non paventa nei rapporti con Washington una ‘trappola di Tucidide’: un politologo di Harvard, Graham Allison, li interpreta come lo scontro tra Atene, potenza emergente, e Sparta, consolidata nella sua forza, ma che si sente minacciata. Sun è convinto che Cina e Usa “abbiano molto più interessi comuni che differenze” e sollecita i partner a “trovare il modo giusto per andare d’accordo”.

Taiwan è la linea rossa delle relazioni con gli Stati Uniti, come gli episodi degli ultimi mesi hanno ripetutamente dimostrato, dalle missioni a Taipei della speaker della Camera Nancy Pelosi e di altri esponenti statunitensi alle punture di spillo contrapposte delle esercitazioni militari. Nel solco di Xi, Sun afferma che il Pcc “non rinuncia all’uso della forza”: è “l’ultima risorsa” per la riunificazione” e un monito “alle interferenze esterne e alle spinte indipendentiste”. La riunificazione, che Pechino auspica pacifica, è cruciale “al ringiovanimento della nazione” e risponde “all’interesse di tutti, anche dei compatrioti di Taiwan”. “Lavoreremo per rivolvere la questione con sforzi sinceri”, dice Sun, ma “nessuno dovrebbe sottovalutare la nostra determinazione”: “L’isola è parte inalienabile” del territorio cinese.

Il discorso di XI
Infatti, nel discorso di apertura del Congresso, Xi ribadisce che la riunificazione di Taiwan è prioritaria per la Cina e per il Partito comunista e invia un monito all’isola e alle “forze esterne”, specie gli Stati Uniti, colpevoli di “intromettersi” in faccende che “vanno risolte solo dai cinesi”.

Antonio Fatiguso, il corrispondente dell’ANSA dall’Estremo Oriente, nota che il tema è così sentito che Xi lo ha citato più volte nei 100 minuti del suo discorso introduttivo (durato la metà di quello del 2017), davanti agli oltre 2.300 delegati dei circa 100 milioni di membri del Partito.

Uno degli appalusi più convinti nell’auditorium della Grande Sala del Popolo, su Piazza Tienanmen, è scrosciato quando il presidente ha sottolineato che “noi non abbiamo mai promesso di rinunciare all’uso della forza e ce ne riserviamo l’opzione”. Un monito – ha però precisato – “diretto solo contro le interferenze di forze esterne e dei pochi separatisti che cercano l’indipendenza di Taiwan”.

Da Taipei è arrivata una replica: “La sovranità territoriale, la democrazia e la libertà non possono essere oggetto di compromessi”, ha detto l’Ufficio presidenziale di Tsai Ing-wen, la presidente, che respinge “con forza il modello ‘un Paese, due sistemi'”, cioè lo schema per la restituzione nel 1997 dei territori di Hong Kong da Londra a Pechino, poi svuotato dalla legge sulla sicurezza nazionale imposta all’ex colonia nel 2020 dopo le proteste pro-democrazia del 2019. Tant’è che oggi Xi può sostenere che Hong-Kong è “passata dal caos alla stabilità” grazie al governo “dei patrioti”.

Fatiguso ci sintetizza il discorso di Xi. Sulla lotta alla pandemia, ha rivendicato il pieno successo delle misure draconiane alla base della cosiddetta politica dello ‘zero Covid dinamico’, nonostante crescenti malumori nel Paese che sta pagando le restrizioni in termini sociali ed economici: il Pil s’attesta in crescita intorno al 3% nel 2022 – non a caso, la pubblicazione dei dati è stata rinviata, per non impattare sul Congresso -. “Abbiamo messo al primo posto le persone e le loro vite, lanciando una ‘guerra di popolo’ contro il virus”, ha detto, senza prospettare un cambio di linea.

“La sicurezza nazionale come compito, la crescita economica come fondamento”: i punti guida sono mantenere la leadership del Partito e continuare la modernizzazione militare. Le forze armate, in tempi di incertezze, hanno la missione di proteggere la sicurezza e gli interessi cinesi in patria e all’estero.

Uno dei passaggi del discorso più peculiare è stato quello sui successi conseguiti nel suo decennio (Xi è presidente dal 15 novembre 2012, quando succedette a Hu Jintao): “Il Pcc ha portato la Cina dal rialzarsi ed essere prospera a diventare forte”, citando Mao Zedong a Deng Xiaoping e proponendosi come il Grande Timoniere del XXI Secolo, capace di rafforzare la guida del partito e il marxismo e il leninismo.

Xi ha poi evocato la ‘filosofia del nuovo sviluppo’ (che potrebbe essere inserita nella Costituzione del Partito), messa a punto negli ultimi anni e che si discosta dall’approccio politico-economico adottato da Deng in poi, più orientato al mercato. In altri termini, è un ritorno della presa marxista sull’economia, con la promessa, però, che saranno mantenute le aperture economiche ‘alla cinese’. Il calo demografico minaccia di fare saltare tutti i piani di programmazione economica: si progetta “una politica per incrementare le nascite e contro l’invecchiamento della popolazione.

In tema di “prosperità comune” e “civiltà verde”, il presidente osserva che la protezione ecologica e ambientale “ha conosciuto un cambiamento storico: i cieli della nostra patria sono più blu, i monti sono più verdi e l’acqua è più limpida”. L’immagine è accolta da un applauso reso più convinto perché la giornata offre ai delegati un cielo eccezionalmente azzurro su Pechino.

“Il marxismo funziona – afferma Xi – e la nuova missione del Pcc è guidare le persone a conseguire il secondo obiettivo del centenario (una Cina moderna entro il 2049, ndr)”. I prossimi cinque anni, sotto la sua guida, saranno cruciali: “Il nostro futuro è luminoso ma abbiamo molta strada da fare ancora. Dobbiamo essere preparati ai pericoli e agli scenari peggiori, alle tempeste”.

Di qui, i ripetuti appelli all’unità e a “rafforzare la fiducia in noi stessi e il senso di missione gloriosa del Partito”. In cento minuti, Xi non ha mai citato la guerra in Ucraina, né il presidente russo Vladimir Putin, suo amico “senza limiti”.

Gli obiettivi del Congresso
Il XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese non rinunci a priori a “nuovi obiettivi e miracoli”, a dispetto degli scenari domestici e internazionali complessi. Sun, portavoce dell’evento, “di grande importanza e che cade in un momento critico”, puntualizza che il Congresso rinnoverà, per un quinquennio, le cariche (Comitato centrale, Politburo, Comitato permanente e Commissione centrale per l’ispezione disciplinare) e definirà le strategie per centrare “l’obiettivo del centenario”.

Fra i risultati positivi conseguiti nell’ultimo periodo, Sun cita “la liberazione dall’estrema povertà” dei quasi cento milioni di residenti rurali che vivevano in misere condizioni: “Questo non era mai accaduto nella storia cinese, ed è un miracolo anche nella storia umana”. E le misure draconiane della ‘tolleranza zero’ al Covid “hanno permesso, con un sistema sanitario carente, di prevenire morti e di dare stabilità”.

Gli emendamenti che saranno apportati alla Costituzione del Pcc adatteranno meglio il marxismo “al contesto cinese e alle esigenze dei tempi”: sono mosse “per far avanzare lo sviluppo e il lavoro del Partito di fronte a nuove circostanze e a nuovi compiti”. Nei progetti e nelle previsioni, la figura di Xi assume un rilievo che nessuno leader cinese aveva mai avuto dai tempi di Mao Zedong.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

ULTIMI ARTICOLI

250205 Gaza - Netanyahu - Trump

Gaza: Trump, Usa ne prenderanno controllo, ne faranno una Riviera

0
Per Donald Trump, Gaza è “l’ultimo obiettivo del destino manifesto degli Stati Uniti”, dopo Canada, Groenlandia, Panama: l’immagine di Ishaan Tharoor sul Washington Post...

usa 2020

coronavirus - elezioni - democrazia - ostaggio

Coronavirus: elezioni rinviate, democrazia in ostaggio

0
Elezioni rinviate, elezioni in forse, presidenti, premier, parlamenti prorogati: la pandemia tiene in ostaggio le nostre democrazie e, in qualche caso, le espone alla...