Oltre mille città dell’Ucraina senza corrente elettrica, blackout intermittenti nella capitale Kiev, il 30% delle centrali ucraine distrutte nel giro di una settimana: in difficoltà sul terreno, i russi proseguono l’offensiva con missili e droni. I servizi di emergenza ucraini contano 1.100 città prive di energia; e il presidente Volodymyr Zelensky denuncia “un altro tipo di attacchi terroristici da parte dei russi: prendere di mira le infrastrutture civili elettriche ed essenziali, causare massicci blackout in tutta l’Ucraina… Non c’è spazio per negoziati con il regime di Putin”.
Anche l’unico mediatore di questo conflitto, il presidente turco Racep Tayyip Erdogan, dopo il flop dell’incontro con il presidente russo Vladimir Putin aa Astana la scorsa settimana, s’arrende all’evidenza: un dialogo tra Zelensky e Putin “è ora impossibile”.
L’inverno che s’avvicina rischia di essere drammatico per la popolazione ucraina, che, non potendo fare affidamento sull’energia elettrica, sta già cercando di dotarsi di legna e di quant’altro possa servire a scaldarsi.
La mattina ucraina è tutta sirene ed esplosioni: metà delle regioni dell’Ucraina sono sotto allarme, specie Chermigov, Sumy, Kharkiv e Odessa. Una centrale elettrica di Kiev è colpita a tre riprese, altre due sono seriamente danneggiate a Dnipro e a Zhytomyr. Un’esplosione scuote la città natale di Zelensky, Kryvyi Rih, nel Sud. A Mikolaiv, una persona è deceduta sotto le macerie d’un edificio di due piani crollato in seguito a un attacco con missili S-300.
Il presidente francese Emmanuel Macron e la premier britannica Liz Truss condannano gli attacchi, mentre il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov s’interroga sull’utilità di mantenere rappresentanze diplomatiche in Paesi ostili, dove i funzionari russi lavorano – dice – “in condizioni che difficilmente si possono definire umane, tra problemi continui e minacce di attacchi fisici”.
L’Ucraina accusa la Russia di avere “rapito” due dipendenti della centrale nucleare di Zaporizhzhia controllata dai russi: lo rende noto Energoatom, l’agenzia statale ucraina per l’energia nucleare, secondo cui il vicedirettore generale dell’impianto, Oleg Osheka e il responsabile delle tecnologie informatiche della centrale, Oleg Kostyukov, sono stati “portati in una destinazione sconosciuta”.
Intanto, le truppe russe dicono di avere ripreso il controllo del villaggio di Gorobyevka, nella zona di Kharkiv, da dove si erano ritirate il mese scorso. Se confermata, sarebbe la prima riconquista territoriale russa da settembre, quando l’esercito ucraino fece una vasta avanzata in questa provincia.
Invece, l’intelligence ucraina preconizza, entro fine anno, la liberazione di altre fette significative del territorio ucraino, forse di Kherson: Per il capo degli 007 di Kiev, Kyrylo Budanov, il conflitto potrebbe finire “entro la prossima estate”, con il ritorno dell’Ucraina “ai confini del 1991” e, cioè, con il recupero anche della Crimea ‘perduta’ nel 2014.
Continua a fare discutere l’acquisto da parte russa di droni iraniani. L’intelligence ucraina non ha dubbi: un primo lotto comprendeva 1.750 di questi sistemi, il 70% dei quali sono stati abbattuti; e sono poi seguiti altri ordini, ma produzione e consegna “non sono un processo istantaneo”: “Stanno gradualmente esaurendoli…”. Mosca avrebbe pure carenza di missili: lo stock di Iskander si sarebbe ridotto al 13%, pur la legge russa vieti di andare sotto il 30%.
L’analisi ucraina è confermata da Avril Haines, ‘gran capa’ dell’intelligence statunitense, secondo cui Mosca sta usando le sue armi “a un ritmo insostenibile” ed è a corto di rifornimenti, specie armi di precisione e missili cruise. Per questo, Putin deve rivolgersi a fornitori come Iran e Nord Corea.
La Nato si appresta a fornire all’Ucraina ulteriori sistemi di difesa anti-aerea per contrastare ancora più efficacemente gli attacchi con aerei, missili e droni, anche quelli iraniani.
Sono salite a 13, fra cui tre bambini, le vittime dello schianto di un aereo militare russo in volo d’addestramento su un grande edificio di un quartiere residenziale di Yevsk sul Mare d’Azov.
Il quotidiano svedese Expressen ha pubblicato le prime immagini dei danni ai gasdotti NordStream: il video, filmato da un drone sottomarino, mostra crepe su parti dei tubi e deformazioni al metallo. Le indagini delle polizie svedese e danese tendono a indicare che i danni alle condutture sono stati causati da potenti esplosioni. Da parte russa, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov considera “deplorevole” che “l’indagine sul sabotaggio si svolga senza la Russia”. Per il Cremlino, sono “assurdi” i tentativi “di adattare le indagini sulle esplosioni alle accuse contro la Russia”.