Caricato di molte attese, l’incontro Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan non dà i frutti sperati: secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, i presidenti russo e turco non hanno neppure discusso di come risolvere il conflitto in Ucraina. E Mosca getta una secchiata d’acqua sull’ipotesi di un vertice tra Putin e il presidente Usa Joe Biden: “Non vediamo prospettive di trattative con l’Occidente nel prossimo futuro”.
Per il Cremlino, “l’operazione militare speciale” in Ucraina “continua”, anche se la Russia è aperta al dialogo “per raggiungere i suoi scopi, che non sono cambiati”. L’idea di Ankara di organizzare colloqui sull’Ucraina a cinque tra Russia, Usa, Francia, Germania e Regno Unito sarebbe rimasta, per ora, nel cassetto.
Cortine fumogene? E’ possibile, è auspicabile. Ma Erdogan non pare essere riuscito a fare scattare l’interruttore della pace, o almeno del negoziato. E per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che parla all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Mosca “va isolata”: la diplomazia è uno strumento “potente” ma non può avere spazio finché “le armi parlano”. A proposito di armi, Zelensky lamenta che l’Ucraina ne abbia ricevute solo il 10% di quelle chieste.
Putin ed Erdogan si vedono ad Astana in Kazakistan alla Conferenza sulle misure di fiducia in Asia. Il leader turco, che ha già mostrato di sapere mediare tra Mosca e Kiev, con la ‘pace del grano’, aveva elaborato un suo piano: “Una pace giusta può essere ottenuta attraverso la diplomazia… Non ci possono essere vincitori nella guerra e sconfitti nella pace… L’obiettivo è che il bagno di sangue finisca il prima possibile”.
A Washington, Biden commenta il voto con cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione che condanna i referendum farsa organizzati dalla Russia in quattro regioni ucraine e la conseguente loro “illegale annessione”: 143 i Paesi a favore, cinque contro (Russia, Bielorussia, Nicaragua, Siria e Nord Corea) e 35 gli astenuti, fra cui Cina, India, Pakistan, molti africani. Il testo non è vincolante. Biden chiosa: “La posta in gioco di questo conflitto è chiara a tutti e il messaggio è chiaro: la Russia non può cancellare uno Stato sovrano dalla mappa … non può cambiare i confini con la forza … non può impadronirsi del territorio di un altro Paese”.
A Mosca, è sempre la solita storia: un colpo al cerchio e uno alla botte. Il ministro degli Esteri Serguiei Lavrov ripete che la Russia è pronta a valutare segnali di apertura al dialogo degli Usa, se li dovesse ricevere. Il vice-segretario del Consiglio di Sicurezza Alexander Venediktov afferma: “Siamo favorevoli a una rapida soluzione diplomatica della questione ucraina, non vogliamo fare a pezzi nessuno e vogliamo coesistere pacificamente con l’Ucraina e con tutta l’Europa, ma non a spese della nostra sicurezza”; e aggiunge: “L’adesione dell’Ucraina alla Nato è inaccettabile e può portare alla Terza Guerra Mondiale. L’Alleanza atlantica comprende la natura suicida di tale passo”.
La Russia contesta l’inchiesta di Germania Svezia e Danimarca sui sabotaggi dei gasdotti NordStrea 1 e 2, per non essere stata coinvolta.
Sul terreno, ieri pomeriggio numerose esplosioni si sono verificate nell’Ucraina occidentale, specie a Leopoli e Ternopil. Pesanti bombardamenti russi nella notte su Mykolaiv distruggono un edificio di cinque piani: un bambino di 11 anni viene estratto vivo dalle macerie dopo sei ore, ma mancano notizie di almeno altre sette persone.
Per contro, un condominio è stato colpito da un attacco ucraino a Belgorod, nell’Ovest della Russia, vicino al confine con l’Ucraina. Gli ucraini addossano la responsabilità ai russi: un errore di mira.
Secondo fonti ucraine, le forze russe stanno ricevendo l’ordine di sospendere le operazioni offensive su diversi fronti, specie nel Donetsk. Fra le cause, il basso morale dei rinforzi recentemente arrivati, le frequenti diserzioni delle nuove reclute e i rifiuti di rispettare le consegne.
I russi stanno organizzando l’evacuazione di residenti dall’area di Kherson verso regioni più sicure, a causa dei quotidiani attacchi missilistici ucraini. E’ stato concordato uno scambio di prigionieri, venti per parte.