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Ucraina: Mosca ammette, “Penetrate le linee delle nostre difese”

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/10/2022

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Ucraina – Presa Lyman, gli ucraini proseguono l’offensiva nel Donetsk e rivendicano successi. Persa Lyman, i russi faticano a riorganizzarsi. Mosca ammette che l’esercito ucraino, “con le sue soverchianti unità blindate”, è riuscito a “penetrare le linee della nostra difesa” nell’area dei villaggi di Zolota Balka e Oleksandrivka, a Sud di Kherson. I russi in ritirata “hanno preso il controllo di una linea difensiva preparata in anticipo e continuano a infliggere pesanti danni al nemico”.

Fonti di Kiev confermano l’avanzata nella regione di Kherson, ma riconoscono che 45 località lungo la linea del fronte “sono sotto il fuoco nemico”. Nelle aree contese, gli ucraini evacuano i civili, mentre i russi cercano di arruolare gli uomini tra i 18 e i 35 anni – accade anche a Melitopol -.

La Duma ha ieri ratificato l’annessione dei quattro territori ucraini dove ci sono stati referendum farsa – le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk e le aree di Kherson e Zaporizhzhia -, i cui confini – ammette il Cremlino – devono ancora essere definiti: “Consulteremo la popolazione”, che, però, dovrà parlare solo russo.

L’ammissione “insolitamente rapida” da parte del presidente russo Vladimir Putin di problemi legati alla mobilitazione parziale dei riservisti evidenzia la portata delle disfunzioni della misura, secondo l’intelligence britannica. Si ha notizia di funzionati sospesi e di migliaia di persone rimandate a casa perché richiamate per errore. Le perdite russe supererebbero le 60 mila dall’inizio dell’invasione.

L’Occidente non esclude il ricorso al nucleare da parte della Russia. Mosca ridimensiona la portata della sortita del leader ceceno Ramzan Kadyrov che auspicava il ricorso al nucleare tattico – la sua sarebbe stata una “reazione emotiva”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, però, ribadisce che l’utilizzo dell’atomica è possibile “secondo la dottrina di deterrenza”. Khadirov, forse per riscattarsi, offre alla patria russa i suoi tre figli adolescenti – Akhmat, Eli e Adam: nessuno è maggiorenne – perché si arruolino e vadano a combattere in prima linea.

Lo spettro del nucleare suscita reazioni preoccupate, o tracotanti. Il generale David Petraeus, già capo della Cia, dice all’Abc: “Risponderemmo guidando uno sforzo della Nato – collettivo, non necessariamente nucleare – che eliminerebbe ogni forza convenzionale russa che possiamo vedere e identificare sul campo di battaglia in Ucraina e anche in Crimea e ogni nave nel Mar Nero”.

Fronte diplomatico, il consigliere Usa per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha incontrato domenica in Turchia interlocutori turchi e ucraini. In una lettera ai leader dei 27, in vista del Vertice di giovedì e venerdì, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel li invita a “restare uniti”. La Farnesina convoca l’ambasciatore russo Serghey Razov: l’Italia condanna i referendum farsa, chiede che le truppe russe si ritirino e ritiene che le minacce nucleari minino la sicurezza globale.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lancia una campagna social “per che cosa ci battiamo” e si dice sicuro dell’ingresso nella Nato – l’83% degli ucraini sono favorevoli -. Il Cremlino “segue la questione molto da vicino”, dice Peskov, ricordando che “l’orientamento dell’Ucraina verso la Nato e la sua adesione sono stati fra i motivi dell’operazione militare speciale”.

Fonti di Kiev segnalano un raid russo sull’ospedale di Kupiansk – un medico ucciso – e missili su Zaporizhzhia – vittime civili e infrastrutture distrutte -. Il direttore della locale centrale nucleare, arrestato venerdì scorso, è stato liberato. Nell’area di Kharkiv scoperta una camera della tortura. Sarebbe in fuga la giornalista russa Maria Ovisannikova, che aveva mostrato un cartello contro l’operazione militare in Ucraina durante una diretta televisiva e che era agli arresti domiciliari: secondo fonti dell’opposizione a Putin, la donna è stata inserita dal ministero  dell’Interno nella lista dei ricercati, dopo che il marito avrebbe riferito che l’1 ottobre se n’è andata con la figlia di 11 anni.

Dal Baltico, notizie contraddittorie sui gasdotti NordStream: dopo il sabotaggio, la fuga di metano dal 2 s’è ridotta, ma non s’è fermata, dicono fonti svedesi, dopo che fonti danesi avevano affermato che l’1 non perdeva più. La Gazprom dice che le fughe sono del tutto cessate. Per il Cremlino, “Non è chiaro con chi collaborare per ripristinare il flusso del NordStream” perché l’Occidente “é isterico” sulla vicenda.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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