Il giorno prima la annettono. Il giorno dopo la abbandonano. Le forze russe si sono ieri ritirate da Lyman, centro di importanza strategica nel Donetsk, una delle province dell’Ucraina annesse alla Russia con i referendum farsa dei giorni scorsi. Ora, c’è inquietudine sulla reazione del Cremlino all’attacco contro quello che considera suolo russo: il presidente Putin ha già evocato il ricorso al nucleare, in un caso del genere.
La perdita di Lyman è stata ammessa da Mosca, che la giustifica con la necessità di evitare l’accerchiamento dei 5.000 uomini circa lì dislocati. Il Ministero della Difesa russa afferma: “Le nostre truppe si sono ritirate da Krasnyi Lyman verso posizioni più vantaggiose … L’esercito ucraino sta subendo perdite considerevoli, ma continua ad avanzare…”.
Lyman, 20 mila abitanti circa, si chiamava sino al 2016 Krasnyi Lyman, Rossa Lyman. Poi, per la legge ucraina sulla decomunistizzazione, il nome è stato cambiato in Lyman. La città era stata occupata il 28 maggio 2022 dall’esercito russo, che l’aveva trasformata in un importante centro logistico per il dispiegamento delle truppe e il loro approvvigionamento in armi e munizioni. Da tre settimane, l’esercito ucraino cercava di riprenderne il controllo: ora c’è riuscito, dopo combattimenti – riferiscono media Usa – dentro la città.
Prima di entrare a Lyman, gli ucraini avevano tagliato ai russi le comunicazioni di terra nell’area di Drobysheve-Liman e preso il controllo delle strade,
Lyman è anche un centro ferroviario: collega le regioni di Donetsk, Lugansk e Kharkiv nell’est e nel nord-est dell’Ucraina. La sua perdita è una delle peggiori sconfitte militari russe dall’inizio dell’invasione e la sua riconquista è, per contro, il maggior successo militare ucraino nel Donbass. Liberato il nord del Donetsk, le truppe ucraine possono ora puntare sul Lugansk.
La disfatta esaspera il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che critica i comandanti militari russi e ipotizza il ricorso ad armi nucleari a basso potenziale. In un post su Telegram, Kadyrov scrive : “Dovrebbero essere prese misure più drastiche, fino alla dichiarazione della legge marziale … e all’uso di armi nucleari a basso potenziale”. Il leader ceceno bolla come “mediocre” il colonnello Alexander Lapin, comandante dei russi a Lyman. Kadyrov, venerdì, al Cremlino, s’era commosso durante la cerimonia di annessione alla Russia del Donetsk e del Lugansk e delle aree di Kherson e Zaporizhzhia.
Gli sviluppi del conflitto offrono una risposta all’interrogativo del New York Times, se “l’Ucraina può proseguire l’avanzata, ora che la Russia mobilita più forze”. Dopo una settimana di pausa, la controffensiva ucraina pare rilanciata, anche se è vero che la mobilitazione di 300 mila riservisti russi non ha ancora avuto impatto al fronte – ammesso che ce l’abbia -.
Nell’area di Kharkiv, si è avuta ieri notizia d’un attacco russo a un convoglio di auto di civili ucraini in fuga: secondo fonti locali, le vittime sono 24, fra cui 13 bambini e una donna incinta. Erano tutti su sette auto tra i villaggi di Kurylivka e Pishchane nel distretto di Kupyansk. “I russi hanno sparato contro i civili quasi a distanza ravvicinata”, riferiscono le fonti, precisando che la strage “è avvenuta il 25 settembre intorno alle 9″.
Nell’area di Zaporizhzhia tre missili russi hanno centrato un convoglio di ucraini che s’avvicinavano al territorio occupato dai russi: anche qui, le vittime sono oltre venti.
Le forze di Mosca continuano a colpire le città ucraine con attacchi missilistici, raid aerei e droni. E il presidente della società energetica statale ucraina Energoatomn, Petro Kotin, annuncia l’arresto, quasi un rapimento, di Igor Murashov, il direttore generale della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. Secondo Kotin, “venerdì pomeriggio le forze russe hanno fermato Murashov mentre andava a Energodar: è stato bendato e portato via”
Non pare proprio il giorno giusto per parlare di pace e di negoziati. Ma Papa Francesco ha ieri ricevuto in udienza Alona Verbytska, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferisce il Vaticano, senza fornire dettagli sulla conversazione. Il Pontefice ha più volte manifestato l’intenzione di recarsi in Ucraina: nell’incontro se n’è forse discusso, anche se i tempi non paiono maturi per una trattativa.