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Ucraina: referendum fatti e per Mosca validi, verso l’annessione

Scritti per Il Fatto Quotidiano del 28/09/2022 e del 29/09/2022

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L’annessione alla Russia dei territori dell’Ucraina occupati, dove si sono svolti i referendum farsa, sarà proclamata martedì 4 ottobre, dopo voti alla Duma e in Senato. Per Mosca, i cittadini del Donbass e delle Regioni di Kherson e Zhaporizhzhia hanno “esercitato il diritto all’autodeterminazione in base alla Carte dell’Onu”.

Non la pensano così le Nazioni Unite e i Paesi occidentali. La Cina dice: “L’integrità e la sovranità di tutti i Paesi devono essere rispettate”, come vanno prese sul serio “le legittime preoccupazioni sulla sicurezza di tutti i Paesi” e vanno sostenuti “gli sforzi per una soluzione della crisi pacifica”.

Gli Usa lavorano coi loro partner perché Mosca “paghi cari” i referendum. L’Ucraina chiude più armi. Washington prepara un pacchetto da 1,1 miliardi di dollari di armi e munizioni con sistemi anti-missile Himars e sistemi anti-drone.

La Russia annuncia un giro di vite contro i riservisti che lasciano il Paese per sottrarsi al richiamo. Causa escalation e rischi nucleari, i cittadini Usa sono invitati dalla loro ambasciata a “lasciare immediatamente la Russia”. Analoghi inviti sono stati rivolti ai cittadini di altri Paesi.

Mosca sta acquistando circa una tonnellata e mezzo di ioduro di potassio, sostanza anti-radiazioni. Un nuovo raid ucraino ha colpito la regione frontaliera russa di Belgorod: dieci i feriti.

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Adesso che l’annessione dei territori ucraini occupati è cosa fatta, con i referendum farsa, la Russia torna a dirsi pronta a negoziare con l’Ucraina. Ma, se la situazione cambia, cambiano le condizioni per le trattative, puntualizza il presidente russo Vladimir Putin al presidente turco Recep Tayyip Erdogan: in sostanza, una ripresa del dialogo tra Mosca e Kiev non pare imminente.

A Samarcanda, dove si erano incontrati due settimane or sono, Putin aveva già detto a Erdogan che un negoziato con l’Ucraina sarebbe ora possibile, salvo poi smentire l’ammissione. Che, comunque, non basta al momento a fermare il conflitto e a riaprire la trattativa.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov attribuisce la responsabilità dello stallo all’Ucraina, che lasciò cadere il negoziato a fine marzo. Mosca, però, vuole trattare dalle posizioni acquisite; Kiev, invece, pone la precondizione del ritiro delle truppe russe fuori dai confini ucraini: non quelli ipoteticamente modificati dai referendum, ma quelli pre-invasione.

Secondo Valentina Matviyenko, presidente del Senato russo, alla prossima riunione lunedì 4 ottobre la Camera Alta potrebbe già discutere l’annessione delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk, due repubbliche filo-russe autoproclamate, e di Kherson e Zaporizhzhia.

I risultati del referendum, annunciati ieri ad urne chiuse, sono molto netti, com’era scontato: secondo le prime informazioni, oltre il 95% dei votanti si sono espressi per l’annessione alla Russia; e l’affluenza alle urne ha ovunque superato il 50%, rendendo le consultazioni valide – per Mosca, non per la comunità internazionale, che non le considera legittime -.

“Nel Donetsk – afferma la Tass -, lunedì sera aveva votato l’86,89% degli elettori; nel Lugansk l’83,61%, nella Regione di Kherson il 63,58% e nella Regione di Zaporizhzhia il 66,43% “. I seggi si sono chiusi ieri alle 16.00 ora locale e lo spoglio è subito iniziato.

L’annessione innescherà risposte dagli Usa, dalla Nato e dall’Occidente. L’Onu la settimana scorsa, durante l’Assemblea generale, aveva stigmatizzato i referendum. Dal punto di vista della Russia, l’annessione consentirebbe l’uso di armi nucleari in caso di controffensiva ucraina per la riconquista dei territori occupati, che, a quel punto, sarebbero, per Mosca, suolo russo.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba afferma che l’esito del voto “non cambierà nulla” nella condotta militare delle forze ucraine, incontrando l’omologa francese Catherine Colonna, giunta in visita a Kiev.

Concetto analogo esprime il segretario di Stato Usa Anthony Blinken, mentre Washington destina all’Ucraina ulteriori aiuti militari. Blinken, che incontra il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishanka, dice: “Kiev ha il diritto di continuare a difendersi con le nostre armi anche nei territori che saranno eventualmente annessi dalla Russia. Dal nostro punto di vista non cambia niente, non li riconosceremo mai”.

Il segretario generale Nato Jens Stoltenberg parla con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, assicurandogli che i Paesi dell’Alleanza sono fermi nel loro sostegno alla sovranità e al diritto all’autodifesa dell’Ucraina: “I referendum farlocchi indetti dalla Russia non hanno alcuna legittimità e sono una palese violazione del diritto internazionale. Quelle terre sono ucraine”. Il rischio dell’uso dell’atomica non è probabile, “ma va preso sul serio”.

Putin presenta, invece, i referendum come un’operazione umanitaria: “Il salvataggio delle persone nei territori in cui si sta svolgendo il referendum è al primo posto nell’attenzione di tutta la nostra società a livello nazionale”.

In una riunione all’Onu, nella Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari, il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, descrive un Mondo “vicino all’abisso di una guerra nucleare”. La minaccia dell’uso dell’atomica nel conflitto in Ucraina riporta la guerra in Europa a una dimensione mai vista da generazioni, “ripugnante”.

Fonti dell’Onu documentano 5.996 civili morti, tra cui 382 bambini, e 8.848 feriti dall’inizio dell’invasione – i numeri reali potrebbero essere più alti -. Fonti dell’Ue garantiscono l’efficacia delle sanzioni anti-Russia e prevedono un calo del Pil russo dell’11%, molto di più di quanto finora registrato. Nell’analisi dell’Ue, “la Russia è sempre più isolata, partner come Cina e India hanno già espresso le loro preoccupazioni per l’intervento militare … Non è questo il momento di cedere”.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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