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Ucraina: Putin decide l’escalation; Biden e l’Occidente, “Irresponsabile”

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/09/2022

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Inaccettabile” e “Irresponsabile”: sono gli aggettivi che ricorrono in tutte le reazioni occidentali alle decisioni sull’Ucraina del presidente russo Vladimir Putin, che decreta la mobilitazione parziale (300 mila riservisti) ed evoca il ricorso al nucleare se il Donbass, una volta annesso alla Russia – si vota da domani – sarà attaccato (“Useremo ogni mezzo per difendere il nostro Paese”).

L’escalation del conflitto era nell’aria, dopo che gli ucraini hanno sottratto ai russi oltre 8.000 kmq di territorio occupato. E se la replica dell’Occidente è sostanzialmente compatta e largamente prevedibile, la Cina e l’Iran mettono accenti diversi nei loro commenti: Pechino non si schiera contro Mosca, temendo forse di ritrovarsi isolata sulla scena internazionale; e Teheran azzarda lezioni di diritti umani, dopo essere finita sotto accusa per la morte di Masha Amini, 22 anni, deceduta dopo essere stata arrestata perché non indossava il velo nel modo ‘giusto’.

Inaccettabile”, dice, dalla tribuna dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, il presidente Usa Joe Biden, che dedica la prima parte del suo intervento all’invasione dell’Ucraina. Biden afferma che la guerra è colpa “d’un solo uomo”, cioé Putin; e accusa la Russia di volere “cancellare il diritto all’esistenza dell’Ucraina” e di violare “in modo estremamente significativo” la carta dell’Onu. La guerra nucleare – aggiunge – “non la vince nessuno”.

Inaccettabile” ripetono, dalla tribuna dell’Onu o nelle rispettive capitali, i leader di Nato e Ue, Gran Bretagna, Francia, Germania e molti altri Paesi. Aggiungendo che le decisioni di Putin sono, sì, “estremamente pericolose”, ma sono pure “un segnale di debolezza”, un’ammissione di difficoltà e di fallimento, in una guerra che fin dall’inizio non è andata come i generali russi avrebbero voluto.

Se una nazione può perseguire le proprie ambizioni imperiali senza subirne le conseguenze – va avanti Biden -, allora l’ordine internazionale costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale crolla… Noi saremo uniti e solidali contro l’aggressione russa… ”.

Gli interventi di Biden e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky – un messaggio registrato – sono i punti forti della seconda giornata della kermesse Onu. Zelensky non crede che Putin userà l’atomica, anche se ammette che “ci sono dei rischi”, ma ricorre lo stesso ad immagini forti: “Putin vorrebbe che l’Ucraina annegasse nel sangue, ma sarà il sangue dei suoi soldati”. Il leader ucraiuno ringrazia per l’appoggio, ma chiede più aiuti e più armi.

Un portavoce del Consiglio Usa per la Sicurezza nazionale dice: “Il discorso di Putin è chiaramente un segnale che è in difficoltà … Ci aspettavamo il richiamo dei riservisti, Putin fa combattere anche i soldati feriti … Prendiamo sul serio la minaccia nucleare” e, se la Russia dovesse usare l’atomica, “ci saranno conseguenze gravi”. Un suo omologo europeo nota: “E’ una prova ulteriore che Putin non è interessato alla pace, ma a un’escalation… Lui vuole solo continuare questa guerra distruttiva”; “E’ un segnale di disperazione”, che avrà “impatto negativo anche sul popolo russo”.

La reazione cinese è la prima ad arrivare. A Pechino, il Ministero degli Esteri esorta le parti in causa al cessate il fuoco e a impegnarsi a trovare una soluzione pacifica con il dialogo e le consultazioni, cercando “un modo per soddisfare le preoccupazioni sulla sicurezza reciproche”. Non suona affatto ‘endorsement’ dell’escalation di Putin, anche se le reazioni cinesi ad uso interno sono meno sfumate: per la Cina, l’invasione e le sanzioni sono freni alla crescita e ostacoli ai commerci..

Cina e Russia si sono impegnate, negli ultimi tempi, a una partnership “senza limiti” contrapposta “al dominio globale” degli Stati Uniti. La scorsa settimana Putin e il presidente cinese Xi Jinping erano a Samarcanda, al Vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), dove leader asiatici hanno lavorato a un nuovo “ordine internazionale”, sfidando l’influenza occidentale.

Dalla tribuna del Palazzo di Vetro, il presidente iraniano Ebrahim Raisi, un reduce da Samarcanda, accusa l’Occidente di “doppi standard” sui diritti umani – e snocciola esempi -, nega che Teheran voglia dotarsi della ‘bomba’, definisce “criminali” le sanzioni applicate dagli Usa che “non tollerano i Paesi indipendenti e chiede che l’ex presidente Usa Donald Trump sia processato per l’uccisione con un drone a Baghdad del generale dei Pasdaran Qasem Soleimani.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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