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Ucraina: Zelensky canta vittoria, Usa frenano “Sarà ancora lunga”

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/09/2022

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Le forze ucraine continuano a premere sulle truppe russe che fuggono dal Nord-Est dell’Ucraina, dalla regione di Kharkiv, e liberano altre fette di territori occupati. Una fonte del Pentagono dice: “Abbiamo visto un certo numero di soldati russi” ritirarsi dall’area di Kharkiv e “passare il confine per tornare in Russia”; ma poi avverte: “I soldati russi sono ancora in massa in Ucraina”.

Analisti militari Usa sostengono che il repentino cedimento rivela il logoramento dell’apparato militare russo, morale delle truppe basso, problemi logistici, carenze di armi e mezzi. Tutto ciò limita la capacità delle forze russe di difendere il territorio occupato e le espone a ulteriori disfatte.

Avanzate ucraine vengono segnalate anche nel Sud-Est, nell’area di Kherson, mentre si ha notizia d’intensi bombardamenti russi su Kramatorsk nel Donetsk, su Nikopol, su Mykolaiv – due i civili uccisi – e su altre località. Un attacco missilistico su Kryvyi Rih, a sud di Dnipropetrovsk, ha fatto scattare l’allarme aereo su tutto il Paese.

Inalterata la situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi: la missione Aiea continua, ma non incide sul livello di allerta. Secondo fonti russe, oltre 20 mila filo-russi stanno lasciando le loro case di Balakleya, dove sarebbe stata trovata una “camera delle torture”, Kupyansk, Izyum, Volchansk e altrove e vanno verso la Russia “nel tentativo di sottrarsi al regime di Kiev”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato ieri a Izyum, sulla via di Kharkiv, città liberata nei giorni scorsi dalla controffensiva ucraina, e vi ha issato la bandiera nazionale. Dal Delaware, dov’era per le primarie del partito democratico, il presidente Usa Joe Biden si mostra prudente: “Non si può dire se l’Ucraina è a un punto di svolta … Gli ucraini hanno fatto progressi significativi … Ma sarà un lungo cammino”.

Fonti militari Usa sottolineano che gli ucraini stanno continuando a usare “con grande efficacia” aiuti militari forniti loro dall’Occidente. Ieri, c’è stata una richiesta di carri Leopard alla Germania, su cui il cancelliere Olaf Scholz ha glissato.

L’ipotesi che l’avanzata ucraina possa innescare un processo negoziale fra Kiev e Mosca non pare, al momento, concretizzarsi. In un’intervista a France 24, la vice-premier ucraina Olga Stefanishyna afferma che funzionari russi hanno contattato negli ultimi giorni Kiev per negoziare. Ma la Russia reagisce male alla bozza di un piano per dare garanzie di sicurezza all’Ucraina presentata martedì da Kiev che prevede un ruolo di garante anche per l’Italia.

Se tale documento sarà adottato, “reagiremo in modo negativo”, dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che l’Ucraina per tutelarsi dovrebbe in realtà “eliminare le minacce alla Russia”. Per Peskov, la bozza di piano  è un pericolo per la Russia perché avvicina l’entrata dell’Ucraina nella Nato e dimostra a necessità della cosiddetta “operazione militare speciale” russa.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e Scholz hanno ieri parlato con il presidente russo Vladimir Putin. Per Scholz, “Putin non ha ancora capito che l’inìvaqsione dell’Ucraina è stato un errore”. Per Guterres, “Siamo ancora lontani dalla pace, le possiblita’ di un accordo ora sono minime”.

Che l’avanzata ucraina susciti frizioni a Mosca lo dimostra la sortita su Telegram del leader ceceno Ramzan Kadyrov, un alleato di Putin: “Fosse per me, dichiarerei la legge marziale in tutta la Russia e utilizzerei qualsiasi arma, perché oggi siamo in guerra con la Nato”.

In queste ore, il presidente russo raggiunge Samarcanda, dove, oggi e domani, parteciperà al Vertice della Sco, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, e dove incontrerà il presidente cinese Xi Jinping per la prima volta dall’inizio dell’invasione e suggellerà l’intesa per un nuovo gasdotto Russia – Cina via Mongolia.

Ieri, il Kazakhstan è stato crocevia diplomatico per la presenza parallela di Xi, alla prima sortita dalla Cina da inizio pandemia, e di Papa Francesco, per il Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali. In un’invocazione di pace, Francesco ha detto: “Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Soccorriamo chi soffre e insistiamo perché si provi davvero a trovare la pace. Che cosa deve accadere ancora, quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il bene della gente, dei popoli e dell’umanità? L’unica via di uscita è la pace e la sola strada per arrivarci è il dialogo”.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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