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Cina-Russia: un nuovo gasdotto unisce Xi a Putin, che minaccia Ue

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/09/2022

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Un nuovo gasdotto porterà l’energia russa in Cina passando per la Mongolia: la compagnia russa Rosneft, controllata dal governo, ha raggiunto un’intesa in tal senso con le autorità di Ulan Bator. L’annuncio è stato dato in prima persona dal presidente russo Vladimir Putin, che ha ieri incontrato, a Vladivostok, il premier mongolo Luvsannamsrai Oyun-Erdene.

Il nuovo gasdotto si chiamerà Forza – o Energia – della Siberia 2. A metà settembre, a Samarcanda, mitica tappa sulla Via della Seta, in Uzbekistan, Putin incontrerà il presidente cinese Xi Jinping, a margine del Vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, la cosiddetta Sco – giovedì 15 e venerdì 16 -. Nell’occasione, ci sarà anche un summit a tre con il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, per suggellare il nuovo gasdotto.

Della Sco, fanno parte, oltre al nucleo base, Cina, Russia, Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, anche India, Pakistan e Iran, mentre la Mongolia è un Paese osservatore. Molti Paesi Sco hanno partecipato, nei giorni scorsi, alle grandi manovre militari russo-cinesi, insieme a Paesi del tutto estranei all’area e all’organizzazione, come, ad esempio, Algeria e Nicaragua.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la reazione dell’Occidente stanno ridisegnando rapporti e alleanze. Negli Usa, già si parla di un nuovo asse Mosca-Pechino-Teheran e ci s’interroga sul ruolo dell’India. Il nuovo gasdotto aggiunge un tassello al puzzle.

Il viaggio a Samarcanda sarà il primo di Xi fuori dai confini della Cina dall’inizio della pandemia, cioè in oltre 30 mesi, e sarà il primo faccia a faccia fra i due presidenti dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Xi e Putin si sono però parlati alcune volte in video-conferenza, mentre Xi, negli ultimi sei mesi, ha avuto un solo colloquio col presidente Usa Joe Biden – un secondo si sta preparando -.

Il vertice di Samarcanda è stato ieri preparato da un incontro tra Li Zhashu, il ‘numero tre’ cinese, presidente del Comitato permanente del Congresso del Popolo e membro permanente del Politburo del Pcc, e Putin all’Eastern Economic Forum, una sorta di contro-Davos del Pacifico russo-cinese (un evento parallelo a un altro Forum economico recentemente svoltosi a Leningrado, sempre presente Putin).

Annunci e iniziative vogliono segnalare che la Russia non è isolata sulla scena mondiale e che, anzi, le relazioni russe e cinesi sono solide e positive, a un mese dal congresso del Pcc che il 16 ottobre deve rieleggere Xi alla guida della Cina per un terzo mandato – fatto senza precedenti -. Invece, anche causa Taiwan, le relazioni tra Washington e Pechino sono conflittuali.

Putin e Zhanshu hanno rilevato che Russia e Cina potrebbero presto arrivare a un interscambio pari a 200 miliardi di dollari all’anno. Citato dalla Tass, Putin dice: “La nostra partnership strategica si sta sviluppando con grande successo, il nostro interscambio cresce, ha raggiunto già i 140 miliardi di dollari … Nella prima metà di quest’anno è cresciuto del 30% e presto arriverà a 200 miliardi”.

Parlando a suocera – la Cina – perché nuora – l’Europa – intenda, Putin aggiunge che la Russia non ha problemi a piazzare le proprie risorse energetiche a livello globale. “La domanda è così alta che non abbiamo problemi a venderle. L’economia cinese è più grande di quella Usa, il fabbisogno cresce, i nostri accordi sono stabili, le relazioni sono a un livello senza precedenti”. Mosca e Pechino paiono complementari, una Super-Potenza militare e una Super-Potenza economica.

Per Putin, la Russia è pronta a soddisfare la domanda di energia di ogni Paese. “Le nostre risorse devono essere destinate principalmente allo sviluppo del Paese. Ma ne abbiamo a sufficienza per soddisfare le crescenti esigenze di tutti coloro che sono disposti a lavorare con noi”. Mosca e Pechino hanno appena raggiunto un accordo per pagare l’energia in rubli e in yuan.

A dimostrare che le sanzioni dell’Occidente hanno un impatto relativo sull’economia russa, Putin dice che il Pil russo quest’anno registrerà “un calo intorno al 2-2,5%”, “un calo insignificante” rispetto alle previsioni post-invasione. Però, le sanzioni intralciano l’economia cinese, la cui crescita rallenta e il cui export ha subito ad agosto una brusca frenata (anche causa chiusure Covid).

Putin avverte gli europei che “limitare i prezzi del gas russo è un stupidità senza futuro”, perché l’Unione “era un tempo un mercato privilegiato, ora non lo è più”. E mentre nega che la Russia usi l’energia come “un’arma” – “Un’assurdità! Forniamo energia in base alle richieste” -, Putin sollecita gli europei “a tornare in sé” e avverte che Mosca “non fornirà più petrolio e gas ai Paesi occidentali che imporranno un ‘price cap’ sull’energia russa: “Non daremo nulla se è contro i nostri interessi …, né gas, né petrolio, né carbone. Niente”. La prospettiva è di andare in India, o altrove, a pagare più caro il petrolio russo raffinato laggiù.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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