Ucraina – La missione dell’Aiea non se ne va dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, in territorio ucraino, ma occupata dai russi dall’inizio dell’invasione. Sei esperti dell’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica resteranno sul sito dell’impianto “qualche giorno”, forse fino a lunedì; due a tempo indeterminato.
“La Russia ne è felice”, dice Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente presso l’Onu a Vienna – lo riferisce Ria Novosti -. L’Ucraina, invece, è sul chi vive: teme che il contesto renda difficile agli ispettori essere neutrali; denuncia “manipolazioni” delle informazioni fornite agli esperti Onu; voleva che la delegazione chiedesse la smilitarizzazione dell’impianto, cosa che non è avvenuta.
Ma da Mosca parte un monito a Washington “dal fare passi provocatori, compresa la fornitura all’Ucraina di armi di sempre più a lunga gittata e più distruttive”, dice il vice-ministro degli Esteri Sergej Ryabkov: solo una “sottilissima linea separa gli Usa dal divenire parte del conflitto … Non s’illudano che tutto rimanga immutato, una volta che quella linea sarà stata superata”.
Il presidente Usa Joe Biden si appresta, però, a chiedere al Congresso altri 13,7 miliardi di dollari per l’Ucraina; e l’Ue avrebbe pronti altri cinque miliardi.
Per Ulianov, la presenza internazionale potrà “dissipare numerose speculazioni” sulla situazione della centrale. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov concorda : “E’ ancora presto per fare valutazioni sull’operato della missione dell’Aiea, ma in generale valutiamo in modo molto positivo che, nonostante tutte le difficoltà e i problemi, comprese le azioni provocatorie della parte ucraina, la delegazione sia arrivata e abbia iniziato il proprio lavoro”.
Citato dalla Tass, il direttore generale dell’Agenzia Onu Rafael Grossi, che è a Zaporizhzhia, ripete che l’integrità dell’impianto “è stata violata più volte” ma non può ancora dire “se accidentalmente o deliberatamente”. Ieri, otto esperti della missione Aiea e quattro assistenti sono rimasti a lavorare nella centrale.
Per il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, gli ucraini, bombardando l’area di Zaporizhzhia, stanno creando “un rischio reale di disastro nucleare”. Shoigu nega che i russi abbiano ‘stockato’ armi pesanti all’interno o intorno all’impianto.
L’Ucraina ha ieri colpito una base russa a Energodar, dove sorge la centrale. “A Kherson e Energodar, attacchi precisi delle nostre truppe hanno distrutto tre sistemi di artiglieria nemici, oltre a un deposito di munizioni”, afferma l’esercito di Kiev in un rapporto. L’intelligence britannica rileva, nel suo bollettino, pesanti combattimenti nel Sud e conferma i bombardamenti su Energodar.
La Russia s’aspetta che l’esito della missione dell’Aiea sia diramato “alla comunità internazionale”. Shoigu dice che da inizio luglio gli ucraini, “usando armamenti occidentali, attaccano regolarmente la centrale”; e che dal 18 luglio “ci sono stati 29 attacchi, con l’impiego di 16 droni kamikaze”.
Per Vladimir Rogov, uno dei capi filo-russi locali, gli inviati dell’Aiea “hanno avuto accesso ovunque abbiano voluto”: il loro rapporto dovrà essere “imparziale”, “senza giudizi politici”. I russi accusano gli ucraini di bombardare da settimane la centrale, gli ucraini ritorcono l’addebito. Per Rogov, gli ispettori hanno pure visto i danni al tetto d’un edificio fatti “da armi di Paesi Nato”.
Il fronte dell’energia si muove più di quello sul terreno, dove – per gli ucraini – i russi hanno subito “perdite significative” in uomini e mezzi nel Sud -Kiev cerca di tagliare loro le vie di rifornimento-.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo al Forum Ambrosetti, dice che “l’Ucraina è pronta ad aumentare l’export di elettricità verso l’Ue”, riferendosi a quella di Zaporizhzhia, di cui ora non dispone. “Il nostro export potrebbe ridurre la pressione di Mosca sull’Europa e sull’Italia … e contribuire a soddisfare almeno l’8% dei consumi di elettricità dell’Italia”.
I ministri delle finanze del G7 varano un piano che prevede un tetto al prezzo del petrolio che viene dalla Russia. “Vogliamo costruire una coalizione ampia, oltre il G7, convincere tutti i paesi dell’Ue e altri”, dice il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, presidente di turno del Gruppo. La misura è condivisa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, fermamente convita che “è tempo di un tetto al prezzo del gas dai gasdotti russi in Europa”.
La reazione di Mosca è irritata e aggressiva. Il gas russo “non ci sarà più” in Europa se l’Ue imporrà il ‘price cap’, dice il vice-presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, un falco. E Peskov ripete: “Se i Paesi ostili metteranno un tetto ai prezzi delle risorse energetiche russe, Mosca fornirà petrolio solo ai Paesi che si adeguano alle condizioni del mercato”. Peskov aggiunge che l’affidabilità del gasdotto North Stream, che porta in Europa il gas russo, è condizionata dalle sanzioni, cioè dalla mancanza di dotazioni tecnologiche