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Ucraina: partono le navi del grano, ma arrivano sempre i missili

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/08/2022

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Ucraina: partono le navi; e  arrivano i missili. Quattro navi con prodotti agricoli ucraini – una porta in Italia 6 mila tonnellate di olio di semi di girasole – sono ieri partite da porti ucraini sul Mar Nero: una prova che l’accordo di Istanbul per sbloccare l’export agro-alimentare via mare funziona. Ma la domenica è stata anche segnata da intensi attacchi russi: missili e bombe. Secondo fonti ucraine, 16 civili sono stati uccisi e decine feriti nel Donetsk e a Mykolaiv; e pure nelle aree di Kharkiv, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia e in altre ancora, senza che la linea del fronte si sia spostata in modo significativo. Lato diplomazia, zero sussulti.

La partenza delle navi è stata accolta “con soddisfazione” all’Angelus da Papa Francesco. “Dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti … E’ un segno di speranza … Auspico che, lungo questa strada si possa mettere fine ai combattimenti e arrivare  a una pace giusta e duratura”. Dopo un incontro con il Pontefice, l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash dice che Francesco andrà a Kiev prima del viaggio in Kazakhstan a metà settembre.

La nave diretta in Italia a Monopoli è la Mustafa Necati. Le altre tre sono la Glory, che va a Istanbul con 66mila tonnellate di grano; la Riva Wind, che va a Iskenderun (Turchia) con 44mila tonnellate di grano; e la Star Helena, che porta in Cina 45mila tonnellate di farina.

Allarmante, e oggetto di versioni contrastanti, la situazione alla centrale nucleare di  Zaporizhzhia, dove l’Aiea intende inviare una missione per accertare in modo indipendente il livello di pericolo. Secondo fonti ucraine, “circa 60 razzi russi Grad sono caduti sugli insediamenti costieri tra Nikopol e Zaporizhzhia, 40 solo sul villaggio di Marhanets”, sulla sponda nord del fiume Dnipro, a 10 km dalla centrale nucleare sulla sponda sud.

I filo-russi, invece, affermano che le truppe ucraine hanno attaccato un’area della centrale, vicina alla zona di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito, danneggiando edifici amministrativi, compresa “la stazione di monitoraggio computerizzato della situazione radioattiva”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla di “terrore russo” sull’impianto atomico; Kiev segnala un piano di Mosca per privare di corrente il sud dell’Ucraina.

Fonti militari russe annunciano la distruzione di un arsenale con 45 tonnellate di munizioni che l’esercito ucraino aveva ricevuto dai Paesi Nato, vicino a Mykolaiv, e l’uccisione di 300 soldati ucraini in 24 ore, con raid aerei contro postazioni militari ad Artemivsk, Dzerzhinsk e Kharkiv. Si citano l’annientamento di tre posti di comando ucraini e attacchi contro truppe ed equipaggiamenti ucraini in 173 località.

In questo rimbalzo di informazioni di parte non verificabili, l’esercito ucraino stima che 42.200 soldati russi sono stati uccisi in Ucraina da inizio invasione; ed elenca 223 caccia, 191 elicotteri e 750 droni abbattuti; 1.805 carri armati, 958 sistemi di artiglieria, 4.055 veicoli blindati e 182 missili cruise distrutti; 15 navi affondate. I bambini uccisi dall’inizio dell’invasione sono 361, i feriti oltre 700. Gli ucraini privati della casa dal conflitto sono 3,5 milioni: oltre il 50% delle abitazioni sono state danneggiate o distrutte a Mariupol, Charkiv, Chernihiv, Bucha, Severodonetsk, Lysychansk e altrove.

In 164 giorni di guerra, gli ucraini contano 12.000 bombardamenti, che hanno colpito circa 300 obiettivi militari e oltre 20.000 strutture civili. Kiev segnala l’opera di sabotatori al soldo dell’invasore: sono già stati smascherati un centinaio di gruppi sovversivi e sono state arrestate oltre 1.600 persone coinvolte in attività anti-ucraine.

Ci sono immagini che mostrerebbero la testa di un prigioniero di guerra ucraino infilzata su un palo fuori da una casa di Popasna, nell’est del Paese: un centro preso dai russi a maggio, vicino alla linea del fronte nel Donbas. Accanto alla testa le mani; e c’è un corpo mutilato in uniforme militare. Impossibile, per ora, garantire l’autenticità delle immagini, che sarebbero state riprese a fine luglio.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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