È iniziata ieri l’evacuazione obbligatoria dei civili ucraini dalla regione di Donetsk. “Il primo treno è arrivato a Kropyvnytsky”, annuncia la vice-premier ucraina Iryna Vereshchuk: “Abbiamo evacuato 136 donne, bambini e anziani, 44 persone a mobilità ridotta. Tutti sono stati accolti, tutti sono stati aiutati”. Nella regione di Kherson, invece, tre civili sono stati uccisi da un attacco russo durante un’operazione di evacuazione.
Nel Donbass e nel Sud-Est dell’Ucraina, i combattimenti e i bombardamenti proseguono: bombe e missili la scorsa notte, fra l’altro, su Mykolaiv e Dnipropetrovsk, tre civili uccisi nel Donetsk, esplosioni in serata nella zona di Leopoli. L’offensiva russa nel Donbass e la controffensiva ucraina su Kherson segnano il passo; di negoziati non v’è segno.
Kiev nega qualsiasi concessione su territori o sovranità, Ankara denuncia una nuova Guerra Fredda, Berlino conferma il sostegno anche militare all’Ucraina. E Washington ufficializza altri 550 milioni di dollari in aiuti militari all’Ucraina, fra cui ulteriori sistemi Himars, obici da 155 mm e munizioni. C’è stata una telefonata tra il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “sulle priorità del sostegno militare”: “È fondamentale fornire più assistenza all’Ucraina in tempi più rapidi”, twitta Stoltenberg. La commissaria Ue Ylva Johansson è a Kiev: discute dei rifugiati ucraini nell’Unione europea, ufficialmente 3,9 milioni, di cui 500 mila minori.
Sul fronte della ‘pace del grano‘, che vede un calo del 5% dei prezzi dei cereali sui mercati mondiali, la nave Razoni, partita da Odessa lunedì, con un carico di mais ucraino, sarà ispezionata a Istanbul a partire da oggi da delegati di Turchia, Onu, Ucraina, Russia. Se non ci saranno problemi, la Razoni riprenderà il suo viaggio, destinazione finale Tripoli in Libano.
Quindici navi con cereali ucraini sono pronte a partire dai tre porti ucraini autorizzati dall’accordo del 22 luglio: Odessa, Chornomorsk e Yuhzny. Altre due sono in fase di carico. Ognuna può trasportare tra le 10.000 e le 60.000 tonnellate. Per l’intelligence britannica, l’attuazione dell’intesa non dovrebbe subire battute d’arresto per l’attacco ucraino al quartier generale della flotta russa, domenica scorsa, a Sebastopoli, in Crimea.
Secondo fonti ucraine, circa 41.170 soldati russi sono caduti dall’inizio dell’invasione. Aggiornando le perdite finora subite da Mosca, l’esercito ucraino indica 223 caccia, 191 elicotteri e 793 droni abbattuti; 1.768 carri armati, 936 sistemi di artiglieria, 4.014 veicoli blindati distrutti; 15 navi affondate e 174 missili da crociera intercettati. Per l’Onu, i civili morti sono almeno 5.327 e i feriti 7.257.
L’amministrazione filo-russa dei territori occupati della regione di Zaporizhzhia è pronta a fornire all’Aiea, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica, prove per suffragare la tesi che gli ucraini abbiano bombardato l’area della locale centrale nucleare. Invece, funzionari ucraini lamentano che gli omologhi russi non collaborino all’inchiesta sul bombardamento della prigione di Olenivka, nell’autoproclamata Repubblica del Donetsk, che causò la morte di oltre 50 prigionieri di guerra ucraini.
In Irlanda, una lettera pro-negoziati indirizzata all’Irish Times da Sabina Coyne Higgins, la moglie del presidente Michael D. Higgins, desta polemiche sui social – secondo la Bbc, governo e politici se ne tengono per ora fuori -. Nella lettera, che è brevemente comparsa anche sui siti ufficiali, Sabina invita Russia e Ucraina ad avviare trattative per un cessate-il-fuoco: c’è chi le contesta d’essersi prestata alla “propaganda del Cremlino”, perché non distingue tra aggrediti e aggressori.
Il marito presidente non ha sconfessato la moglie pacifista: “inequivocabile” per lui – e, del resto, più volte espressa – la condanna dell’invasione come illegale, immorale e ingiustificabile; come pure la richiesta di ritiro delle truppe russe. Ma ciò non contrasta con l’auspicio di un cessate-il-fuoco.